«Con la nuova prescrizione torna la giustizia, altro che impunità»

 Valentina Stella Dubbio 4 ottobre 2023

C’è molta preoccupazione su certa stampa, nelle opposizioni e tra le vittime di reati per il testo base approvato in Commissione giustizia della Camera in materia di prescrizione, che ricalca la proposta del forzista Pietro Pittalis. Come lui stesso ci spiega «il testo è ancora migliorabile» ma il punto centrale è il ritorno alla prescrizione sostanziale che «possa dare certezza di non scaricare sugli imputati le lungaggini del sistema giustizia». Ma vediamo cosa prevede la proposta che da tutti è stata vista come un ritorno alla ex Cirielli, quando in realtà questo nome non compare mai in essa. Il meccanismo, ci spiega sempre Pittalis, «è molto semplice: la prescrizione comincia a decorrere dalla commissione del fatto. Essa sarà parametrata dalla pena prevista per quella specifica fattispecie di reato. Non sarà comunque inferiore ai quattro anni per le contravvenzioni e a sei anni per i delitti; in nessun caso l’interruzione della prescrizione può comportare l’aumento di più di un quarto del tempo necessario a prescrivere». Per Pittalis «la legge ex Cirielli del 2005 ha funzionato e posto un limite al fine processo mai». In realtà, fonti parlamentari prospettano la possibilità che probabilmente con un certo lavoro emendativo si andrà verso una riforma che non sarà né un ritorno alla riforma Orlando né alla ex Cirielli. Infatti, la questione su cui in questi giorni dovranno discutere le forze di maggioranza insieme ad Azione ed Italia Viva, che hanno appoggiato il testo base, è quella dell’eventualità di sospensione della prescrizione per alcuni casi particolari. In pratica il tema vero ora sarà decidere se andare verso un sistema snello della prescrizione o apportare dei correttivi. Una cosa è certa: non potrà coesistere il doppio binario della prescrizione sostanziale e della improcedibilità. Per il vice presidente della Commissione «questa è anche una risposta a chi critica questa riforma. L’improcedibilità è stata un escamotage sia politico che tecnico per rispondere alle esigenze del Pnrr per abbattere il carico penale. E come abbiamo sentito in alcune audizioni, per effetto di questa misura, si sta verificando un abbattimento senza precedenti dei processi». Come sappiamo, con la riforma di mediazione Cartabia i processi vanno in fumo nel caso in cui durano più di due anni in appello e uno in Cassazione, fatte alcune eccezioni. Per Pittalis «il problema agitato dalle opposizioni e da alcuni organi di stampa ha davvero del paradossale» nel ritenere che con questa nuova riforma molti processi vadano al macero, mentre è proprio quello che sta accadendo con l’improcedibilità. Il riferimento è ad un recente articolo del Fatto Quotidiano dal titolo «Le vittime di Viareggio e del Morandi contro il ritorno alle ex Cirielli» in cui si scrive che i familiari delle persone morte in quelle due tragedie, come in quella del Mottarone, temono che questo sia l’ennesimo strumento normativo per garantire l’impunità. Per il parlamentare «non può essere un singolo processo a dettare la regola generale. Il funzionamento della giustizia non può essere caratterizzato, messi da parte i reati di particolare gravità sociale come quelli di criminalità organizzata o di terrorismo, dall’eccezione». «Non si comprende poi – aggiunge Pittalis – come sia possibile che in relazione a reati comuni o in casi in cui la prova sia documentale, si pone il problema di un eccesso di discrezione da parte delle Procure che devono concludere le indagini». In pratica per Pittalis occorre riportare al centro «l’efficienza del processo e le regole del giusto processo, scongiurando un imputato a vita, come ripetono spesso le Camere Penali».  Per l’avvocato di Forza Italia «certo, le vittime hanno giustamente diritto a costituirsi parte civile e a veder punito il responsabile. Tuttavia il protagonista del processo resta l’imputato e non possiamo scaricare su di lui l’inefficienza della macchina giudiziaria. La pretesa punitiva dello Stato non può essere eterna», anche perché, come emerso da un Rapporto dell’Eurispes, elaborato in collaborazione con l’Unione delle Camere Penali, « le ragioni della lentezza dei processi sono strutturali, sia fisiologiche che patologiche, e nulla c'entrano con l'attività della difesa». C’è da dire però che da parte delle opposizioni e anche della magistratura la critica che arriva a queste riforme è quella per cui questo Governo vuole ammorbidire la lotta alla corruzione e salvare i colletti bianchi: «niente di tutto questo – replica Pittalis – Secondo me, invece, qualcuno dovrebbe chiedersi perché nascono certe inchieste inizialmente roboanti e poi al contrario si concludano con le assoluzioni. Però intanto la vita degli imputati è stata rovinata e non ha torto chi dice che già il processo è una pena». Ad agosto, su Repubblica, circolò la possibilità che Nordio avesse in mente di far decorrere l’orologio della prescrizione dal momento in cui il reato viene scoperto, e non, come avviene adesso, da quando viene commesso. Questa ipotesi fece infuriare proprio Forza Italia: «non ho sentito dichiarazioni ufficiali del Ministro in questo senso, neanche nelle sue linee programmatiche. Anzi gli ho sentito dire che non è possibile affidare al sistema giudiziario le chiavi della libertà delle persone». Quello che «mi preme dire in conclusione – per Pittalis – è che mi dispiace che l’opposizione ancora una volta strumentalizzi questa ipotesi di riforma che non vuole assolutamente rinunciare all’accertamento della verità».

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