Costa: sanzionare i magistrati causa di errori giudiziari

 Angela Stella Unità 31 gennaio 2024

 

Una proposta di legge per sanzionare sul piano disciplinare il magistrato che ha determinato una ingiusta detenzione: l’ha rilanciata ieri l’onorevole di Azione Enrico Costa durante una conferenza stampa convocata per illustrare i risultati sulla giustizia e una pdl su lobbying e conflitti di interesse. Sulla scia del caso Zuncheddu e sulla “necessità di riavvolgere il nastro per capire chi ha sbagliato” ha detto Costa, la sua pdl si prefigge l’obiettivo  di trasmettere la sentenza che accoglie la domanda di riparazione per ingiusta detenzione agli organi titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati, per le valutazioni di loro competenza. Come si legge nella relazione “dal 1992 al 2020 30.000 persone hanno ricevuto l’indennizzo per ingiusta detenzione, con una media di 1.000 all’anno. Poiché il 77 per cento delle richieste di indennizzo vengono respinte, si può stimare che a essere privati ingiustamente della libertà personale negli ultimi trenta anni siano state quasi 100.000 persone. La spesa che lo Stato ha dovuto sostenere ammonta a quasi 900 milioni. Di fronte alle assoluzioni di persone che erano state arrestate, ha pagato solo lo Stato, mentre nessuna sanzione disciplinare è stata comminata a chi ha sbagliato. Dai dati forniti dal Ministero della giustizia su richiesta della Corte dei conti, emerge che negli anni 2016-18 sono stati aperti 3 fascicoli disciplinari (su 1.000 ingiuste detenzioni), tutti chiusi con l’archiviazione; nel 2019, zero fascicoli aperti”. Si chiede il vice segretario di Azione: “di fronte a tali situazioni che colpiscono le famiglie, l’attività lavorativa, la credibilità di soggetti che entrano nel sistema carcerario o la cui libertà personale viene ingiustamente limitata, può essere ammissibile che a pagare sia sempre e soltanto lo Stato?”. La risposta è no: per Costa si deve “abbandonare la cultura della

comoda deresponsabilizzazione a favore di un più diretto e penetrante controllo sull’operato del magistrato”. Nella stessa conferenza stampa, il parlamentare ha illustrato altresì una pdl  in materia di pubblicità delle sentenze di assoluzione o proscioglimento. La proposta del responsabile giustizia di Azione punta a potenziare le attribuzioni del Garante per la protezione dei dati personali affinché possa intervenire entro 48 ore se il direttore o il responsabile di una testata giornalistica, radiofonica, televisiva o online non dia notizia della sentenza assolutoria o di proscioglimento su richiesta dell’interessato nello stesso modo in cui è stata data notizia dell’indagine. Come è noto molti giornali e tg danno ampio spazio alle notizie degli arresti o di indagini, soprattutto su personaggi eccellenti. Tuttavia quando arriva l’assoluzione quasi nessuno ne dà atto: un po’ perché per i propri lettori non fa notizia, un po’ perché non si riesce ad ammettere l’errore, un po’ anche perché forse non lo si sa visto che le Aula di tribunali duranti i processi, ossia quando si forma la prova, restano semideserte.  Eppure il Testo unico dei doveri della stampa all’articolo 8 prevede che il giornalista «in caso di assoluzione o proscioglimento, ne dà notizia sempre con appropriato rilievo e aggiorna quanto pubblicato precedentemente, in special modo per quanto riguarda le testate online». Tuttavia la deontologia è spesso sottovalutata. Durante l’incontro con i giornalisti Costa ha illustrato anche un bilancio di quello fatto in materia di giustizia dai banchi dell’opposizione specificando che  “i nostri risultati non sono frutto di blitz ma di una visione complessiva”.  Ma quali sono i risultati ottenuti? Rimborso spese legali agli assolti fino a 10.500 euro, diritto all’oblio per gli assolti tramite la deindicizzazione dei contenuti relativi al procedimento penale da parte dei motori di ricerca, recepimento della Direttiva sulla presunzione di innocenza, “sulla prescrizione siamo stati i primi a presentare una pdl e poi le altre forze politiche ci sono venute dietro, abbiamo trainato la maggioranza convinta ma timida sul tema” ha specificato Costa, divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare. Poi è passato ad elencare le proposte assorbite nel ddl Nordio in procinto di arrivare nell’Aula del Senato: abrogazione dell’abuso di ufficio, interrogatorio dell’indagato prima dell’esecuzione della custodia cautelare, giudice collegiale per decidere sulla misura cautelare, iniziative normative in materia di intercettazioni telefoniche e ambientali, con particolare riferimento alla loro diffusione, soprattutto se riguardano terzi non indagati e vengono estrapolate dal contesto generale. “Sulla separazione delle carriere – ha concluso Costa - il Governo ha tirato il freno a mano, ma aveva consentito l'approvazione di una nostra mozione che impegnava il Governo a farlo. Poi è arrivato il premierato e tutto si è fermato. Noi continueremo a insistere perché questo tema venga affrontato sia in commissione che in Aula, per capire se c'è una convergenza su questa”. 

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