Donne e bambini sbarcano a Pozzallo

di Valentina Stella Il Meridione 16 luglio 2018


Sono scesi ieri pomeriggio almeno una cinquantina tra donne e bambini dalle imbarcazioni della Guardia di Finanza e di Frontex ormeggiate nella rada di Pozzallo.  Sull'imbarcazione della Gdf ci sono 266 migranti: 180 di nazionalità eritrea, 44 dalla Somalia, 5 dalle Isole Comore, 2 dall'Etiopia, 13 dalla Nigeria, 11 dal Madagascar, 4 dalla Palestina, 3 dalla Siria, 3 dalla Costa d'Avorio ed uno dal Sudan. Sulla nave di Frontex ci invece 185 migranti: 107 di nazionalità eritrea, 50 somali, 10 dal Camerun, 6 dalla Libia, 4 dal Bangladesh, 4 dalla Nigeria, 2 dall'Algeria, 1 dall'Egitto, 1 dalla Tunisia. La svolta l’aveva annunciata anche il Ministro dell’Interno Matteo Salvini  in un incontro con la stampa italiana all'ambasciata italiana a Mosca. Save the Children si era associata alla richiesta del sindaco Roberto Ammatuna e aveva chiesto lo sbarco immediato delle persone a bordo delle due navi che da giorni stazionano al largo di Pozzallo. Ma l’Europa appare sempre più divisa sul fronte dell’accoglienza: infatti, mentre il premier Giuseppe Conte mostrava apprezzamento per disponibilità di Francia, Malta e Germania a prendere alcuni dei 450 migranti salvati nelle ultime ore, sostenendo dalla sua pagina Facebook “questa è la solidarietà e la responsabilità che abbiamo sempre chiesto all’Europa e che ora, dopo i risultati ottenuti all’ultimo Consiglio europeo, stanno cominciando a diventare realtà. Continuiamo su questa strada, con fermezza e nel rispetto dei diritti umani”,  il primo ministro della Repubblica Ceca, Andrej Babis, dichiarava che questa è la “strada verso l’inferno”, aggiungendo che il suo Paese “non prenderà nessun migrante”. Babis si era appellato  a quel famoso “principio di volontarietà” uscito dall’accordo dell’ultimo Consiglio europeo. Con lui sono schierate in questa posizione letteralmente di chiusura anche Polonia, Slovacchia e Ungheria. Intanto decine di persone, prelati, religiosi e religiose, ma anche laici, impegnate nella pastorale della Chiesa, da parroci a direttori delle Caritas, da docenti delle università pontificie a responsabili scout, da congregazioni religiose a operatori delle diocesi – in tutto al momento sono 110 – hanno rivolto un appello alla Conferenza Episcopale Italiana: è sempre più dilagante una cultura del “rifiuto, paura degli stranieri, razzismo, xenofobia; cultura avallata e diffusa persino da rappresentanti di istituzioni. Sono diversi a pensare che è possibile essere cristiani e, al tempo stesso, rifiutare o maltrattare gli immigrati; un vostro intervento” – ossia quello della CEI  -  "in sintonia con il magistero di papa Francesco potrebbe dissipare i dubbi e a chiarire da che parte il cristiano deve essere, sempre e comunque".

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