Gratteri boccia i fuori ruolo e dice no al voto agli avvocati

 Valentina Stella  dubbio18 gennaio 2024


Ieri in Commissione Giustizia della Camera, nell’ambito dell’esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di riforma ordinamentale della magistratura, si è svolta l’audizione di Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli. Sui fuori- ruolo ha ribadito quanto detto già in diverse occasioni pubbliche e il suo pensiero appare chiaramente in controtendenza rispetto al resto della magistratura: «I fuori ruolo sono ancora una volta privilegiati in questa riforma, cioè quei magistrati che lavorano al ministero, distaccati agli organi costituzionali o internazionali, pur costituendo una grave anomalia in una situazione di scopertura di organico».


Su questo punto, ossia sul taglio risibile dei magistrati distaccati, è incredibilmente in sintonia con l’avvocatura: «Malgrado l’ultima riforma abbia ridotto di poco meno di 20 unità i magistrati fuori ruolo, io penso che debba essere ancora più stringente la possibilità - ha spiegato Gratteri -, considerato che mancano 1.700 magistrati in pianta organica. Quindi si potrebbe ridurre ancor di più il numero dei “fuori ruolo” e quello che stanno facendo oggi i magistrati fuori ruolo potrebbero farlo molto bene i magistrati in pensione, come ad esempio per la Scuola superiore della magistratura. Anziché ammazzarsi per nominare magistrati in servizio ci sono tanti magistrati di altissimo livello, da tutti i punti di vista


sul piano morale, etico e tecnico giuridico in pensione che potrebbero essere utilizzati e far continuare i magistrati a scrivere sentenze o fare i pubblici ministeri». Alcuni magistrati obietterebbero che a quelli in pensione mancherebbe l’aggiornamento giurisprudenziale da condividere durante le lezioni. Poi l’affondo contro gli avvocati che potranno esprimere un voto sulle valutazioni di professionalità dei magistrati e accedere ai fascicoli personali delle toghe durante le discussioni nei Consigli giudiziari: «Con il controllo degli avvocati su magistrati cosa pensate di ottenere in più? L’Europa ci chiede maggiore efficienza e velocità, non maggiore controllo su chi amministra la giustizia». Poi su esplicita domanda del vicepresidente della Commissione Federico Cafiero de Raho, ex capo della Direzione nazionale antimafia, Gratteri ha parlato chiaramente di «grave ingerenza» con l’aumento di potere degli avvocati. «Si sottopone i magistrati al giudizio degli avvocati, in particolare del portavoce del Consiglio dell’Ordine di riferimento - ha detto il procuratore -, il che delegittima il magistrato, poiché un intero ordine dà un peso e una valutazione. Il magistrato non sarà sereno a giudicare il cliente, magari importante, del presidente dell’Ordine. Di riflesso si vulnerebbe il principio di autonomia e terzietà del giudice anche e solo sotto il profilo dell’immagine.


Non capisco tutto questo controllo che la politica intende fare, o intende apportare sui magistrati, viene visto come un qualcosa di punitivo questo controllo


da parte degli avvocati. Gli avvocati sono parte e non si può fare il parallelo con gli avvocati componenti del Csm, perché questi non possono fare gli avvocati e non può essere utilizzata nemmeno la carta intestata con il nome degli avvocati che in quel momento sono al Csm». Senza mezzi termini, ha reputato «negativa» la valutazione da parte degli avvocati. «In Calabria mi è capitato più volte di arrestare avvocati, anche di caratura nazionale e con incarichi pubblici, e in queste situazioni ti trovi ad essere criticato dalla Camera penale, senza che vengano neanche lette le migliaia di pagine dell’inchiesta. Bisogna fare attenzione a questa grande apertura» ha concluso Gratteri.

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