Open Arms: scontro magistratura e politica

 Angela Stella Unità 17 settembre 2024

Dopo aver archiviato il falso complotto contro Arianna Meloni, dopo aver quasi posto in soffitta l’affaire Toti a seguito della richiesta di patteggiamento, ecco riaccendersi a poca distanza un nuovo scontro tra politica e magistratura. Quest’ultima sarebbe colpevole per Governo e maggioranza di portare avanti un uso politico della giustizia per abbattere un avversario. Il solito refrain, già ascoltato tante volte. Terreno di battaglia questa volta la richiesta da parte della procura di Palermo di sei anni di reclusione per il ministro Matteo Salvini accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco dalla Open Arms di 147 migranti a Lampedusa. Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio due giorni fa ha partecipato “piena ed affettuosa solidarietà al collega Salvini”, ma anche ieri le polemiche contro le toghe non si sono fermate. “Spiace sentire un magistrato usare argomentazioni più politiche che giuridiche. Sembrava quasi di ascoltare Ilaria Salis. Come fanno a conoscere l'intenzione di Salvini? L'unico Stato che ha processato le intenzioni è stata l'Urss. Anche in Iran oggi si processano i fatti”: così il sottosegretario di Fratelli d’Italia alla Giustizia Andrea Delmastro. Sempre dal Corriere della Sera ha rincarato la dose il leader di Forza Italia Antonio Tajani: “E' una richiesta incredibile, senza presupposti giuridici: cercare di indirizzare il diritto penale per attaccare il governo mi pare fuori da ogni logica, lo abbiamo già visto con Berlusconi. Dobbiamo andare avanti con la riforma della giustizia”. “Si vuole processare la linea politica sull'immigrazione” ha aggiunto il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari. Non si è lasciata attendere la reazione della giunta sezionale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati, presieduta da Giuseppe Tango. Le toghe del capoluogo siciliano hanno espresso “solidarietà a tutti i colleghi impegnati nella trattazione del processo a carico del sen. Salvini ed in particolare della Procura della Repubblica di Palermo che hanno rassegnato, con compostezza e diffuse argomentazioni giuridiche, rispettose dei principi dettati dalla normativa sovranazionale e nazionale in materia di salvataggio in mare, le conclusioni di un processo delicato sotto molteplici punti di vista”. I magistrati hanno sottolineato che “sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella Pubblica Accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di Governo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti.  Sarà il Tribunale a vagliare la fondatezza dell’accusa, con indipendenza e terzietà, guidato solo dallo scrupoloso rispetto di tutte le norme vigenti in materia”. Abbiamo raccolto il parere del Segretario di Magistratura Democratica Stefano Musolino: “Sarebbe stato più serio se i rappresentanti della maggioranza avessero invocato, da subito, l’immunità per Salvini. Certo non esiste una norma che lo consenta, ma non lo si direbbe ascoltando i commenti pro Salvini secondo i quali solo un’assoluzione sarebbe un epilogo accettabile. Ma questa non è la sorte di chiunque si imbatte in un processo penale. Mentre in nome della rappresentanza del volere popolare si invoca un’eccezione alla regola che vuole tutti i cittadini uguali davanti alla legge. Tutti, ma non Salvini. Una specie di ossimoro per chi afferma di volersi immedesimare con il popolo ed il suo volere». Per il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, infine, la logorante decadenza nei rapporti istituzionali, coltivata da tempo, sta trovando in questa vicenda una sorta di esaltazione che non risparmia nessuno degli attori politici. Ancora una volta il tema delle migrazioni e delle paure che agitano nella coscienza popolare viene utilizzato per sondare la reazione dell’opinione pubblica a pretese eversive degli equilibri costituzionali. A me pare il riflesso nazionale di un modo di fare politica di cui Trump è il campione mondiale”. Polemico anche Giovanni Zaccaro, leader di AreaDg: A Palermo, e in tutti i tribunali d’Italia, non c’è alcuna pretesa di processare le politiche governative in materia di migrazioni. Il processo penale serve per provare i fatti contestati, verificare se integrino reati e chi eventualmente sia il colpevole. Nel caso Open Arms si discute di norme internazionali e di diritti fondamentali che - in nessuna democrazia al mondo-possono essere violati da condotte amministrative, seppur poste in essere in esecuzione di un programma di governo o coperte dalla volontà della maggioranza dei cittadini. È come quando un giudice di New York disapplicò il bando all’ingresso negli Stati Uniti dei mussulmani, emanato da Trump appena eletto. Sono questioni di diritto, anzi di diritti umani, che prevalgono rispetto alle beghe politiche. Anzi, sono i politici che accusano i magistrati di Palermo di ‘fare politica’, di trasformare un processo penale in un fatto politico, forse sperando nel ‘tribunale del popolo’”. Abbiamo chiesto un commento anche a Magistratura Indipendente, la corrente conservatrice dell’Anm, ma al momento “nulla da dichiarare”. 

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