Riformine e tante manette. Silenzio sul carcere

 Angela Stella Unità 25 gennaio 2024

 

Si terrà stamattina presso la Corte di Cassazione l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024. Sabato toccherà alle cerimonie nei singoli distretti di Corte di Appello e venerdì 9 e sabato 10 febbraio ci sarà la contro inaugurazione dell’Unione delle Camere Penali al Teatro Eliseo di Roma. Ma intanto che anno è stato questo sulla giustizia e cosa aspettarsi? Nel frattempo partiamo da un secco dato di cronaca. Entro il 28 di questo mese le commissioni giustizia di Camera e Senato avrebbero dovuto esprimere i pareri non vincolanti sui decreti attuativi della riforma dei magistrati fuori-ruolo e su quella dell’ordinamento giudiziario. Già si era in ritardo perché le norme sarebbero dovute essere approvate, a seguito già di un rinvio, il 31 dicembre ma ieri si viene a scoprire che, con il placet del Governo, è stato tutto posticipato alla prossima settimana. Il motivo? Si starebbe ancora ragionando e trattando se ridurre di più il taglio dei fuori-ruolo, già di per sé risibile, e se inserire i test psico-attitudinali per le toghe. Mentre Enrico Costa di Azione ha annunciato un proprio parere motivato almeno per non affossare le modifiche al fascicolo di valutazione del magistrato. “Il risultato era scritto in partenza: le correnti restano protagoniste, l'Anm non protesta più, i fuori ruolo restano tranquilli al loro posto, i magistrati amministrativi continuano ad avere incarichi e docenze mentre stanno in Tribunale”, ha detto il parlamentare calendiano.  Insomma la partita sembra ancora aperta e però non facile da giocare.  Sempre la Camera la scorsa settimana ha dato il via libera al ritorno della prescrizione sostanziale, cancellando dunque l’improcedibilità voluta come compromesso dall’ex Ministra Cartabia e la stagione pentastellata in materia. Ignorata la richiesta di una norma transitoria da parte delle 26 Corti d’appello d’Italia. Ora la palla passa al Senato dove, due giorni fa, è stato dato mandato alla relatrice Giulia Bongiorno della Lega di illustrare in Aula il ddl Nordio, un provvedimento che, come ha detto il vice ministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto, “cambia il corso del processo penale che era diventato a baricentro accusa”. Innanzitutto è stato abrogato il reato di abuso di ufficio, e con esso ‘la paura della firma’ degli amministratori, poi si interverrà su traffico di influenze, contraddittorio, collegialità e misure cautelari, inappellabilità di alcune sentenze di assoluzione e grazie agli emendamenti di Forza Italia sarà vietato intercettare i colloqui tra avvocato e indagato, ove non costituiscano autonomo reato, e si impedirà di includere, nei verbali di trascrizione delle intercettazioni, dati che permettano di individuare terzi estranei al fatto reato. A Palazzo Madama si sta ancora però ragionando, tramite diverse audizioni, sui criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale. Li avrebbe dovuti definire il Parlamento come da riforma Cartabia, se ne è fatto carico il forzista Zanettin con un apposito disegno di legge. Non dimentichiamo però che quello passato è stato l’anno dei decreti sicurezza: solo a novembre il Cdm ne ha varati due con un lavoro interministeriale tra Difesa e Via Arenula. Il diritto penale è stato usato per sopperire alle inefficienze della prevenzione: questo il senso dei provvedimenti. Il filo rosso che li lega è stato quello dell'inasprimento delle pene e dell'introduzione di nuovi reati. Una vera epifania di panpenalismo al servizio delle forze dell'ordine. Ma non c'è da meravigliarsi, considerato lo spirito affatto garantista delle principali forze di maggioranza. Ricordiamo qualche passaggio: “si aggrava la pena per le ipotesi in cui la violenza, minaccia o resistenza a un pubblico ufficiale siano poste in essere nei confronti di un ufficiale o di agenti di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria”.  Inoltre “si inseriscono, tra i reati ‘ostativi’, le fattispecie già esistenti di “istigazione a disobbedire alle leggi” e di “rivolta in istituto penitenziario”. In questi casi, per concedere benefici penitenziari, il magistrato di sorveglianza dovrà valutare la positiva partecipazione al programma di riabilitazione specifica previsto per il detenuto. Come nei Cpr, anche negli istituti di pena ci sarà un inasprimento della pena con reclusione fino a 6 anni per le rivolte. Resta critica la situazione carceraria: due giorni fa un detenuto si è suicidato nel carcere di Verona e ieri uno a Teramo. È il quarto suicidio avvenuto in due mesi nel carcere veronese di Montorio. “Siamo a 10 persone detenute suicide in 23 giorni” ha scritto su Facebook la presidente di Nessuno Tocchi Caino Rita Bernardini che da due giorni, insieme al deputato di Italia Viva Roberto Giachetti, ha iniziato uno sciopero della fame: “152 suicidi in 24 mesi impongono a tutti una riflessione e un’azione”, anche se per il Guardasigilli sono inevitabili come la morte e le guerre. Questo dato, insieme al sovraffollamento, preoccupata il (vecchio) Garante dei detenuti  - visto che la nuova terna tarda ad insediarsi - che ha commissionato uno studio a cura di Emanuele Cappelli e Giovanni Suriano. Secondo i dati fermi al 17 gennaio “si registra una popolazione pari a 60.382 persone detenute su una capienza effettiva di 47.300 posti disponibili”. In tutto ciò alcuni ordini dei giornalisti continuano a protestare contro la presunta legge bavaglio di Costa. Ma per una analisi corretta occorrerà attendere il passaggio in Senato e poi la modifica del 114 cpp da parte del Governo.  Ultimo capitolo guardando al futuro è quello sulla separazione delle carriere: come dichiarato da Carlo Nordio al Parlamento qualche giorno fa, «se vogliamo farla seriamente, occorre una riforma costituzionale. La riforma costituzionale - lo sapete meglio di me - ha dei tempi; se, prima di quella, bisogna fare un'altra riforma costituzionale, questi tempi slittano, però vi posso dire che la riforma è nel programma di Governo e non andremo alle calende greche”. 

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