Avvocati, giudici e giornalisti offesi perché ascoltano i mostri

 di Valentina Stella Il Dubbio 12 febbraio 2021

Come un copione già scritto, sono arrivate le reazioni alla nostra intervista esclusiva di ieri a Federico Ciontoli, figlio di Antonio, l’uomo che nel 2015 cagionò la morte di Marco Vannini. Sul ragazzo pende una condanna a circa dieci anni di carcere per concorso anomalo in omicidio volontario. Ha deciso di parlare per la prima volta con noi, come fece il padre nel 2018. Ciò ha suscitato molte critiche, da vari versanti, come accadde già tre anni fa: sia la famiglia di Marco Vannini sia gli opinionisti che popolano i social media ci hanno criticato e insultato per aver dato la parola a Federico stigmatizzando contenuti e possibili doppi fini dell'intervista. Marina Conte, mamma di Marco Vannini, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla testata Baraondanews.it: «Vedo che continua la massiccia campagna giornalistica a favore dei Ciontoli, tra l’altro con domande di “terrificante” introspezione quali “Lei si rimprovera qualcosa?" Non avevo alcun dubbio, considerato le protezioni ed  i mezzi di cui dispongono». E ancora: « So anche che questa subdola campagna continuerà e si intensificherà sino a quando si esprimerà la Cassazione. Sino a quel momento Marco non potrà riposare in pace. Ma non ho paura: nessun ufficio stampa di nessun genere potrà offuscare la verità». Alla signora Conte non possiamo far altro che ripetere quanto già detto anni fa in occasione dell'intervista ad Antonio Ciontoli: noi giornalisti ci limitiamo a dare la parola a tutti, siano essi accusatori o imputati, innocenti o colpevoli. Nessun "potere forte" ci ha chiesto di intervistare gli imputati, peraltro assistiti dal principio di presunzione di innocenza come qualsiasi altro cittadino, e nessun ufficio stampa ci ha suggerito come condurre l'intervista. Qui non è in atto nessuna campagna giornalistica a favore della famiglia Ciontoli: non spetta a me ricordare l'enorme sbilanciamento mediatico a favore delle parti civili rispetto agli imputati. E non occorre neanche sottolineare l'esistenza dell'articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di stampa, in quanto tale incompatibile con le narrazioni a senso unico. Il dolore e la rabbia di una mamma che ha perso un figlio è comprensibile, ma riteniamo sempre più scorcentante e grave per l'assetto  costituzionale che avvocati, magistrati e giornalisti vengano vilipesi quando difendono, assolvono o intervistano i cosiddetti 'mostri' della cronaca nera. È capitato agli avvocati di Ciontoli che hanno ricevuto, tra le varie minacce, una pallottola da una persona rimasta anonima, è capitato al giudice del primo processo di appello che ha derubricato il reato contestato ad Antonio Ciontoli abbassando di conseguenza la pena, è capitato a noi che intervistiamo gli imputati. Ieri, commentando l'intervista a Federico Ciontoli, alcuni utenti di Facebook ci hanno infatti rivolto, anche con un italiano alquanto stentato, i seguenti messaggi: «Faccia come il culo, te e la giornalista che ti ha intervistato»,  «Prima la Lucarelli ora la Stella: questo non è audience ma voltastomaco, e la colpa non è solo di questa famiglia che usa la tv per discolparsi, la colpa in questa storia è anche di quelle persone che danno 'voce' a questa famiglia» e ancora «Sono personaggi che non dovrebbero trovare sponde alle loro false parole. Silenzio e poi pagare con la giusta condanna una esecuzione mafiosa». Per non parlare delle minacce verbali rivolte alla famiglia Ciontoli, una per tutte: «Nn ho letto l’articolo ma qualunque cosa dice i ciontoli dovrebbero essere messi al rogo per quello che hanno fatto!». Tutto questo è incomprensibile, e lo dovrebbe essere per chiunque ha rispetto di quel nucleo di garanzie minime stabilite e riconosciute dal nostro ordinamento giuridico. Mentre chiudiamo l'articolo arriva la replica di Federico Ciontoli alla mamma di Marco Vannini:  «il mio unico pensiero dopo aver letto il commento di Marina è la speranza di poter avere la possibilità di parlare senza intermediari quando la Cassazione, qualunque sia il risultato, rappresenterà solo il passato».

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