Caso Diciotti: è scontro tra Lega, 5 Stelle e magistrati
di Valentina Stella Il Meridione 14 luglio 2018
“Non abbiamo aggredito nessuno,
ci sono stati cinque, dieci minuti di grande confusione e paura, ma non
volevamo fare del male ad alcuno. Eravamo terrorizzati, non volevano tornare in
Libia: eravamo pronti a tuffarci in mare e a rischiare la vita piuttosto che
ritornare a terra". Sono i racconti di alcuni dei 67 migranti soccorsi
dalla Vos Thalassa, sbarcati a Trapani dalla Diciotti, e riportati da Sahar
Ibrahim, operatrice italo-egiziana di Unicef/InterSos a bordo dalla nave della
Guardia costiera italiana. Ma l'equipaggio del rimorchiatore Vos Thalassa
avrebbe detto di essersi sentito minacciato quando i migranti hanno scoperto
che la nave li stava riportando indietro. Secondo il racconto del comandante
gridavano “no Libia, Libia, sì Italia". E avrebbero circondato
l'equipaggio, spintonando il primo ufficiale. Così sono scattati i contatti con
la sala operativa della capitaneria di porto di Roma, che ha inviato sul posto
la Diciotti che ha effettuato il trasbordo. Dunque minaccia o solo agitazione e
paura per il timore di essere rispediti nell’inferno libico? Potrebbe essere
questa la discriminante determinante dell'inchiesta della Procura di Trapani.
Intanto il procuratore Alfredo Morvillo ha deciso che non esistono i
presupposti per arrestare i due indagati che la polizia aveva denunciato anche
per impossessamento della nave e minacce. Ma questo non significa che
l'inchiesta sia chiusa. Anzi si allarga. Si cercano, per esempio, anche
eventuali scafisti del gommone, e, secondo quanto si appreso dall’Ansa,
accertamenti anche su questo fronte sono in corso sui due indagati in stato di
libertà. ''Andrò fino in fondo finché qualcuno non verrà assicurato alla
giustizia. Non permetterò che finisca a tarallucci e vino”, conferma Salvini.
Con il Capo dello Stato Sergio Mattarella il cui intervento ha sbloccato il
caso, si è schierato invece il vice premier Di Maio: “se il Presidente della Repubblica
è intervenuto in questa vicenda bisogna rispettare il Presidente e soprattutto
fare in modo che quando ci siano delle questioni del genere le procedure siano
più veloci”. Subito la replica del
Ministro dell’Interno per il quale il presidente della Repubblica “non si è mai
intromesso in quello che io ho fatto come ministro dell'Interno. Io non ho niente
da chiarire; se comunque Mattarella vuole capire cosa ho fatto io sono a
disposizione, ma la lotta ai clandestini è una delle priorità del Paese.
L'unica cosa che mi farebbe arrabbiare è che tutti gli sbarcati della Diciotti
finissero a piede libero, qualcuno deve pagare, ci deve esser certezza della
pena. Mi auguro la procura faccia in fretta”. Controreplica del Ministro della
Giustizia Bonafede a margine della riunione informale dei ministri della
Giustizia UE a Innsbruck: “i magistrati lavorano in piena indipendenza ed
autonomia rispetto al potere politico: voglio rassicurare tutti. Salvini ha
espresso il suo parere, voleva dire che se qualcuno ha sbagliato deve pagare,
ma i fatti parlano chiaro e lo stanno dimostrando proprio con il caso
Diciotti”. Monito dell'Associazione nazionale magistrati: “il lavoro dei magistrati
della Procura di Trapani venga lasciato proseguire senza
interferenze". Ogni richiesta di
intervento è ritenuta “ingiustificata e non in linea con i principi di
autonomia e indipendenza fissati dalla Costituzione, cui tutti devono attenersi”.
Intanto ieri una motovedetta della Guardia costiera ha soccorso in mare e
condotto a Lampedusa 31 siriani, tra loro 17 bambini, 10 dei quali indossano
magliette rosse, e una donna incinta.
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