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Visualizzazione dei post da ottobre, 2016

In marcia per l'amnistia

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La mattina di ieri inizia con un messaggio su twitter del premier Renzi: “Verso Padova per incontro con ricercatori. Ma prima visito il carcere: gesto inedito per un premier. Un pensiero a Marco Pannella”. Al pensiero non è però seguita una condivisione di intenti perché, uscito dall'istituto penitenziario, il Presidente del Consiglio, intervistato dal direttore di Radio Radicale, ha precisato che sull'amnistia non la pensa come Marco Pannella e i radicali, "anzi". Tuttavia ha aggiunto che "la questione del carcere è una questione politica con la P maiuscola". A Renzi ha subito replicato Rita Bernardini, in sciopero della fame dal 9 ottobre insieme ai compagni radicali Irene Testa, Maurizio Bolognetti, Paola di Folco, Annarita Digiorgio: "Eppure c'è stato un tempo in cui Renzi era convinto dell''amnistia, come dimostra una lettera del 2005" e ricorda che ad oggi "sono oltre 4000, e stanno aumentando, i detenuti di 59 carceri ita

"Diritto di cronaca: in suo nome ormai c'è licenza di uccidere"

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(di Valentina Stella Il Dubbio 26/10/2016) Pagine e pagine di giornali, così come prime serate su Rai e Mediaset,  dedicano molto spazio alla cronaca nera e giudiziaria. Ma si può parlare sempre di libertà di stampa o siamo diventati dei morbosi guardoni? Quale interesse giornalistico hanno, per esempio,  la scarpiera di Isabella Noventa e le caramelle che mangiava, che rilevanza ha il colore delle sopracciglia di Massimo Bossetti, o la musica che ascolta Raffaele Sollecito?  È evidente ormai che i processi siano innanzitutto mediatici.  E la gogna pubblica viene spesso costruita anche attraverso il fermo immagine su persone ammanettate, con la pubblicazione di lettere private tra detenuti, e la messa e rimessa in onda degli arresti: dove finisce il diritto di cronaca e dove inizia invece una anomala e ossessiva attenzione verso gli indagati? Per approfondire la questione dal punto di vista legale, abbiamo intervistato Salvatore  Sica , avvocato e  Ordinario di Diritto Privat

Flick: «È una cattiva riforma. Ma se passa non è una catastrofe»

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(Il Dubbio 18/10/2016) «Non si può presentare una riforma evocando da un lato l'arrivo della età dell'oro, se si vota Sì, e dall'altro l'arrivo dell'apocalisse, se si vota No»: questa la convinzione del professor Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, già Ministro della Giustizia nel Governo Prodi I, in merito al dibattito sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Secondo una corrente di pensiero l'iniziativa legislativa su questa riforma non doveva essere assunta dal Governo, dal momento che le riforme costituzionali devono essere di iniziativa strettamente parlamentare. Non farei un discorso così rigoroso, non direi che le riforme costituzionali debbono essere prese su iniziativa "strettamente" parlamentare. Però l'articolo 138, parlando di cambiamenti della Costituzione, prende in considerazione il Parlamento e il corpo elettorale, non il Governo o il Presidente della Repubblica. Un padre costituen

«Il No protesta? Neanche le firme hanno raccolto»

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(Il Dubbio 13 10 2016) «Santoro è come Totti: un furiclasse» e Zagrebelsky ha poco da protestare «visto che non ha neanche raccolto le firme necessarie». Dopo l'ok della commissione di vigilanza Rai al regolamento sulla par condicio in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre, Michele Anzaldi, parlamentare democratico e segretario della Commissione va a ruota libera. Alessandro Pace e Gustavo Zagrelbesky, dal fronte del No al referendum costituzionale, parlano di "oltraggio al diritto d'informazione" e si apprestano a organizzare un sit-in davanti all'Autorità garante delle comunicazioni. Il No non ha raccolto le 500.000 firme, formalmente non esiste. Ci sono più comitati del No. Zagrebelsky si sente il migliore a poter rappresentare il fronte del No, ma questa è solo una sua idea, perché non è suffragata dal fatto che lui rappresenti il comitato. E' uno dei tanti. E' un problema che c'è ma non è risolvibile a colpi di accetta. Sarebbe r

«Renzi non convince i suoi figuriamoci gli italiani...»

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(Il Dubbio 13 10 2016) "Ma se Renzi non riesce a tenere unito il suo partito sul sì come può pensare di convincere gli italiani sul referendum?": così l' onorevole Mariastella Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia e consigliere comunale di Milano, che non fa sconti al premier:  "ha   sprecato qualcosa come quaranta miliardi di euro in mance per fare consenso". L'alternativa è un centrodestra che non ha paura di nuovi innesti e che deve tornare in mezzo alla gente. Perché votare No al referendum? Le dirò subito che io sono per diminuire la burocrazia, abolire il Senato e tagliare i costi della politica e proprio per questo voto no. C'è un abisso fra la narrazione renziana sulle riforme e il loro vero contenuto. Esattamente come è accaduto con la finta abolizione delle province. Ma ci rendiamo conto che Renzi diceva di aver abolito le Province e invece ieri l’altro siamo andati a votare? Non funziona così.   In breve perché no alle &q

Carfagna: «Il centrodestra c'è ed è forte. E riparte da Silvio»

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«Sul referendum Renzi la butta in caciara per coprire le tante criticità di questa riforma. Ma per noi è fondamentale spostare il dibattito sul contenuto» «Il modo più saggio di utilizzare i prossimi due mesi è quello di entrare nel merito della riforma, di spiegare agli italiani perché devono votare No, perché approvarla è un errore colossale», non ha dubbi Mara Carfagna, parlamentare di Forza Italia e consigliere comunale a Napoli, «la Costituzione non può essere modificata in peggio». Il centro destra vuole dare un'alternativa, un'«Italia diversa da quella di Renzi, che continua a pensare di poter governare con tweet e slide, ed alternativa ai 5Stelle che invece pensano di poterlo fare attraverso un blog». Il voto sul referendum è fissato per il 4 dicembre. Questo lungo lasso di tempo va a favore dei favorevoli al Si o al No? Il modo più saggio di utilizzare questi due mesi che abbiamo a disposizione è quello di entrare nel merito della riforma, di spiegare agli italian

"Non sono malvagio" Così ha urlato Bossetti

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di Valentina Stella ( Il Dubbio 1 ottobre 2016) " Motivazioni appiattite sulle tesi dell'accusa, lacunose, che non ci danno delle risposte, perché nell'aula di tribunale si è scelto di fuggire da un confronto con la difesa ". Non fa sconti ai giudici uno degli avvocati di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, nel commentare le motivazioni della sentenza che hanno condannato all'ergastolo il suo assistito per l'omicidio di Yara Gambirasio.  A due giorni dalla lettura del dispositivo cosa c'è da evidenziare?   La prova principale della condanna di Bossetti  è senza dubbio il Dna, lo dice chiaramente la sentenza, secondo la quale è un elemento chiaro e incontrovertibile. Tutto il resto sono indizi di contorno, peraltro di pochissimo rilievo. La testimonianza della Azzolin (ndr la donna che tra l’agosto e il settembre del 2010 sostenne di avere visto il carpentiere di Mapello in macchina con una ragazzina che, secondo lei, era Yara) è stata assoluta