Audizioni su fuori ruolo

 Valentina Stella Dubbio 11 gennaio 2024

  

«Nei numeri è la sicurezza» diceva il poeta e oratore romano Decimo Giunio Giovenale. E invece qui pare che a discettare di magistrati fuori ruolo i conti non tornano. Vediamo perché. Si sono tenute ieri in Commissione Giustizia della Camera diverse audizioni nell'ambito dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni sul riordino della disciplina appunto del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili, al fine di fornire più elementi ai deputati per esprimere entro la fine mese dei pareri non vincolanti, ultimo passo prima dell’approvazione definitiva dei decreti attuativi da parte del Governo. La prima ad essere audita è stata l’Associazione Nazionale Magistrati, tramite il presidente Giuseppe Santalucia, il Segretario Salvatore Casciaro, la vice presidente Alessandra Maddalena. Secondo l’Anm « a differenza di quanto è stato detto da taluno la riduzione del numero dei fuori ruolo per i magistrati ordinari è fortemente significativa; non si tratta solo di una riduzione di venti unità. Oggi l’art. 11 del decreto prevede che non possono essere superiori alle 180 unità. Ma il termine di riferimento, come peraltro la relazione illustrativa segnala, non è il numero di 200 che è quello attualmente previsto dei collocabili fuori ruolo, perché in effetti si arriva a 260 considerando la legge del 2008 che ha previsto che nel numero dei 200 non dovessero essere considerati alcuni incarichi fuori ruolo ( quelli presso la Presidenza della Repubblica, Corte Costituzionale e Csm). Se si considera questo numero allora la riduzione per i magistrati ordinari fuori ruolo è nell'ordine del 25% sull'organico di fatto». Ha poi precisato: «è possibile che si vada oltre i 180 solo temporaneamente. Però questa possibilità è prevista solo per due categorie, tra cui quella per gli incarichi internazionali. Però se il Presidente della Repubblica richiedesse la 181esima unità il Csm sarebbe costretto a dire no». In sintesi «Noi non difendiamo i fuori ruolo tout court ma quelli di particolare significato avrebbero meritato una considerazione diversa». Tra gli interventi anche quello del Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco: « La ratio della legge delega 71/2022, che prevedeva la riduzione del numero dei magistrati fuori ruolo, con questo atto del governo è completamente vanificata e aggirata. L’atto del governo prevede che i fuori ruolo vengano ridotti di sole 20 unità, da 200 a 180, numeri che però non contemplano i magistrati esonerati dalle funzioni giudiziarie così come quelli nominati nelle commissioni esaminatrici del concorso in magistratura. È chiaro che il decreto delegato non possa essere approvato in questi termini». Inoltre, secondo il vertice dell’avvocatura istituzionale « lo schema di decreto contiene in ogni articolo una serie di affermazioni di principi, condivisibili o meno, che però presentano nello stesso articolo numerose eccezioni che annullano il principio dapprima affermato: nemmeno Penelope è stata così capace di tessere la tela di giorno e disfarla di notte. L’articolo 2, per esempio, che indica quali sono gli incarichi esercitabili esclusivamente fuori ruolo, contiene già al terzo comma una eccezione. Poi c’è l’articolo 4 che preoccupa davvero, in pratica la norma consentirebbe a un magistrato, per esempio, di svolgere in collocamento fuori ruolo 7 anni più altri 7 anni intervallati solo da tre anni in servizio. I magistrati italiani sono, secondo i dati del Cepej, i migliori in Europa e, se è vero che il cattivo funzionamento della giustizia incide per il 2 per cento del PIL, investiamo allora lo 0,5 per cento di quel 2 per cento e recuperiamo così l’1,50 del prodotto interno lordo. E per riacquistare questi punti di PIL si deve fare soltanto una cosa: aumentare il numero dei magistrati in servizio». A parlare anche l’Unione delle Camere Penali con il Presidente Francesco Petrelli e il Segretario Rinaldo Romanelli: «L’Unione ha lamentato l’assoluta inconsistenza dell’intervento effettuato in relazione al numero massimo dei fuori ruolo che è meramente formale e, nella sostanza, si limita a fotografare la situazione esistente. Se è vero, infatti, che il numero massimo teorico di magistrati che oggi possono essere collocati fuori ruolo è, complessivamente, di 240 e che lo schema di decreto attuativo lo riduce a 180, è altrettanto vero che i magistrati attualmente fuori ruolo sono 194 e dunque, la modifica, in concreto, avrebbe l’effetto di ridurre, nel tempo e salve le norme transitorie, questo numero di poche unità. Si tratta di un chiaro tradimento della volontà della legge delega che, pur lasciando l’individuazione della misura della riduzione da effettuare al legislatore delegato, sulla base del presupposto che fosse necessaria una previa ricognizione di quegli incarichi che necessariamente devono essere svolti da magistrati, intendeva incidere significativamente sul fenomeno, circoscrivendolo quanto più possibile». Audita anche la presidente della Scuola nazionale dell’amministrazione (Sna) Paola Severino: « Mi pare che la logica che sorregge il decreto sia quella di ridurre la tipologia degli incarichi fuori ruolo e la loro durata complessiva, ridotta da 10 a 7 anni, fatte salve alcune eccezioni. Sostanzialmente il termine di dieci anni era quello già recato dalla legge del 2012, che aveva già comunque cercato di dare una limitazione agli incarichi fuori ruolo».

 

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