Csm: eletto il renziano Ermini alla vice presidenza È bufera politica

di Valentina Stella Il Meridione 28 settembre 2018

Il Consiglio Superiore della Magistratura ha eletto vice presidente David Ermini creando una spaccatura senza precedenti interna ed esterna. L’avvocato cassazioni sta, deputato per due legislature ed ex responsabile Giustizia del Pd nella segreteria Renzi, è passato sul filo di lana nella seduta presieduta dal capo dello Stato Sergio Mattarella, che è anche il presidente del CSM: solo al terzo scrutinio, con tredici voti a favore contro gli undici che sono andati al suo diretto concorrente, il professore Alberto Maria Benedetti, laico dei Cinquestelle. Per Ermini hanno votato i togati di Unità per la Costituzione, la corrente di centro, e quelli di Magistratura Indipendente, il gruppo legato al deputato del Pd Cosimo Ferri, assieme ai vertici della Cassazione - il primo presidente Giovanni Mammone e il Pg Riccardo Fuzio - che sono risultati determinanti per la vittoria. A sostegno di Benedetti invece i togati di Area e Autonomia e Indipendenza, il gruppo capitanato da Piercamillo Davigo, a cui si sono uniti i voti dei Cinquestelle e della Lega. Mentre si sono astenuti i due laici di Forza Italia. Ermini ha subito annunciato di aver chiesto al Pd di sospendere la sua iscrizione, in quanto chi approda al Csm deve “dismettere la casacca” di appartenenza e avere come unico riferimento “la legge e la Costituzione” ha sostenuto riprendendo le parole pronunciate qualche giorno fa dal capo dello Stato. E da Mattarella, che ha ricordato che il Csm è un ‘organo collegiale’, gli sono giunti gli auguri di buon lavoro. Ma la polemica non si placa. Area ha cercato sino all'ultimo la convergenza con gli altri gruppi su un candidato “dotato di autorevolezza e di autonomia”, in grado di garantire una guida del Csm “indipendente da qualsiasi interferenza esterna”. All'attacco è andato il gruppo di Davigo: “la strettissima maggioranza con la quale è stato eletto l'avvocato Ermini ha diviso in due il Csm a causa della diretta provenienza del nuovo vicepresidente dalla politica” e “dè la sensazione che il Csm sia un contrappeso del governo”. Tuttavia la scelta che lacera i consiglieri togati, proprio per la provenienza politica di Ermini, ha alzato ancor di più la polemica fuori da Palazzo dei Marescialli. I pentastellati giudicano una “vergogna” che un politico del suo calibro possa stare al vertice di un organo che deve tutelare l'autonomia della magistratura e ne chiedono le dimissioni . “È un renzianissimo, ma dov'è l'indipendenza?", tuona il vicepremier Luigi Di Maio, che giudica “incredibile” che chi si “è fatto cinque anniin Parlamento con il Pd lottando contro le intercettazioni” e ora diventi “il presidente di fatto del Csm” e commenta: “il Sistema lotta contro di noi”. Non meno pungete l'affondo del ministro della Giustizia Bonafede: “nel Csm una parte maggioritaria di magistrati ha deciso di fare politica”, affidando “la vice presidenza del loro organo di autonomia ad un esponente di primo piano del Pd”. Dichiarazioni che il Pd interpreta come un attacco “gravissimo” e “violento2 alla magistratura, come dicono i vertici Maurizio Martina e Matteo Orfini. Se il predecessore di Bonafede, Andrea Orlando, vi legge l'apertura di “un conflitto istituzionale che rischia di avere conseguenze pesantissime nel funzionamento dell'autogoverno”, anche i magistrati non nascondono il loro allarme. Bonafede e Di Maio rischiano di “delegittimare” l'intero Csm, che va “preservato dallo scontro politico”, avverte la segreteria di Area, il cartello delle correnti di sinistra delle toghe. “Di Maio urla che l'elezione del vicepresidente del Csm è un complotto di Renzi e del Pd. Allucinante”, commenta lo stesso Renzi, che al leader dei Cinquestelle ricorda che in Parlamento Ermini è stato eletto membro laico del Csm “anche coi voti grillini”.

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