Prove di dialogo tra Anm e Ucpi

 di Angela Stella Il Riformista 17 febbraio 2021

Il quadro è chiaro: la magistratura ha bisogno di superare il caso Palamara e rigenerarsi, riacquisendo credibilità; contemporaneamente l'Europa ci chiede di riformare la giustizia. Per raggiungere questi obiettivi il dialogo tra magistratura e avvocatura è possibile? Le basi ci sono, a sentire il confronto tra il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia  e il Presidente dell'Unione delle Camere Penali Gian Domenico Caiazza, organizzato lunedì pomeriggio dalle Camere penali del Distretto della Toscana che hanno inaugurato l'anno giudiziario 2021 con un evento dal titolo «Il processo: a la carte?». Sono stati circa novanta i minuti di dibattito, il primo tra i due da quando Santalucia è al vertice dell'Associazione Nazionale Magistrati. Il dialogo a distanza era iniziato proprio a gennaio dalle pagine di questo giornale ma il webinar ha rappresentato una occasione concreta per vedere avvocatura e magistratura maggiormente dialoganti, pur rimanendo lontane su alcune tematiche: «più che possibile, è doveroso un dialogo con l'avvocatura -  ha sottolineato Santalucia -  Lo dobbiamo fare e credo che ci siano tutte le condizioni per farlo. Credo che magistratura e avvocatura possano trovare insieme un collante nel recupero e nel rafforzamento delle garanzie. L'idea che le garanzie siano patrimonio dell'avvocatura e che siano avversate da una magistratura che viene declinata soprattutto nel suo aspetto inquirente,repressivo e non in quello di attore e protagonista di un giusto processo, credo sia una interpretazione errata. Magistratura e avvocatura si possono presentare al tavolo del Legislatore che vorrà ascoltarci unificate da questo obiettivo primario: le garanzie non sono incompatibili né con l'efficienza né con il giusto rigore del sistema penale».  «Sono certo - ha replicato Caiazza -  che con il Presidente Santalucia si possa riprendere il filo di un confronto e di un dialogo che non vuol dire rifuggire le differenze e le distanze ma misurarsi su di esse con lealtà e con capacità di ascolto reciproco».  Tra i temi affrontati c'è stato quella della prescrizione: «Non è pensabile sterilizzare la prescrizione e non intervenire sui tempi del processo», ha detto Santalucia per il quale  quella del governo uscente «è una riforma a metà, che lasciava morire la prescrizione con la sentenza di primo grado ma poi non creava le condizioni per un governo certo dei tempi del processo successivo». Il presidente dell'Anm ha assicurato l'«assoluta disponibilità» del sindacato dei magistrati a un confronto perché «avvertiamo l'assoluta iniquità  di un imputato abbandonato a tempi indefiniti». L'avvocato Caiazza ha risposto indirettamente a quei partiti che vorrebbero tergiversare sul voto agli emendamenti abrogativi della riforma Bonafede, per non arrivare ad una prima spaccatura mettendo il Governo in difficoltà: «è divisivo chi difende la riforma  della prescrizione, non chi chiede che venga abrogata. Il giudizio su quella riforma è un giudizio impietoso unanime, ad eccezione del ministro e della forza politica che l'hanno espressa; singolare che si dia valore divisivo a chi chiede di prendere atto di un giudizio totalmente  maggioritario». Si è discusso ovviamente anche di carcere, per capire come superare la visione carcerocentrica imposta dall'ex Ministro Bonafede:  dal punto di vista del Presidente Santalucia se ne deve superare la «centralità», che «non è più al passo coi tempi. Sotto il motto pene più certe si nasconde una triste realtà: recidive più certe. Il carcere generalizzato in maniera acritica, senza individualizzazione del percorso trattamentale, porta a un maggiore rischio di recidiva». Ed ancora: «Bisogna ridurre il carcere ai casi che lo meritano, potenziare le capacità trattamentali, diversificare la risposta sanzionatoria attraverso il potenziamento delle misure alternative. È stato fatto ma bisogna lavorare di più. Non per buonismo: è dimostrato che questo tipo di risposta così apparentemente severa e cieca nelle sue prospettive comporta solo maggiori rischi di recidiva». Si è parlato anche di responsabilità professionale dei magistrati sui cui Caiazza ha chiesto di aprire una discussione «senza riserve mentali. Non commetta la magistratura l'errore di declinare quella di Palamara come una vicenda  personale. È invece una vicenda che fa venire al pettine nodi critici dell'assetto ordinamentale. Uno per tutti è la  progressione in carriera dei magistrati. Le valutazioni sulla  professionalità sfiorano il 99% dei giudizi positivi, è come se non ci fossero». «Mi posso trovare d'accordo con il Presidente Caiazza - ha risposto Santalucia -  Il sistema di valutazione e professionalità non è sicuramente il migliore possibile. Sulle soluzione occorre uno sforzo unitario: il sistema dei concorsi degli anni '50 e '60 è stato eliminato perché rappresentava il terreno più adatto per far sviluppare quel sentimento di carriere che oggi riemerge dall'esperienza Palamara come fattore inquinante la vita professionale del magistrato. Oggi il Csm non va benissimo, l'immissione dei laici nell'organo di governo autonomo della magistratura non ha dato i frutti sperati, forse in futuro si può pensare di aumentare il loro numero. Nel frattempo sarebbe importante che l'avvocatura segnalasse a livello distrettuale e locale eventuali episodi che incidono sulla valutazione di professionalità del singolo magistrato in modo che poi a livello centrale il CSM possa raccogliere e valutare tutte queste segnalazioni». Restano purtroppo le distanze sulla separazione delle carriere e sull'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale.  

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In merito all’articolo pubblicato oggi ci arriva una richiesta di precisazione da parte del Presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: “È errato: io non ho certo detto che in futuro si potrà pensare di aumentare il numero dei laici. Ho detto che il malfunzionamento del Csm, da più parti denunciato, è anche responsabilità della componente laica che non ha saputo fare argine alla denunciate degenerazioni. E avrebbero potuto farlo anche se in numero inferiore per ovvie necessità costituzionali. È comunque tutto su radio radicale, fortunatamente”.

Ci scusiamo per l’equivoco con il dottor Santalucia ma, riascoltando la registrazione su Radio Radicale, laddove il Presidente dell’Anm dice che “l’immissione dei laici andrebbe potenziata”,  si poteva essere indotti a ritenere che si stesse riferendo al Csm.

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