Mi spacca l’Anm L’accusa: «State con il governo»
valentina stella dubbio 23 gennaio 2024
Da quando si è insediato il governo Meloni non è la prima volta che Magistratura Indipendente prova a rompere l’unità dell’Anm su temi cruciali, peraltro accusando le altre componenti dell’Anm di fare politica antigovernativa. È successo a ottobre sul caso Apostolico, si è ripetuto durante il Cdc di questo fine settimana su altri due temi. Il parlamentino dell’Anm ha infatti approvato due documenti – uno relativo all’informativa di Nordio al Parlamento e l’altro in riferimento alle dichiarazioni del vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli – entrambi non sottoscritti dalla corrente conservatrice. Con il primo elaborato - “Una relazione problematica” – rispetto a quanto detto dal Guardasigilli, le toghe hanno voluto riaffermare «la necessaria difesa e salvaguardia dello strumento delle intercettazioni», ribadire le preoccupazioni per l’abrogazione del reato di abuso di ufficio, tutelare la «comune cultura della giurisdizione, che è essenziale per tutti gli appartenenti all’ordine giudiziario, siano essi giudici che pubblici ministeri, quale prima garanzia dell’indagato». Nel secondo documento “Parole ed equilibrio”, il “sindacato” delle toghe ha stigmatizzato quanto detto dal numero due di Piazza Indipendenza: «Stupiscono le recenti dichiarazioni del Vicepresidente del Csm a proposito del supposto “deragliamento” del precedente Csm: dichiarazioni “straordinarie”, che, anche nella più benevola lettura, dimenticano che gli ordini del giorno del Csm sono firmati dal Presidente della Repubblica, circostanza che chi svolge il ruolo di vicepresidente da oltre un anno conosce bene». Ebbene, entrambe le relazioni non sono state condivise da Mi. Ennesima dimostrazione di collateralismo governativo oppure rifiuto di far apparire l'Anm alla stregua di un partito politico, come sostiene la stessa Mi? Lo abbiamo chiesto agli esponenti degli altri gruppi associativi. Rocco Maruotti, componente del Cdc per AreaDg, ci spiega nel dettaglio come si sono svolti i fatti: «Dopo una discussione in Cdc che aveva occupato l’intera giornata di sabato sui contenuti della relazione del ministro Nordio sullo stato della Giustizia e sulla conferenza stampa del vice presidente del Csm Pinelli, dibattito nel quale erano intervenuti, con accenti anche estremamente critici, diversi esponenti di Mi, stranamente, domenica mattina, alla riapertura dei lavori e quando si doveva semplicemente votare un documento unitario, che anche i colleghi di Mi avevano contribuito a scrivere, ci hanno fatto sapere che ritiravano la loro firma da quel documento, accampando come pretesto un trafiletto pubblicato sul Fatto Quotidiano che dava conto della posizione espressa dagli esponenti di un altro gruppo, Magistratura democratica, nel corso del dibattito di sabato, dibattito peraltro pubblico e che si poteva seguire in diretta su Radio Radicale». Continua Maruotti: «In molti abbiamo avuto la sensazione che nella notte fosse successo qualcos’altro che aveva fatto cambiare idea ai colleghi di Mi. Evidentemente non sempre la notte porta consiglio». Ma cosa sarebbe successo? Forse gli esponenti di Mi si sono confrontati con il nuovo segretario, Claudio Galoppi, che non era presente al Cdc, a differenza del suo predecessore
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