Migranti: ancora scontro tra Salvini e Malta

di Valentina Stella Il Meridione 1 luglio 2018

Tema caldo resta quello dei migranti. Messe da parte le 12 pagine delle conclusioni del vertice di Bruxelles, l’attenzione torna drammaticamente nelle acque del Mediterraneo dove sta andando nuovamente in scena il braccio di ferro tra le ong, Malta e il Governo italiano.  Registrati oltre 100 morti tra cui tre neonati nelle acque libiche, ieri il dibattito sulla questione migratoria – come è ormai usuale da tempo – si è consumato a lanci di twitt. Per primo arriva il Ministro dell’Interno Matteo Salvini che è intervenuto sul salvataggio di oltre 50 profughi da parte della Open Arms:  “questa nave si trova in acque Sar della Libia, porto più vicino Malta, associazione e bandiera della Spagna: si scordino di arrivare in un porto italiano. Stop alla mafia del traffico di esseri umani: meno persone partono, meno persone muoiono”. Non si lascia attendere la controffensiva del governo di La Valletta attraverso l’omologo Michael Farrugia che ha pubblicato anche una mappa sul social: l'intervento della nave della ong spagnola è avvenuto “in zona Sar libica, tra Libia e Lampedusa. Matteo Salvini la smetta di diffondere notizie scorrette tirando in ballo Malta senza alcuna ragione. Basta con le bugie Matteo Salvini”. Comunque nel pomeriggio di ieri il comandante della Open Arms ha comunicato ai migranti di star dirigendo la nave verso la Spagna. Ma l’opposizione a Salvini non arriva solo da fuori ma anche dal presidente della Camera Roberto che Fico in visita all’hotspot di Pozzallo, in provincia di Ragusa, ha chiarito: “i porti non li chiuderei; su questo tema servono cuore e testa”. Ed entrando nel merito del lavoro delle ong, la terza carica dello Stato ha precisato: “quando si parla di Ong bisogna farlo chiaramente, facendo nomi e cognomi, anche dei loro finanziatori, altrimenti non si fa una buona informazione. C'era un'inchiesta a Palermo che è stata archiviata, c'è un'inchiesta a Catania ormai da un anno che pare non cavi un ragno dal buco. Le Ong sono state fondamentali nel salvare vite umane”. Intanto la cancelliera tedesca Angela Merkel ha ottenuto l'impegno di 16 Paesi Ue (Spagna, Grecia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Svezia) a rendere più rapidi i respingimenti dei migranti che tentano di entrare in Germania; è la misura voluta dalla Csu bavarese, sulla quale era esplosa una crisi di governo. Lo si apprende da un documento di otto pagine consegnato dalla cancelliera ai partiti. Nel frattempo l’ufficio statistico della Ue ha pubblicato i dati relativi all'applicazione della legislazione europea sull'immigrazione (cittadini non Ue a cui è stato rifiutato ingresso, cittadini non Ue illegalmente presenti in uno Stato membro, cittadini Ue a cui è stato ordinato di abbandonare uno Stato membro). In sintesi lo scorso anno sono state respinte alle frontiere dei Paesi dell’Unione europea più di 400.000 persone. E quasi altre 200.000 sono state rimandate in Paesi che non fanno parte dell’Ue. In totale, oltre 600.000 persone sono state bloccate prima che potessero entrare oppure sono state riportate nel loro Paese o in un altro Paese fuori dall’Unione europea. Rappresentano cinque volte il numero di persone approdate in Italia nello stesso anno, che sono state circa 120 mila. In particolare la Francia ha rimpatriato più di 15.000 persone (meno di una ogni otto segnalate), la Spagna 10.000 (circa una su quattro) e l’Italia 7.000 mila (una su cinque). Per quanto concerne invece i respingimenti: la Spagna ha bloccato più di 200.000 persone, la Francia oltre 86.000, il nostro Paese oltre 11.000.

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