Starace: «Noi avvocati vogliamo “ la” soluzione Ai politici le scelte »

 di Valentina Stella Il Dubbio 19 febbraio 2021


«Lo mettessero dove vogliono, lo chiamassero come vogliono basta che lo fanno» - È con un tono quasi affranto che l'avvocato Guglielmo Starace, Presidente della Camera Penale di Bari, cerca di smontare le polemiche nate intorno al luogo dove dovrà nascere la nuova cittadella giudiziaria del capoluogo pugliese. La storia è nota: qualche giorno fa abbiamo pubblicato un appello rivolto alla ministra Cartabia a firma proprio del presidente Starace, in cui si ricordava come «gli avvocati di Bari esercitano la loro professione da oltre vent'anni in condizioni di estrema precarietà, ma non indietreggiano tenendo fede a quell'impegno solenne che li vincola a difendere i diritti dei cittadini».


Come vi abbiamo più volte raccontato il problema è quello riguardante l'edilizia dei Palazzi di Giustizia baresi, per molto tempo sostituiti da una vera e propria tendopoli. Da decenni si propongono soluzioni, ci sposta in varie sedi, si inciampa in sequestri delle strutture, e si combatte anche contro carenze igieniche e persino ratti che stavano per distruggere l'archivio della Procura. Gli avvocati baresi, sfiancati da tutto questo, chiedono alla neo ministra anche di nominare un «commissario ad acta per l'evidente stato di emergenza e di urgente e grave necessità».


Tuttavia, non è mancata la polemica, come anticipato all'inizio del pezzo. Per un ingegnere in pensione del comune di Bari, che ha scritto ieri un articolo sulla


Gazzetta di Bari, nel documento inviato alla Cartabia dai penalisti baresi ci si sarebbe volontariamente dimenticati, tra i vari progetti mai decollati, quello del Polo della Giustizia collocato nel quartiere Libertà. «La vicenda - commenta al Dubbio proprio il presidente Starace ha radici lontane nel tempo. Il progetto Polo della Giustizia, detto anche Arcipelago della Giustizia, è stato seguito dal progetto della Cittadella. Tutto questo non ha avuto alcun riscontro, perché poi nulla è stato realizzato. Prima del problema strutturale ne esiste un altro: quello di gruppi di persone a favore o contro determinate opzioni. Noi come avvocati penalisti non abbiamo mai sponsorizzato precise soluzioni e mai lo faremo. Noi vogliamo ' la' soluzione. Abbiamo sempre detto che la scelta dei luoghi e delle modalità spetta alla politica. La nostra richiesta è stata mal interpretata, perché qualcuno ha voluto intendere che noi stessimo spingendo per un progetto, a discapito di un altro. Ma ripeto che non è così. Noi vogliamo solo lavorare in maniera dignitosa e i cittadini meritano un Palazzo di Giustizia. Nessuna polemica, anche perché così si indeboliscono le richieste».


Una soluzione potrebbe arrivare dal Recovery Fund ma su questo l'avvocato Starace non ha precise indicazioni: «Se non ricordo male in estate saltò fuori questa ipotesi ma al momento non c'è nulla di concreto anche perché le somme destinate paiono gravemente insufficienti. Certo, la nostra speranza è che nei fondi che l'Italia riceverà una parte sarà dedicata anche a risolvere questa vergognosa situazione». Ci congediamo dall'avvocato Starace chiedendo se abbia la percezione che la loro funzione non sia spesso sottovalutata, che le loro richieste non vengano percepite per la loro reale importanza: «Purtroppo questo è vero, e dipende dal forte populismo che intacca il dibattito: se i cittadini sono convinti


che ogni processo debba concludersi con una condanna, è chiaro che l'avvocato venga percepito come colui che vuole provare a farla fare franca al suo cliente. Non capiscono che esiste la presunzione di innocenza e che la giustizia non deve necessariamente avere come esito la condanna dell’imputato. Noi siamo sempre propositivi, anche perché lavoriamo per tutelare i diritti dei cittadini. E questo nostro ruolo merita rispetto. Noi siamo al servizio della giustizia, non dei nostri interessi. Le faccio l'esempio della prescrizione: se pensassimo ai nostri interessi non ci dispereremmo se i processi durassero vent'anni, ma in realtà noi abbiamo il compito di sottrarre i cittadini ( imputati e persone offese) da un processo infinito. Non si tratta di nessun escamotage per aiutare i nostri assistiti» .

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