Costa: pubblicizzare la assoluzioni

 Valentina Stella Dubbio 31 gennaio 2024


 


Una proposta di legge in materia di pubblicità delle sentenze di assoluzione o proscioglimento: l’ha rilanciata ieri l’onorevole Enrico Costa durante una conferenza stampa convocata per illustrare i risultati sulla giustizia e una pdl su lobbying e conflitti di interesse. La proposta del responsabile giustizia di Azione punta a potenziare le attribuzioni del Garante per la protezione dei dati personali affinché possa intervenire entro 48 ore se il direttore o il responsabile di una testata giornalistica, radiofonica, televisiva o online non dia notizia della sentenza assolutoria o di proscioglimento su richiesta dell’interessato nello stesso modo in cui è stata data notizia dell’indagine. Come è noto siamo abituati a vedere sparate in prima pagina o in prime time le notizie su arresti e indagini ma quando poi quelle stesse persone coinvolte vengono riconosciute innocenti dalla giustizia o si ignora la notizia o gli si attribuisce un trafiletto. Eppure il Testo unico dei doveri della stampa all’articolo 8 prevede che il giornalista «in caso di assoluzione o proscioglimento, ne dà notizia sempre con appropriato rilievo e aggiorna quanto pubblicato precedentemente, in special modo per quanto riguarda le testate online». Tuttavia la deontologia è spesso sottovalutata. Certo, questa proposta potrebbe far storcere il naso alla categoria se in fase di approvazione, avendo l’appoggio della maggioranza, si dovessero configurare delle sanzioni per i giornalisti che non adempiono alla richiesta dell’assolto. E già sappiamo che il clima tra la stampa e Costa non è sereno per via di quella che è stata definita erroneamente ‘legge bavaglio’ in merito al divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare. Nella stessa conferenza stampa, il parlamentare ha lanciato anche un’altra proposta (Modifica all’articolo 315 del codice di procedura penale, in materia di trasmissione del provvedimento che accoglie la domanda di riparazione per ingiusta detenzione, ai fini della valutazione disciplinare dei magistrati): sulla scia del caso Zuncheddu e sulla «necessità di riavvolgere il nastro per capire chi ha sbagliato» ha detto Costa, la sua pdl si prefigge l’obiettivo  di trasmettere la sentenza che accoglie la domanda di riparazione per ingiusta detenzione agli organi titolari dell’azione disciplinare nei riguardi dei magistrati, per le valutazioni di loro competenza. Come si legge nella relazione «dal 1992 al 2020 30.000 persone hanno ricevuto l’indennizzo per ingiusta detenzione, con una media di 1.000 all’anno. Poiché il 77 per cento delle richieste di indennizzo vengono respinte, si può stimare che a essere privati ingiustamente della libertà personale negli ultimi trenta anni siano state quasi 100.000 persone. La spesa che lo Stato ha dovuto sostenere ammonta a quasi 900 milioni. Di fronte alle assoluzioni di persone che erano state arrestate, ha pagato solo lo Stato, mentre nessuna sanzione disciplinare è stata comminata a chi ha sbagliato. Dai dati forniti dal Ministero della giustizia su richiesta della Corte dei conti, emerge che negli anni 2016-18 sono stati aperti 3 fascicoli disciplinari (su 1.000 ingiuste detenzioni), tutti chiusi con l’archiviazione; nel 2019, zero fascicoli aperti». Si chiede il vice segretario di Azione: «di fronte a tali situazioni che colpiscono le famiglie, l’attività lavorativa, la credibilità di soggetti che entrano nel sistema carcerario o la cui libertà personale viene ingiustamente limitata, può essere ammissibile che a pagare sia sempre e soltanto lo Stato?». La risposta è no: per Costa si deve «abbandonare la cultura della

comoda deresponsabilizzazione a favore di un più diretto e penetrante controllo sull’operato del magistrato». Durante l’incontro con i giornalisti Costa ha illustrato anche un bilancio di quello fatto in materia di giustizia dai banchi dell’opposizione specificando che «siamo stati trainanti e che i nostri risultati non sono frutto di blitz ma di una visione complessiva».  Ma quali sono i risultati ottenuti? Rimborso spese legali agli assolti fino a 10.500 euro, diritto all’oblio per gli assolti tramite la deindicizzazione dei contenuti relativi al procedimento penale da parte dei motori di ricerca, recepimento della Direttiva UE 2016/343 sulla presunzione di innocenza, «sulla prescrizione siamo stati i primi a presentare una pdl e poi le altre forze politiche ci sono venute dietro, abbiamo trainato la maggioranza convinta ma timida sul tema» ha specificato Costa, divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell’udienza preliminare. Poi è passato ad elencare le proposte assorbite nel ddl Nordio in procinto di arrivare nell’Aula del Senato: abrogazione dell’abuso di ufficio, interrogatorio dell’indagato prima dell’esecuzione della custodia cautelare, giudice collegiale per decidere sulla misura cautelare, iniziative normative in materia di intercettazioni telefoniche e ambientali, con particolare riferimento alla loro diffusione, soprattutto se riguardano terzi non indagati e vengono estrapolate dal contesto generale. «Sulla separazione delle carriere – ha concluso Costa -  il Governo ha tirato il freno a mano, ma aveva consentito l'approvazione di una nostra mozione che impegnava il Governo a farlo. Poi è arrivato il premierato e tutto si è fermato. Noi continueremo a insistere perché questo tema venga affrontato sia in commissione che in Aula, per capire se c'è una convergenza su questa».

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue