Video Apostolico, Salvini non risponde e rilancia la polemica

 valentina stella dubbio 14 ottobre 2023


Che cosa vuole nascondere il governo in merito al video postato da Matteo Salvini lo scorso 5 ottobre in cui si vede Iolanda Apostolico - il giudice del Tribunale di Catania che non ha convalidato il trattenimento, nel centro per richiedenti asilo di Pozzallo, di migranti tunisini sbarcati a Lampedusa - alla manifestazione del 25 agosto 2018 al porto di Catania per il caso Diciotti? La domanda appare legittima se consideriamo che da giorni le opposizioni chiedono conto con atti di sindacato ispettivo di conoscere esattamente chi abbia girato quel video e lo abbia poi passato al vice premier del Carroccio; tuttavia dall’Esecutivo o arrivano risposte più che fumose o le domande vengono del tutto ignorate. Mentre dall’entourage di Salvini, come riportato qualche giorno fa su questo giornale, continuano a vantarsi del «buco giornalistico» rifilato alle altre testate, scovando immagini di cinque anni fa. E lui ieri, incalzato dai giornalisti sulla vicenda, ha semplicemente dribblato dicendo: «L'unica mia preoccupazione è quello che si vede in quel video».


Sarebbe stato più semplice che a pubblicare quel video fosse stata una testata giornalista amica del governo, che non avrebbe dovuto rilevare la propria fonte, ma Salvini non ha rinunciato a mettere in moto il suo ufficio di propaganda politica. L’ultimo capitolo, in ordine di tempo, è quanto accaduto ieri nell'aula quasi deserta della Camera.


Il Partito democratico ha continuato a fare pressing e ha presentato una interpellanza urgente, illustrata dal deputato Gianni Cuperlo, e rivolta al ministro della Difesa, al ministro dell'Interno e per la prima volta al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, l’unico che avrebbe potuto fornire la corretta ricostruzione dei fatti. Seppur previsto dal regolamento, il governo ha mandato a dare risposta a Claudio Barbaro, sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la sicurezza energetica. Quindi, sebbene la questione fosse importante per chiudere le polemiche di questi giorni, non solo non si è presentato uno dei tre ministri chiamati in causa né un loro sottosegretario o vice ministro, ma gli stessi hanno scelto di mettere un foglio in mano ad un esponente appartenente ad un Dicastero completamente estraneo alla vicenda. Barbaro poi ha ripetuto, con il solito copia e incolla che ormai gira da giorni tra gli uffici ministeriali che preparano le risposte alle interrogazioni, che un carabiniere avrebbe girato il video, lo avrebbe passato ad un parlamentare suo amico e poi avrebbe ritrattato. Peccato che questa versione sia stata smentita, già mercoledì scorso, sia da un sindacato dell’Arma sia dal militare: «Io non c'entro nulla nella maniera più assoluta», ripeterebbe da giorni al suo avvocato, Christian Petrina, come ricostruito dal quotidiano “La Sicilia”.


Ieri, come riporta sempre il quotidiano etneo, il militare avrebbe avuto modo «di raccontare la sua verità al procuratore reggente Agata Santonocito, titolare di un fascicolo destinato di finire a Messina per competenza, visto che la parte lesa è una toga catanese».


Il governo era stato investito anche di un’altra questione altrettanto importante e che sta destando sconcerto all’interno della magistratura: «Chiediamo, infine, - ha detto Cuperlo - se abbiano fondamento le notizie di stampa circa l'intenzione del governo di operare un cambiamento delle sezioni dei Tribunali che si occupano di immigrazione, in particolare, con l'obiettivo di rivederne composizioni e prerogative, nella logica di una maggiore celerità nei responsi e piena terzietà nelle sentenze. Sottosegretario, in questo caso, se fossero vere queste notizie, parafrasando Bertolt Brecht e il suo proverbiale “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d'accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”, dovremmo dire: “Il governo ha deciso: poiché le sentenze non gli sono gradite, bisogna nominare nuovi giudici”». Silenzio anche su questo.


Ovviamente la replica del deputato dem è stata lunga e critica, non tanto contro Barbaro, che ha solo obbedito ad ordini superiori, quanto in riferimento all’atteggiamento assunto in generale dal governo e dalle forze di maggioranza nelle ultime settimane: «Siamo di fronte a una reazione davvero incompatibile con il rispetto di uno Stato di diritto e un dettato costituzionale fondati su una rigorosa divisione dei poteri, la quale non contempla l'ipotesi che, a fronte di una sentenza sgradita, si chiedano le dimissioni del giudice che l'ha emessa.


C'è un giudice che non vi piace in ragione delle sentenze che emette? Di fronte a questo fatto, la risposta è colpirne la reputazione e la credibilità, in questo come in altri casi andando a scavare in maniera insopportabilmente arrogante e violenta nella vita privata di singoli magistrati sino a chiederne pubblicamente la rimozione. Signor sottosegretario - ha concluso Cuperlo -, lei si ricorda quella gag formidabile di Antonio De Curtis alias Totò? Lui entrava in scena ridendo come un pazzo e raccontava alla sua spalla comica di un tizio che la mattina, chiamandolo Pasquale, lo aveva ricoperto di ceffoni. E alla domanda su che cosa trovasse da ridere, quel genio della comicità napoletana replicava: “e che so Pasquale io?”. Ecco, lei da oggi in avanti, glielo dico con sincera simpatia, sarà per me il sottosegretario Pasquale». Intanto arrivano nuove bocciatura del dl Cutro: a Catania il giudice Rosario Cupri, così come già fatto nei giorni scorsi, non ha convalidato il trattenimento di altri cinque migranti nel Cpr di Pozzallo, stessa scelta fatta dal giudice della sezione immigrazione di Potenza Filippo Palumbo per un richiedente asilo tunisino.

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