«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

 di Valentina Stella Il Dubbio 17 febbraio 2021

L’avvocato Piergiorgio Manca, 75 anni, uno dei più noti penalisti del foro romano, è indagato dalla Procura di Roma con l’accusa di associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Con lui sono indagati anche tre carabinieri Giuseppe Rizzo, Alberto Moretti e Gianluca Territo. L'inchiesta riguarda un traffico di droga proveniente dalla Colombia: secondo gli investigatori, l’aeroporto romano di Fiumicino sarebbe stato utilizzato come la porta d’ingresso in Italia della cocaina fornita da un cartello della droga colombiano. A consentirne l’importazione, come raccontato dal Corriere della Sera, sarebbe stata un’organizzazione di tredici persone, ai cui vertici ci sarebbero proprio i tre militari e il penalista. I carabinieri non avrebbero fermato volutamente una donna che proveniva dal sud america con la cocaina, mentre l'avvocato Manca è accusato di aver consentito la circolazione d’informazioni tra i componenti dell’organizzazione criminale e di aver fornito assistenza morale materiale ai detenuti del clan. Gli incontri con gli altri indagati si sarebbero tenuti nel suo studio legale.  Al Dubbio interviene il legale di Manca, l'avvocato Cinzia Gauttieri: « non entro nel merito dell'inchiesta per mia consuetudine professionale e perché si tratta di un processo complesso composto da 63 faldoni ancora in fase di studio. Ho da dire sul metodo trattandosi di una imputazione strumentale all'utilizzo di intercettazioni telefoniche e ambientali di un difensore che trovano giustificazione solo con la contestazione di reati contenuti in un preciso catalogo. Si tratta di una concezione distorta della figura del difensore perché lo identifica con il suo assistito e con il reato da questo commesso. Sono convinta che il collega è del tutto estraneo ai fatti che gli vengono contestati, è un professionista di pregio; ogni avvocato, con queste modalità, corre il rischio di trovarsi nelle stesse condizioni». Intanto la Camera Penale di Roma, con il suo presidente Vincenzo Comi, difende lo spessore professionale ed etico di Manca, pur non potendo entrare nel merito dell'inchiesta: «È stata pubblicata sul Corriere della Sera di sera di oggi (ieri, ndr) la notizia di un’inchiesta della procura di Roma nella quale risulta indagato l’avvocato Pier Giorgio Manca. Non abbiamo nessuna informazione sul merito, ma conosciamo Pier Giorgio, le sue qualità professionali, l’esperienza, la statura morale e la stima di cui gode nel nostro mondo. La Camera Penale di Roma è al suo fianco.  Siamo certi che la vicenda si chiarirà rapidamente così come siamo altrettanto fermi - oggi come sempre - nel rivendicare i diritti e le garanzie del difensore nell’esercizio della funzione e contro ogni strumentalizzazione mediatica delle inchieste». Il collegamento alla strumentalizzazione mediatica non è casuale: nel 2018 un altro noto penalista di Roma, l'avvocato Francesco Tagliaferri, già presidente della Camera Penale di Roma, fu indagato per favoreggiamento personale continuato nell'ambito di una inchiesta antidroga condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Secondo la Procura, anche Tagliaferri garantiva assistenza legale ai componenti dell'organizzazione criminale, informando il boss sui procedimenti degli affiliati e sull'esito degli interrogatori.  Nel 2020 il Tribunale di Tivoli al termine di un giudizio immediato assolve Tagliaferri perché 'il fatto non sussiste', dopo che anche la pubblica accusa ne aveva chiesto l'assoluzione con formula piena. L'inizio della vicenda riempì le pagine della cronaca delle principali testate, mettendo in evidenza spesso proprio la figura di Tagliaferri che da legale difensore si trasformava in favoreggiatore dei criminali. Come sta avvenendo e avverrà con Manca. Sole che quando Tagliaferri fu assolto non gli si dedicarono le stesse pagine di quando venne indagato. 

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