Intervista a Cristina Ornano

 Valentina Stella Dubbio 11 gennaio 2024

 

 

Ad un anno dal debutto delle nuove pene sostitutive delle pene detentive
brevi introdotte dalla riforma Cartabia - vale a dire la semilibertà sostitutiva, la detenzione domiciliare sostitutiva e il lavoro di pubblica utilità sostitutivo — la riforma sembra non decollare. Pur essendo consentita l'adozione di misure alternative al carcere per condanne fino a quattro anni già nella fase di merito, senza il passaggio davanti al giudice di sorveglianza, sembra che non ci siano abbastanza enti pronti ad accogliere i condannati. Ne parliamo con la presidente del Tribunale di Sorveglianza di Cagliari, Cristina Ornano, già Presidente di Area.

 

Dottoressa, qual è la situazione del suo distretto?

 

Il bilancio è sconfortante; nessuna semilibertà sostitutiva, 15 detenzioni domiciliari sostitutive, poche decine di lavori di pubblica utilità (Lpu) sostitutivi. Ciò nonostante gli indubbi vantaggi che le pene sostitutive assicurano.

 

Confrontandosi con i suoi colleghi di altre parti d’Italia si ravvisano gli stessi problemi?

 

I problemi sono identici, le statistiche ministeriali al 15.11.2023 attestano il dato nazionale di  due semilibertà, 246 detenzioni domiciliari e 1224 L.p.u. Numeri deludenti che non scardinano la penalità tradizionale.

 

Quali soluzioni possono essere messe in campo?

 

La piena attuazione della riforma richiederebbe un mutamento di paradigma, culturale ed organizzativo. Agire su quest’ultimo favorirebbe anche un mutamento di approccio culturale, che è, allo stato, di sfiducia in larga parte della magistratura e dell’avvocatura. Alla riforma non si sono accompagnati adeguati investimenti sui Servizi e nessuna innovazione organizzativa. E non è solo un problema di risorse,  ma di reingegnerizzare  il sistema. Le pene sostitutive hanno, infatti, una finalità anche risocializzativa, richiedono di costruire un progetto sulla persona, l’accompagnamento e la vigilanza. Il L.p.u.. sostitutivo, poi, pone problemi nuovi implicando la possibilità di svolgere anche 2/3000 ore di lavoro, con gravosi oneri a carico dell’ente ospitante. Nel mio distretto abbiamo avviato con l’UEPE e l’Ass.to regionale al lavoro un progetto con la creazione di uno sportello UEPE. per l’indagine sociofamiliare sul candidato e la sua profilazione, l’inserimento del profilo in una piattaforma informatica aperta ai datori di lavoro nella quale  far incontrare domanda ed offerta, un fondo per le coperture assicurative. Siamo a buon punto e potrebbe essere una soluzione.

 

La proposta Cartabia era stata pensata per ridurre il sovraffollamento. Ora le associazioni denunciano che nelle carceri ci sono 60 mila detenuti, cifra altissima che ci portò alla condanna dell’Italia da parte della Cedu. Lei sarebbe favorevole alla proposta del deputato Roberto Giachetti di modifica della liberazione anticipata speciale (75 giorni ogni semestre come ristoro per ridurre immediatamente il sovraffollamento) e ordinamentale (60 giorni anziché 45 ogni semestre per il futuro)?

Le statistiche ufficiali attestano al 31.12.2023 il dato agghiacciante di 61.166 presenze. E a preoccupare è anche il trend in costante e inarrestabile crescita negli ultimi tre anni
Sovraffollamento significa minore spazio, minore assistenza sanitaria e meno opportunità. La soluzione proposta dall’On.le Giacchetti ha il limite della sua natura emergenziale; è un film già visto : in assenza di misure strutturali  e di sistema, il carcere si alleggerisce per un  pò, ma poi si riempie rapidamente.

 

La premier Meloni durante la conferenza stampa ha detto: «la soluzione non è tagliare i reati ma ampliare le carceri». Che ne pensa?

 

In realtà, più carceri si aprono e più esse si riempiono. Per ridurre il tasso di carcerizzazione occorre agire sull’ostatività e gli automatismi esistenti  che aprono la strada al carcere, avviarsi al diritto penale minimo e investire sulle misure alternative.

 

Lei è stata Segretaria e Presidente di Area. Da attenta osservatrice della politica giudiziaria del Paese che giudizio dà di questi 14 mesi di Nordio a Via Arenula?

 

L’esordio del Ministro ha segnato la cifra della sua azione sul fronte della politica giudiziaria: riforma dell’art. 4 bis O.P.  con cui, mentre si è reso più difficile l’accesso alle benefici penitenziari ed alle misure alternative, si è cancellato con un tratto di penna dallo stesso 4 bis i reati di Pubblica amministrazione;  oggi è in discussione l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Con il “decreto Rave” si è inaugurata una politica di criminalizzazione  che finisce col lambire il delicato terreno dei diritti costituzionali di libertà. Assistiamo, quindi, ad un’azione che si muove su un doppio binario :  crollo verticale del controllo di legalità sull’attività pubblica e amministrativa e, all’opposto,  accelerazione delle politiche di criminalizzazione e repressione quale risposta a qualunque forma di allarme sociale sia esso reale,   percepito o costruito. Personalmente non credo che questo possa accrescere la legalità nel Paese, né la sicurezza dei cittadini.

Sul fronte degli uffici giudiziari, il gravissimo disagio  in cui questi versano  e, per contro, le sfide enormi a cui sono chiamati, richiederebbe misure e interventi organizzativi e di governo  che, finora, non abbiamo visto e non vediamo all’orizzonte.

 

Secondo Lei questo Governo, in particolare la presidenza del Consiglio, che davvero guiderebbe il timone sulla giustizia che rapporto ha voluto instaurare con la magistratura? A molti osservatori appare ondivago oppure se vogliamo di vicinanza quando si tratta di preservare la legislazione antimafia e contrario per quanto concerne i reati contro la pubblica amministrazione.

 

Da magistrato a preoccuparmi non tanto è il rapporto che la maggioranza di turno  cerca di instaurare con la magistratura, ma piuttosto che una parte della magistratura, per le ragioni più diverse, cada nella tentazione  di cedere ad un collateralismo con il potere politico, perché questo, a prescindere dal suo colore, è quanto di più pernicioso possa esserci per la sua indipendenza  e la sua autonomia.


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