Ennesimo provvedimento contro dl Cutro

 Angela Stella Unità 10 ottobre 2023

L’8 ottobre è arrivato l’ennesimo decreto di rigetto a sconfessare il decreto Cutro e le relative circolari applicative. Questa volta a firmarlo è stato il giudice Rosario Maria Annibale Cupri - sempre del Tribunale di Catania, come la sua collega Apostolico - che non ha convalidato sei provvedimenti di trattenimento, tutti emessi dal questore di Ragusa e ha disposto l'immediato rilascio dei cittadini tunisini trattenuti nel Cpr di Pozzallo. In pratica le nuove disposizioni sarebbero incompatibili con la giurisprudenza comunitaria. Più precisamente il giudice ha argomentato dichiarando che “come già affermato da precedenti decisioni di questo Tribunale, in procedimenti di convalida riguardanti cittadini tunisini, le cui motivazioni sono condivise”, il dl Cutro  e il decreto ministeriale del 14 settembre “prevede una garanzia finanziaria (di circa 5000 euro per evitare il trattenimento nei Cpr, ndr) che non si configura, in realtà, come misura alternativa al trattenimento bensì come requisito amministrativo imposto al richiedente prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva 2013/33/UE, per il solo fatto che chiede protezione internazionale”. Ne discende una incompatibilità con l’articolo 8 della direttiva 2013/33 come interpretato dalla giurisprudenza comunitaria secondo cui il trattenimento può “avere luogo soltanto ove necessario, sulla base di una valutazione caso per caso, salvo se non siano applicabili efficacemente misure alternative meno coercitive”. Nel diritto dell’Unione infatti il richiedente asilo non può essere trattenuto per il solo fatto di essere un richiedente. Inoltre scrive il giudice “preme evidenziare che il trattenimento deve considerarsi misura eccezionale e limitativa della libertà personale ex art. 13 della Costituzione”. Infine, ricorda Cupri, “anche la Corte Costituzionale ha chiarito, fin dalla pronunzia dell’11 luglio 1989, n. 389, che la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione va disapplicata dal giudice nazionale”. I casi potrebbero essere destinatati a moltiplicarsi considerato l’aumento degli sbarchi. Intanto non si ferma la polemica politica sulla giudice Apostolico. La Lega ha diffuso un nuovo video che la ritrae alla manifestazione di cinque anni fa durante la quale si chiedeva lo sbarco dei migranti dalla Diciotti e con una nota aggiunge: “è scandaloso che non siano ancora arrivate le dimissioni dell’interessata. La riforma della Giustizia si conferma urgente e necessaria”. Mentre il Ministro Nordio annuncia verifiche sull’accaduto, i pm di Roma hanno deciso di inviare a Catania gli atti  relativi all'esposto presentato dal deputato di Verdi e Sinistra  Angelo Bonelli sul primo video postato dal ministro Matteo Salvini. In tutto ciò è partita una vera caccia alle streghe verso alcune “toghe rosse che tifano per le Ong”, tra cui la giudice Silvia Albano, presi di mira da troll sui social e dalla stampa di destra. Vengono scandagliate vite private sui social, interventi pubblici, ipotizzate connivenze con le organizzazioni di Soros, tutto per minarne la credibilità benché non abbiano nulla a che fare con i provvedimenti degli ultimi giorni. Questo clima quanto peserà sulla serenità dei giudici che si troveranno a doversi occupare di situazioni simili? E poi c’è il solito mantra, come ripetuto anche da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera ospite di Skytg24, è che “Il giudice non deve essere solo imparziale, ma anche sembrarlo”. Ma come ricorda l’ex magistrato Nello Rossi sulla rivista da lui diretta ‘Questione Giustizia’ “un magistrato imparziale non è un essere vuoto di convinzioni e di ideali o privo di passione civile ma una persona capace di tendersi consapevolmente verso l’imparzialità all’atto del decidere”. Il risultato da raggiungere è “una consapevole ‘tensione’ verso l’imparzialità, realizzata da chi – ponendosi nel giudizio di fronte ad una vicenda della vita reale ed alla norme destinate a regolarla - è capace di fare la tara alle proprie convinzioni ed alla propria “precomprensione” della realtà effettuale e del significato dei dati normativi e interpreta i fatti e le norme impegnandosi a far sì che le sue convinzioni non prevalgano sulla razionale applicazione del diritto nel caso concreto”. Questo concetto non è concepito da chi all’interno del Governo, sta mettendo in atto, come ci partecipato un magistrato,  “metodi squadristi, legislazione securitaria e repressiva, campagna di deligittimazione dei giudici sgraditi”, “agitando la clava – aggiunge un collega – della separazione delle carriere che nulla ha a che vedere con le questioni poste sotto i riflettori in questi giorni”. Un’altra toga ci dice ancora: “Bisogna aver paura di chi frequenta i circoli occulti, non la luce del sole”, “senza dimenticarsi che a differenza degli Stati Uniti, i provvedimenti in Italia vanno motivati ed è solo su quelli che occorre confrontarsi”. Insomma dall’insofferenza interna, dalle gogne mediatiche e politiche ingaggiate contro una parte della magistratura, sembra che lo scontro sia destinato ad alzarsi ancora di più rispetto ai mesi precedenti tra magistratura e politica. 

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