Morto Cutolo: vendetta di Stato

 di Angela Stella Il Riformista 18 febbraio 2021

Raffaele Cutolo è morto ieri sera nel reparto sanitario del carcere di Parma. L'uomo, che fu fra i fondatori della Nuova camorra organizzata, aveva 79 anni. Era recluso da 57 anni, e fin dagli anni '90 era tra «i sepolti vivi del regime di carcere duro», come spesso evidenziato da Sergio D'Elia di Nessuno Tocchi Caino. Le condizioni di salute dell'uomo erano peggiorate già l'estate scorsa tanto che ne era stato disposto il trasferimento nel settore sanitario del carcere.  Come ci spiega il suo avvocato storico, Gaetano Aufiero, «Cutolo era in ospedale da luglio, negli ultimi giorni si è purtroppo presentata una polmonite, associata ad una setticemia del cavo orale. Tre giorni fa ci hanno comunicato che era in shock settico e che la situazione era molto grave». Due giorni fa il legale aveva inviato l'ennesima istanza di scarcerazione ma il magistrato di sorveglianza non ha fatto in tempo a valutarla «o forse a rigettarla - prosegue Aufiero - considerato che tutte le nostre richieste sono state sempre respinte».  Già nel febbraio 2020 Cutolo era stato ricoverato per una crisi respiratoria. L'uomo assumeva circa quindici pillole al giorno, soffriva di diabete, prostatite e artrite ed era fortemente ipovedente. Questo quadro, nel frattempo peggiorato, aveva indotto l'avvocato proprio ad agosto 2020 a presentare al magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia una integrazione urgente all'istanza del 30 luglio precedente in cui chiedeva un differimento della pena per motivi di salute per l'uomo detenuto in regime di 41 bis a Parma. Ad ottobre scorso era stato il Tribunale di Sorveglianza di Roma a rigettare l'istanza di revoca del carcere duro, ed è su questo punto che l'avvocato Aufiero torna a commentare con noi nella tarda serata di ieri: «ho capito che avrebbero lasciato morire Cutolo in carcere, solo come un cane, quando il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha motivato il rigetto della nostra richiesta dicendo che non era un vegetale come Provenzano. Proprio con lei dissi con amara ironia che Cutolo doveva sperare di andare in coma per lasciare il 41bis». Nelle sue numerose istanze l'avvocato aveva sempre sottolineato che era venuta meno la capacità di Cutolo di mantenere collegamenti con qualsivoglia associazione criminale e/o di rivestire ruoli all'interno delle stesse. Di conseguenza, non sussistevano più i gravi motivi di ordine e sicurezza pubblica giustificativi del mantenimento del regime detentivo speciale che in considerazione delle condizioni di salute del condannato era inutilmente afflittivo. Ma lo Stato ha deciso che Cutolo doveva morire in carcere e solo. Tuttavia, per quanto risulta all'avvocato Aufiero, «è stato curato bene e con grande umanità. L'ho riscontrato con i miei occhi quando sono andato a trovarlo». Cutolo ha potuto incontrare la moglie Immacolata Iacone per l'ultima volta circa venti giorni fa: «in questi mesi - conclude Aufiero -  il Ministero della Giustizia non ha mai concesso un permesso straordinario per un colloquio. L'unico è stato accordato ieri, la moglie sarebbe dovuta partire nella notte ma non è servito a nulla». 

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