Respinto appello Pg: Natale resta ai domiciliari
Valentina Stella dubbio 28 settembre 2024
Gabriel Natale Hjorth resta ai domiciliari. Il Tribunale del Riesame ha infatti rigettato l’appello del Procuratore generale contro la concessione da parte della seconda Corte di Appello di Roma della misura più attenuata per il ragazzo statunitense, nei cui confronti i giudici hanno ridotto la pena a 11 anni e 4 mesi nel processo per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Gabriel sta scontando i domiciliari a casa della nonna a Fregene con braccialetto elettronico, divieto di comunicazione e di espatrio, con ritiro del passaporto. I giudici del Riesame, a differenza di quanto scritto infondatamente dal Procuratore generale, hanno ricordato come «la Corte d’Assise d’Appello ha ritenuto che il Natale debba rispondere della morte di Cerciello Rega a titolo di cd concorso anomale nel reato di omicidio doloso materialmente perpetrato dal co-indagato Elder». Quindi «non si può affermare che il concorrente anomalo risponda puramente e semplicemente di omicidio doloso, lo stesso risponde infatti di una fattispecie particolare […] in virtù della quale l’agente risponde di un evento pacificamente da lui non voluto anche se a lui rimproverabile». In pratica Natale «non ha voluto la morte della vittima». Tale elemento «non può non imporre una rivalutazione del trattamento cautelare», hanno scritto i giudici nell’ordinanza di due giorni fa. Si fa anche riferimento alla giurisprudenza della Corte Costituzionale per cui «la compressione della libertà personale dell’indagato o dell’imputato va contenuta entro i limiti minimi indispensabili a soddisfare le esigenze cautelari riconoscibili nel caso concreto». A questo quadro, come anche evidenziato dalla difesa, vanno aggiunti altri elementi a favore dei domiciliari. La responsabilità penale del ragazzo è stata sensibilmente ridimensionata, posto la condanna a ventidue anni di reclusione è stata diminuita alla pena di undici anni e quattro mesi. Inoltre, ha già scontato cinque anni, «un periodo di detenzione obiettivamente considerevole che non può non avere inciso su un soggetto di giovanissima età (diciannovenne all’epoca dei fatti e oggi ventiquattrenne) e immune da precedenti penali prima dei tragici fatti». In più «è provato che l’imputato non solo ha tenuto in carcere un contegno corretto, ma ha partecipato attivamente all’opera di rieducazione, svolge attività lavorativa in favore di altri reclusi, sta acquisendo sempre maggiore consapevolezza della sua vicenda processuale». Sul pericolo di fuga scrive il Riesame: «il sensibile ridimensionamento dei fatti ascritti all’imputato e della pena a lui inflitta non possono che attenuare il pericolo. […] Detratta la custodia già subìta, i periodi di liberazione anticipata, per così dire “già maturati” durante tale custodia (oltre un anno e due mesi), e quelli maturandi, la pena residua espianda è prossima alla soglia per l’accesso a misure alternative alla detenzione. È indubbio che in tale contesto anche l’interesse dell’imputato a darsi alla fuga e a sottrarsi alla pena residua risulta scemato. Tanto più che, come detto, né la biografia (anche penale) del prevenuto né il contegno sin qui tenuto in carcere consentono di ritenere verosimile una sua eventuale latitanza». Del resto il braccialetto elettronico consente di «segnalare in tempo reale l’allontanamento da casa del prevenuto». A ciò si aggiunge il fatto, rimarcato dalla difesa, che Natale è anche cittadino italiano il quale ha sempre conservato stabili rapporti con l’Italia, ove risiedono i suoi parenti più prossimi quali lo zio e la nonna, presso il cui domicilio si trova attualmente ristretto. Commentano al Dubbio proprio i legali del ragazzo, Francesco Petrelli e Fabio Alonzi: «Esperiamo grande apprezzamento non solo per l’avvenuto rigetto dell’appello del procuratore generale ma soprattutto per le motivazioni dell’ordinanza del Tribunale della libertà che, nel confermare la decisione della Corte di assise di appello, ha ribadito l’estraneità del Natale al fatto omicidiario». La decisione dei domiciliari aveva provocato la contrarietà della moglie della vittima. Per bocca del suo legale, l'avvocato Massimo Ferrandino, Rosa Maria Esilio non nascose la sua amarezza per la decisione dei giudici. «Lo sconcerto è tanto - tagliò corto il legale -. Rosamaria è totalmente sconvolta dalla notizia che ha appreso. Come sua abitudine, non intende commentare, ma è pervasa da un profondo senso di sfiducia». Sicuramente questa ordinanza del Riesame non piacerà al senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che aveva parlato di «una decisione vergognosa. Che offende tutto il popolo in divisa. Che mortifica l'Arma dei Carabinieri. Che offende la famiglia Cerciello. Che indigna tutti i cittadini onesti» e aveva addirittura, tramite una interrogazione parlamentare, chiesto al Ministro Nordio di «disporre in via immediata un'ispezione sulla Corte di Appello di Roma». Ora chiederà una ispezione anche per il Tribunale del Riesame?
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