apostolico tira dritto

 Valentina Stella dubbio 12 ottobre 2023

«Gli approfondimenti effettuati hanno escluso che il suddetto materiale sia stato estrapolato dalla documentazione relativa ai servizi di ordine pubblico disposti» durante la manifestazione del 25 agosto 2018 al porto di Catania per il caso Diciotti. Così ieri il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha risposto in Commissione Affari Costituzionali della Camera a due interrogazioni in merito al video che ritraeva la giudice Iolanda Apostolico proprio in quella occasione. Nessuna risposta invece sull’origine del filmato finito sulla pagina Facebook del vice premier Matteo Salvini. A presentare gli atti di sindacato ispettivo sono stati il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Filiberto Zaratti e quello di +Europa Riccardo Magi. I due parlamentari avevano chiesto al Ministero dell’Interno rispettivamente «se esistono apparati dello Stato che producono e conservano durante manifestazioni pubbliche video non ufficiali, se le riprese effettuate, laddove non utili per documentare atti illeciti, vengano distrutte, ovvero per quale fine verrebbero conservate e come siano finite in possesso del Ministro Salvini» e «cosa prevedano nel dettaglio le policies delle Forze dell'ordine, e quali siano le direttive del Ministero, in materia di riservatezza dei dati relativi a soggetti presenti a manifestazioni, in operazioni di ordine pubblico». Il mistero dunque si infittisce, considerate le risposte fumose di Molteni. E ciò accade ancora di più perché come rivelato dallo stesso sottosegretario l’Arma dei Carabinieri ha rappresentato che il 6 ottobre un militare aveva riferito di aver girato dei video tra cui uno che ritraeva la magistrata, per poi ritrattare. Dell’accaduto è stata informata la Procura di Catania.  Zaratti si è detto insoddisfatto della risposta di Molteni: «Resta una vicenda gravissima, quella di un video che finisce nelle mani di un ministro il quale ne fa un uso minaccioso nei confronti della magistrata. Prendiamo atto che il video non è stato prodotto da funzionari della Polizia di Stato di Catania, tuttavia restano tutti i dubbi, anzi forse si ingigantiscono. Non ci è stata data alcuna risposta alla domanda su come e da chi il ministro Salvini ha avuto il video. Se il video non esiste, come dice il sottosegretario Molteni, come è arrivato nelle mani di Salvini?». Critico anche Magi: «Quel video è orfano, è figlio di nessuno. Non è un video fatto dalle forze dell’ordine e nemmeno dal carabiniere». Mentre sulla disciplina che regola le riprese delle forze dell’ordine ha concluso: «dobbiamo ancora andare a fondo e lo faremo chiamando direttamente il ministro Salvini in aula. Ci è stato detto che i video vengono custoditi per un lasso di tempo per poi essere distrutti ma si può prolungarne la conservazione se ci sono determinate necessità di prevenzione, un concetto molto elastico. Il ministero però ci ha assicurati di un fatto: non viene applicato alcun software per il riconoscimento facciale su questi video. Non ci basta, non è una risposta che ci rassicura: chi ha dato il video a Salvini?». Intanto la Apostolico, nonostante la feroce campagna mediatica, social e politica contro di lei non si è lasciata intimorire: infatti ieri non ha convalidato i trattenimenti nel Cpr di Pozzallo, nel ragusano, disposti dal questore di Ragusa nei confronti di altri quattro migranti tunisini. Di fatto, dunque, si tratta del secondo provvedimento in tal senso da parte della stessa magistrata che si aggiunge alla mancata convalida di altri sei trattenimenti da parte di un altro giudice, sempre a Catania, nella giornata di domenica scorsa. Secondo la magistrata «se il trattenimento viene previsto come misura unica, la garanzia finanziaria di importo predeterminato e commisurato alle esigenze e ai bisogni fondamentali del richiedente, posta come onere per evitare il trattenimento, pare ulteriormente in contrasto con la normativa comunitaria». Il riferimento alla normativa comunitaria, si legge nel provvedimento, guarda all'interpretazione che «ne fa la Corte di giustizia nella citata pronunzia della Grande Sezione del 14 maggio 2020, nella quale espressamente si afferma che gli articoli 8 e 9 della direttiva 2013/33/Ue devono essere interpretati nel senso che ostano, in primo luogo, a che un richiedente protezione internazionale sia trattenuto per il solo fatto che non può sovvenire alle proprie necessità». Secondo quanto scrive il giudice nel provvedimento, tra l'altro, «il richiedente non può essere trattenuto al solo fine di esaminare la sua domanda». Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, a margine del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica che si è tenuto ieri in Prefettura a Cagliari, ha ribadito in riferimento a questi ultimi decreti di rigetto: «Certamente li impugneremo» pur non avendoli letti come da lui stesso ammesso: « Non so questi provvedimenti come sono stati motivati dal giudice ma vedremo, valuteremo e faremo l'impugnazione». Invece la deputata della Lega Simonetta Matone ha parlato addirittura di «mancanza di equilibrio unita a un delirio di onnipotenza. Verrebbe da pensare che il magistrato abbia deciso di sfidare il governo e le sue politiche per contrastare i trafficanti di esseri umani e l’illegalità in tema migratorio». Il clima si fa sempre più acceso e lo scontro tra magistratura e Governo sembra farsi sempre più duro. 

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