41bis: così persino Ingroia ha qualche dubbio

 di Angela Stella il Riformista 19 febbraio 2021

Sulla morte di Raffaele Cutolo sono intervenuti in molti. Il magistrato Catello Maresca all'Ansa ha detto: «da cristiano mi auguro che sia riuscito ad ottenere il perdono di tutti i familiari delle vittime cadute per le sue drammatiche decisioni criminali - Lo Stato con Cutolo ha mostrato, dopo pagine opache e inquietanti anche di presunti accordi, di essere diventato autorevole mettendolo in carcere al 41 bis e riducendone al lumicino la sua potenzialità criminale». L'avvocato di Cutolo, Gaetano Aufiero, commenta così con noi: «sono anche in parte d'accordo con il pensiero di Maresca perché il 41bis è uno strumento per fronteggiare la camorra. Il dottor Maresca fa appello alla sua matrice cristiana: ed è qui che non comprendo perché l'applicazione del carcere duro è stata estremizzata ad un uomo malato come Cutolo che ormai non riconosceva più i familiari, non riusciva a tenere una penna in mano, veniva imboccato e alimentato con le pappine. Era necessario tenerlo al 41bis fino alla fossa? Questa è stata una tortura». D'accordo l'avvocata Rosalba Di Gregorio, legale di Bernardo Provenzano, che a Lapresse ha detto: «I detenuti malati al 41 bis come Provenzano e Cutolo sono tenuti in ostaggio per dare spazio alla vendetta. I parenti delle vittime meritano rispetto, ma è necessario tenere presente che secondo la nostra giurisdizione il momento punitivo è legato al recupero: cosa recuperi se il detenuto è in fin di vita?». Ad associare il carcere duro alla tortura ci ha pensato anche Alfonso Sabella, giudice del Tribunale del Riesame di Napoli che all'Adn ha spiegato: «il carcere duro è stato dichiarato costituzionale nonostante vìoli i principi fondamentali  dell'individuo, è stato ritenuto legittimo perché serve ad interrompere i contatti dall'interno del carcere verso l'esterno; senza questa logica il 41bis viene applicato come tortura»; e su Cutolo chiude così: « non so in concreto  che influenza potesse avere a distanza di trent'anni, su personaggi storici della camorra. Probabilmente la sua  capacità di intervenire sulle dinamiche di camorra era molto, molto ridotta. Anche se non conosco le dinamiche investigative riguardanti Cutolo, temo che lo Stato abbia fatto male a tenerlo al 41 bis fino alla morte». Il caso Cutolo ha riaperto il dibattito sul 41bis. Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale, si è espresso sulla possibile incostituzionalità: «dipende dalle sue applicazioni. Ha diversi risvolti. Per quanto riguarda la rigidità nel trattamento penitenziario non deve essere ulteriore rispetto a quello  che sia necessario. Ma d'altro canto è una forma giustificata se c'è un rischio nel permanere di contatti o di posizione dominante d'indirizzo su un gruppo criminale organizzato». Per il Presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, «uno Stato forte, autorevole ma non autoritario, capace di essere pedagogicamente forte, non deve aver paura di un uomo che sta morendo, che magari ha perso la sua capacità di autocontrollo psichico». Anche Antonio INgroia, ex magistrato celebre, si è detto molto perplesso sul 41bis ad una persona non più in grado di delinquere

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