Appello del garante

 Angela Stella unità 16 gennaio 2024

 

Nonostante un decreto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del 21 dicembre 2023 che nominava, per un quinquennio, Felice Maurizio D'Ettore, Irma Conti e Mario Serio rispettivamente a Presidente e a Componenti del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, al momento non si sono ancora insediati e quindi il primo comunicato stampa del nuovo anno sulla situazione carceraria spetta alla vecchia terna, guidata da Mauro Palma che denuncia “18 decessi in carcere e un sovraffollamento del 127,54% nei primi 14 giorni del 2024”. Andando nel dettaglio dei dati, “4 persone si sono suicidate nei primi 9 giorni dell’anno, tra il 5 e il 14 gennaio: la prima era entrata in carcere ad Ancona a settembre, per la revoca della detenzione domiciliare con cui stava scontando la pena, e ne sarebbe uscita ad agosto di quest’anno. La penultima, detenuta nella Casa circondariale di Cuneo, era in carcere da 13 giorni: entrata il 28 dicembre, si è tolta la vita il 10 gennaio. A queste morti vanno aggiunte le 14 catalogate come ‘morti per cause naturali’”. Il 6 gennaio è morto dopo un lungo sciopero della fame Stefano Bonomi, 65 anni, detenuto nel carcere di Rieti, in attesa di giudizio; se ne è andato nel reparto di medicina protetta dell’ospedale Belcolle di Viterbo dove era stato ricoverato coattivamente e sottoposto ad alimentazione forzata, dopo aver intrapreso uno sciopero della fame. Il collegio del Garante lancia dunque l’allarme: “18 morti nei primi 14 giorni dell’anno sono il preannuncio di un andamento molto simile a quello del 2022, quando si sono contati 85 suicidi nel corso dell’anno: 8 nel mese di gennaio, esattamente 5 nei primi 14 giorni”.  Tutto ciò avviene nelle stesse ore in cui è arrivata la condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo all’Italia per aver sottoposto un detenuto a maltrattamenti non garantendogli le cure mediche di cui necessitava, ma ha stabilito che la prigione è compatibile con il suo stato di salute. L'uomo, che ha fatto ricorso alla Corte di Strasburgo nell'ottobre 2020, condannato all'ergastolo per una serie di gravi reati, tra cui l'appartenenza a un'organizzazione criminale di stampo mafioso, soffre di diversi problemi di salute, tra cui una grave osteoporosi, ed è stato riconosciuto invalido al 100%. Nonostante il suo trasferimento dal carcere di Rebibbia a Roma prima a Milano e poi a Parma per assicurargli le cure necessarie, queste non sono state adeguate, osserva la Cedu nella sentenza. Per quanto concerne il sovraffollamento assistiamo, da quanto elaborato dal Garante, ad “una progressione preoccupante rispetto agli anni precedenti: se alla fine del 2022 la popolazione detenuta era aumentata di circa 2000 unità rispetto a dicembre del 2021, l’aumento registrato al 30 dicembre 2023 è esattamente del doppio, con circa 4000 persone detenute in più. Negli ultimi tre mesi (dal 14 ottobre al 14 gennaio) l’aumento è stato di 1196 presenze, quindi, quasi 400 al mese.  L’indice attuale dell’affollamento delle carceri italiane, alla data del 14 gennaio 2024, è del 127,54%: 60.328 persone detenute, 13.000 in più rispetto ai 47.300 posti disponibili, con punte di sovraffollamento del 232,10% nella Casa circondariale di San Vittore a Milano, del 204,95% nella Casa circondariale di Canton Mombello a Brescia, del 204,44% in quella di Lodi, 195,36 in quella di Foggia”. Pertanto il Garante nazionale “segnala a tutte le Autorità responsabili (ossia Nordio e sottosegretari, ndr), che lo stato di sovraffollamento degli Istituti penitenziari italiani non può attendere i tempi di progetti edilizi di diverso genere e non è colmato dalla realizzazione dei nuovi 8 padiglioni inseriti dal precedente Governo nel PNRR, poiché essi potranno ospitare non più di 640 persone: una goccia rispetto all’eccedenza attuale di 13.000 detenuti rispetto ai posti disponibili”. La conclusione inevitabile e suggerita da tempo ma rimasta inascoltata? “Si assumano provvedimenti urgenti di deflazione della popolazione detenuta come quelli introdotti con il decreto-legge 23 dicembre 2013 n. 146 (Misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria, ndr), sia pure di durata temporanea, e che si avvii in tempi rapidi la previsione  normativa per consentire una modalità diversa di esecuzione penale per le persone condannate a pene brevi, inferiori ai due anni di reclusione, che oggi contano più di 4000 unità; una modalità di forte rapporto territoriale, da attuare anche recuperando strutture demaniali già esistenti”.

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