Giustizia: la pax di Nordio

 Valentina Stella Dubbio 5 ottobre 2023


«Questo ministro è perfettamente allineato, perfettamente in sintonia, con la presidente del Consiglio, che esprime l'indirizzo politico del Governo. Sono in linea con quello che ha detto Meloni»: così ieri il Guardasigilli Carlo Nordio alla Camera rispondendo ad una interrogazione sulle polemiche relative alla decisione del giudice di Catania Iolanda Apostolico di non convalidare il trattenimento di tre migranti nel Centro di Pozzallo, presentata dai deputati di +Europa, Riccardo Magi e Benedetto della Vedova. I due parlamentari hanno sottolineato come «il Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, non convinto della fondatezza della decisione del giudice di Catania, ha annunciato l'intenzione di impugnarla, secondo la corretta prassi dello Stato di diritto; invece la Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, attraverso un post su Facebook, ha sostenuto che la decisione del giudice di Catania sia un attacco “contro i provvedimenti di un Governo democraticamente eletto”, lasciando esplicitamente intendere, a giudizio degli interroganti, che le decisioni dei giudici debbano uniformarsi ai provvedimenti dell'Esecutivo, anche in presenza di evidenti indizi di illegittimità rispetto alla normativa nazionale ed europea; per le stesse ragioni il Vice Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Salvini, in un tweet a commento della decisione del tribunale di Catania, ha auspicato una “profonda riforma della giustizia”». Quindi i due deputati hanno chiesto a Nordio se ritenesse «che quelli espressi dalla Presidente del Consiglio dei ministri e dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri –inversione della gerarchia delle fonti del diritto tra normative nazionali ed europee e subordinazione della magistratura all'Esecutivo – siano i principi politici ispiratori della riforma della giustizia del Governo o, al contrario, se convenga che sia opportuno, a tutela della reputazione del nostro Paese, ribadire con chiarezza il principio fondamentale dell'indipendenza della magistratura per non ritornare negli anni di duro scontro tra potere politico e magistratura». Nella sua risposta il responsabile di Via Arenula inizialmente ha tentato di rassicurare: «Nessuno vuole ripetere quegli anni quasi di piombo di conflitto tra magistratura e politica. Non mi pare sia in atto uno scontro istituzionale o che le espressioni della presidente del Consiglio lo abbiano come oggetto. La magistratura costituisce un ordine autonomo da ogni altro potere. Nessuno vuole mettere in discussione il patrimonio della sua indipendenza». Poi si è soffermato sull’aspetto tecnico: «Per quanto concerne il provvedimento assunto dal giudice di Catania non possiamo entrare nel merito della questione ma è una situazione molto più complessa di quanto possa essere riassunto nell’ordinaria polemica politica che spesso ha dei connotati abbastanza effervescenti. Anche la stessa magistratura ha usato nei confronti di Governo e Parlamento delle espressioni che non erano propriamente pacifiste o ireniste. Si tratta di un approfondimento tecnico la cui soluzione devolveremo alla Cassazione”. Se è vero che «la disapplicazione dell’atto amministrativo da parte del giudice risiede addirittura in una norma del 1865» «però è anche vero – ha detto Nordio -  che nella parte motiva del provvedimento, vi è tutta una serie di distonie di ordine tecnico che noi stiamo già valutando insieme al Ministero degli Interni con cui di concerto proporremo ricorso per cassazione. È quindi un problema squisitamente tecnico che non mette minimamente in discussione l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Il resto fa parte di quelle modalità per così dire di dialettica politica». Completamente insoddisfatti della risposta Magi e della Vedova che hanno così replicato: «Il Ministro Nordio visibilmente imbarazzato per la questione che gli abbiamo posto e per i termini in cui l'abbiamo posta e forse anche per la vicinanza del vicepresidente Salvini che gli era seduto a fianco, non ha affatto risposto alla nostra domanda e anzi si è platealmente contraddetto. Si è detto allineato perfettamente con Meloni e al contempo ha ribadito la difesa dell'indipendenza della magistratura ma Meloni e Salvini hanno definito le decisioni del tribunale di Catania un attacco a un esecutivo democraticamente eletto, come se un giudice dovesse necessariamente conformarsi ai provvedimenti del governo anche quando, come in questo caso, sono platealmente in contrasto con il diritto europeo». La questione è stata commentata anche a Skytg24 dalla presidente della Corte Suprema di Cassazione Margherita Cassano: «Uno Stato di diritto, per poter operare, ha bisogno che ciascuno dei suoi organi eserciti le sue funzioni con indipendenza, imparzialità e nel rispetto delle proprie attribuzioni. Rispetto le critiche che possono essere rivolte all'azione della magistratura, ma ritengo anche che la magistratura debba essere autonoma e libera nella sua attività interpretativa che, se affetta da errori, può essere oggetto di ricorso e impugnazione. Il nostro Stato ha bisogno di armonia e collaborazione tra le diverse istituzioni, non di scontri». Intanto il Tribunale di Firenze il 20 settembre, come anticipato su La Stampa, aveva assestato il primo, e forse più duro colpo, al Dl Cutro. Il collegio ha annullato l’espulsione di un migrante tunisino a cui il Viminale aveva negato lo status di rifugiato. Pur essendo la Tunisia tra i ‘Paesi sicuri’, secondo l’ultimo aggiornamento del Governo, in realtà, come sottolineato dal richiedente, «l’involuzione autoritaria del paese e la crisi politica in atto siano tali da rendere obsoleta la valutazione di sicurezza compiuta dal D.M. con il decreto 17 marzo 2023». Inoltre, come si legge nell’ordinanza, « il Presidente Saïed ha adottato nei mesi scorsi un decreto con il quale ha unilateralmente destituito 57 giudici». Insomma una situazione che delinea un Paese antidemocratico e irrispettoso della separazione dei poteri. 

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