Abuso di psicofarmaci in carcere

 Angela Stella Unità 25 ottobre 2023

È pari a due milioni di euro la spesa in psicofarmaci somministrati nelle strutture detentive italiane nel 2022. Soprattutto antipsicotici, il 60% del totale, prescrivibili per gravi patologie come il disturbo bipolare e la schizofrenia e utilizzati cinque volte di più rispetto all'esterno. È quanto è emerso dall'inchiesta di Altreconomia “Fine pillola mai”, a firma di Luca Rondi, presentata ieri in una conferenza stampa alla Camera dei deputati, a cui ha partecipato tra gli altri Riccardo Magi, segretario e parlamentare di +Europa. Questa inchiesta segue a quella presentata ad aprile “Rinchiusi e sedati” sull’uso di psicofarmaci nei Centri di permanenza per il rimpatrio italiani. “I dati sulla somministrazione di antipsicotici nelle carceri italiane ottenuti da Altreconomia e pubblicati sulla copertina di ottobre interrogano il Parlamento e il governo. Che cosa ne pensa il ministro della Giustizia, Carlo Nordio?”. Per Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’Azienda unità sanitaria locale di Modena e presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica “anche se i due insiemi della popolazione non sono comparabili, si tratta di una differenza preoccupante”. Paliperidone, Apipipraziolo, Trazodone, Olanzapina e Quietapina. Sono alcuni dei nomi ricorrenti nelle forniture di farmaci tra il 2018 e la fine del 2022 destinati a 15 carceri di cui Altreconomia ha ottenuto i dati: un campione che copre 12.400 detenuti su un totale di 56mila, analizzato con il supporto di Antigone, dal quale emerge un elevato utilizzo di antipsicotici. “Sono farmaci che servono per ridurre sintomi come i deliri e le allucinazioni -dichiara Starace alla rivista- e sono appropriati per chi ha una diagnosi per psicosi e schizofrenia. Ma a seconda dei dosaggi hanno effetti sedativi importanti: questa spesa così elevata potrebbe essere in parte determinata dal tentativo di evitare una somministrazione più ampia di ansiolitici, come le benzodiazepine, che danno luogo più frequentemente ad abuso e dipendenza”. Secondo Antigone, però, i detenuti con “diagnosi psichiatrica grave” sono meno del 10% del totale. “Stiamo sedando dei disturbi o dei disturbanti? -si è chiesto Starace-. Nel primo caso siamo all’interno dell’agire clinico. Nel secondo invece no, e si persegue in modo inappropriato un obiettivo di controllo”. Anche negli Istituti penali per minorenni il consumo di psicofarmaci è elevato. Soprattutto antipsicotici, farmaci prescrivibili per gravi patologie come il disturbo bipolare e la schizofrenia, per cui la spesa pro-capite è aumentata mediamente del 30% tra il 2021 e il 2022, rileva la ricerca.  “Negli Ipm c’è un clima da pronto soccorso e gli operatori non riescono a dare risposte adeguate. Abbiamo trascurato queste strutture negli ultimi anni e ne paghiamo le conseguenze”, ha spiegato nel report Alessio Scandurra, coordinatore dell’osservatorio sulle condizioni di detenzione di Antigone. Luca Rondi ha evidenziato come “i detenuti prima o poi usciranno dal carcere e una cura farmacologica errata avrà delle conseguenze durante il loro reinserimento sociale”. In conclusione è intervenuto l’onorevole Magi: “Questi dati mostrano che il carcere è patogeno. Mi verrebbe da fare una brutta battuta: arrestiamo le persone per droga e poi è lo stesso Stato a drogarle”. Il parlamentare ha annunciato due iniziative: “domani (oggi, ndr) presenterò una interpellanza urgente al Ministro della giustizia Nordio e al Ministro della salute Schillaci. Siamo ancora in attesa in attesa che Piantedosi ci risponda sulla questione dei Cpr. Se non otterremo risposte andremo in question time”. L’altra iniziativa verrà presentata il 7 novembre, insieme alla Società della Ragione e diversi garanti regionali: “si tratta di una proposta di legge per istituire delle case di reinserimento sociale, luoghi nei quali possano terminare di scontare la pena coloro che hanno una pena residua inferiore ad un anno”. 


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