Tubo mangia-rifiuti, al via esperimento di giovane olandese

di Valentina Stella Il Meridione 8 settembre 2018

Il Time Magazine l’ha definita la miglior invenzione del mondo nel 2015: ora quella idea del giovane olandese Boyan Slat si è concretizzata e oggi un maxi tubo lungo 600 metri partirà da San Francisco e inizierà il suo viaggio verso l’Oceano Pacifico. Dopo cinque anni di test, un gigantesco Pac-Man andrà all'assalto della Grat Pacific Garbage Patch, l'isola di rifiuti tra Hawaii e California grande tre volte la Francia. Ocean Cleanup, così si chiama il progetto, è stato immaginato nel 2013 quando Slat aveva 18 anni. Ha raccolto oltre 30 milioni di dollari di donazioni private. Rispetto al progetto iniziale, il maxi tubo è stato reso più resistente al vento e alle onde. La struttura ad U è composta oltre che dal tubo, anche da un pannello rigido sottostante che ha lo scopo di raccogliere i frammenti di plastica sotto la superficie dell'acqua. La missione si può seguire sul sito theoceancleanup.com. Il team è composto da oltre 70 ingegneri, ricercatori, scienziati e modellatori computazionali che lavorano quotidianamente per liberare gli oceani dalla plastica. In particolare l’“isola di plastica“, verso cui la spedizione si dirigerà, è enorme accumulo di questo materiale situato nell’Oceano Pacifico (si parla di 80mila tonnellate di rifiuti) con un’estensione spaventosa, seppur non sia precisamente definibile: le stime vanno da 700.000 km² fino a più di 10 milioni di km², ovvero un’area addirittura più estesa della superficie degli Stati Uniti. Ocean Cleanup, utilizzando le correnti oceaniche a loro vantaggio, prevede di raccogliere la metà della plastica in 5 anni. La plastica concentrata verrà portata a riva per essere riciclata e venduta alle aziende. Le entrate guadagnate contribuiranno a finanziare l'espansione della pulizia verso altre mete oceaniche. Da dove nasce questa che può apparire una idea folle dinanzi ad un enorme problema globale? Tutto è iniziato quando il 16enne Boyan Slat si è immerso in Grecia ed è rimasto sorpreso nel vedere più plastica che pesce. Era chiaro che una pulizia con navi e reti avrebbe richiesto migliaia di anni, sarebbe costata decine di miliardi di dollari, e avrebbe provocato danni alla vita marina e portato a grandi quantità di emissioni di carbonio. Il giovane Boyan ha ribaltato così la prospettiva e ha messo in pratica il suo motto: “Se non puoi andare a prendere la plastica, lascia che la plastica venga a te”. E così ha cominciato a fare i primi passi che lo porteranno oggi a sfidare l’immensità dell’oceano.  Ma perché tutta questa plastica finisce nel mare? Innanzitutto, contrariamente a quanto forse si può credere, l’80% dei rifiuti presenti nei nostri mari non provengono dalle navi o dalle piattaforme petrolifere, bensì dalla terra. 

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