67esimo suicidio in carcere
Valentina Stella dubbio 31 agosto 2024
«Si è tolto la vita nella tarda serata di ieri (due giorni fa, ndr), a 54 anni, nella sua cella del reparto isolamento della Casa Circondariale di Reggio Emilia. È il 67esimo detenuto suicida dall'inizio dell'anno, cui bisogna aggiungere 7 appartenenti alla Polizia penitenziaria»: ne ha dato notizia ieri Gennarino De Fazio, Segretario Generale Uilpa Polizia Penitenziaria. «Così, dopo una breve tregua apparente di un paio di settimane sul fronte dei suicidi, un'ennesima tragedia investe le carceri alla vigilia dell'annunciato vertice di maggioranza in cui si dovrebbe discutere di nuove misure per affrontare l'emergenza - continua il sindacalista - È palese e, nei fatti, riconosciuto persino dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dall'intero Esecutivo Meloni, che il decreto carceri e la sua conversione in legge non abbiano prodotto effetti apprezzabili». Intanto sempre due giorni fa Rosaria Tassinari, deputata e presidente del coordinamento dell’Emilia-Romagna di Forza Italia, ha visitato il carcere di Rimini all’interno della campagna ‘estate in carcere’ lanciata dal partito azzurro insieme a quello radicale per accendere l’attenzione dell’opinione pubblica sulla situazione degli istituti di detenzione italiani. Pur ravvisando che lì «la situazione non è negativa, l’occupazione del carcere è di 148 detenuti, al di sotto dei 165 di capienza massima», la parlamentare ha sottolineato che un ambito in cui si potrebbe migliorare è quello del «potenziamento del settore per la semilibertà. Ad oggi, infatti, sono nove i detenuti che stanno usufruendo di questa opportunità, lavorando all’esterno del carcere per poi tornare in istituto: se si potesse ampliare questo settore, crescerebbe il numero di detenuti che potrebbero iniziare un percorso di reinserimento. La maggiore preoccupazione dei detenuti, infatti, è il ritrovarsi da soli e in difficoltà alla fine della pena: all’interno del carcere esiste una rete di operatori e volontari (ad iniziare dalla Caritas che svolge un’opera preziosissima) che garantisce assistenza ai detenuti: è importante creare una rete che permetta alle persone di reinserirsi nella società con un lavoro regolare al termine della detenzione. In questo senso a breve inizieranno dei lavori finalizzati proprio alla realizzazione di nuovi laboratori per avviare i detenuti a nuove professioni». Questa considerazione si lega con la questione dei suicidi: senza la prospettiva di un futuro i detenuti spesso hanno due strade davanti: o privarsi della vita o reiterare il reato. Oltre allo stigma sociale per cui resti per sempre un delinquente nella mente della maggior parte dell’opinione pubblica, pesa anche l’impossibilità di avere un mestiere imparato in carcere o la mancanza di una rete di supporto per il reinserimento. Come sostengono sempre gli esperti di carcere più lavoro, più misure alternative uguale abbattimento della recidiva. A guardare il report inviato per l’ultima volta il 16 agosto dal Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Felice Maurizio D’Ettore, scomparso lo scorso 22 agosto, notiamo che su 63 detenuti suicidatisi quest’anno a quella data tredici avevano il fine pena entro il 2024 e 2025. Alcuni addirittura si sono tolti la vita a quattro mesi o ad un mese dalla scarcerazione. Diversi di loro erano dentro per furto e reati legati alla legge sulla droga. Come ribadito anche dall’associazione Antigone « il momento del fine pena rappresenta per molte persone una fase di grande smarrimento, soprattutto per chi non ha una rete di riferimento all’esterno. La persona deve essere accompagnata al rientro in società e dotata dei principali strumenti necessari. Gli istituti devono così dotarsi di un vero e proprio servizio di preparazione al rilascio, in collegamento con gli enti e i servizi territoriali esterni».
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