Bufera su Pinelli per l’attacco alla precedente gestione del Csm: imbarazzo su Mattarella

 Angela Stella unità 20 gennaio 2024 

 

A Palazzo dei Marescialli (che il 12 febbraio sarà intitolato a Vittorio Bachelet, il vicepresidente del Csm assassinato nel 1980 dalle Brigate rosse)  non c’è quiete dopo la tempesta sollevata dalle sorprendenti dichiarazioni del vice presidente del Csm, Fabio Pinelli, che ha accusato il precedente Consiglio di aver esondato rispetto alle proprie funzioni, rappresentando, di fatto, una “terza Camera”, e tirando in ballo indirettamente anche il Capo dello Stato nonché presidente dell’organo di governo autonomo, Sergio Mattarella. Si sono, infatti, manifestate, senza troppi stupori, spaccature tra le correnti del Csm. I primi a pronunciarsi sono stati la sera stessa della conferenza stampa Francesca Abenavoli, Marcello Basilico, Maurizio Carbone, Genantonio Chiarelli, Tullio Morello e Antonello Cosentino di Area, Michele Forziati, Antonino Laganà, Roberto D’Auria e Marco Bisogni di Unicost, Roberto Fontana (indipendente), Domenica Miele di Md, a cui si è aggiunta la firma di Dario Scaletta di Magistratura Indipendente. «Non sappiamo su quali basi fattuali e giuridiche il vicepresidente fondi tali discutibili affermazioni - hanno sottolineato -. È certo che noi non le condividiamo minimamente, né in relazione alla lettura del ruolo costituzionale del Csm che esse sottendono, né in relazione al giudizio sull’operato dello scorso Consiglio, che ha dovuto affrontare gravi e delicate vicende mantenendosi sempre nei limiti delle proprie prerogative». L’auspicio era che questo documento fosse firmato anche da Magistratura Indipendente la quale, tuttavia, dopo una lunga riflessione ha deciso di non sottoscriverlo. Il gruppo correntizio, considerato da molti collaterale al Governo di destra, ha partorito due comunicati ieri mattina, circostanza alquanto singolare. Arriva prima una nota dei consiglieri di MI della consiliatura 18/22 -  Loredana Micciché, Antonio D’Amato, Paola Maria Braggion, Maria Tiziana Balduini - . Rivendicano che si “è lavorato moltissimo”, introducendo “prassi virtuose” e si dicono dispiaciuti che “l’attuale vice presidente continui a ricordare solo i momenti difficili della scorsa consiliatura, senza dare atto né del lavoro svolto, né del suo contributo per la tenuta dell’Istituzione”. Loro però hanno dimenticato di dire che MI fu parte del deragliamento delle funzioni del Consiglio rispetto al mandato costituzionale: diversi consiglieri si dimisero infatti per lo scandalo dell’Hotel Champagne. Ne è poi seguita una fase di rinnovamento della quale comunque Pinelli non ha dato atto. Nella seconda parte della mattinata ecco che però arriva l’altro comunicato, molto vago, degli attuali consiglieri di MI -  Paola D’Ovidio, Edoardo Cilenti, Maria Vittoria Marchianò, Maria Luisa Mazzola, Bernadette Nicotra, Eligio Paolini –. Se da un lato ribadiscono che “sulle questioni istituzionali occorre equilibrio e ponderazione, nei toni come nei contenuti”, dall’altro lato però “prendono atto delle opportune precisazioni e puntualizzazioni che sono seguite da parte dello stesso Vicepresidente”. L’impressione è che in pratica non se la sono sentita di scontentare la destra. Proprio quest’ultima tace – fatta eccezione per il senatore azzurro Gasparri che ha definito “giuste” le dichiarazioni di Pinelli. Nulla dalla Lega di Salvini che lo ha indicato nel posto che ricopre. Silenzio di imbarazzo o di blindatura? Sta di fatto che gli unici ad insorgere sono stati gli esponenti del Partito democratico. Tra gli altri, l’ex Ministro Andrea Orlando ha dichiarato: “brutte, sorprendentemente brutte, le parole del vicepresidente del Csm. Un altro strappo istituzionale. Mancanza di riguardo per chi in base alla Costituzione presiede quel consesso. Mancanza di stile in generale”. Intanto la sesta Commissione del Csm ha indicato i sei nomi del comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura: Roberto Giovanni Conti, Loredana Nazzicone e Gian Andrea Chiesi, per il settore civile; Vincenzo Sgubbi, Fabio Di Vizio e Roberto Peroni Ranchet, per il penale. Manca l’indicazione di un docente universitario: ancora quindi non è sicura la nomina dell’ex presidente della Consulta Silvana Sciarra. Sta di fatto che queste nomine sono state anticipate da velenose indiscrezioni giornalistiche che hanno inquinato il dibattito e fatto saltare anche nomi validi, “il miglior modo per screditare l’istituzione” ha detto Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm che ha integrato l’ordine del giorno del prossimo Cdc proprio con argomento Pinelli e relazione Nordio al Parlamento. 


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