Carcere: approvata la riforma dell’ordinamento penitenziario No alle misure alternative

di Valentina Stella Il Meridione 30 settembre 2018

Via libera definitivo del Consiglio dei ministri al decreto legislativo di riforma dell'ordinamento penitenziario, già approvato in via preliminare nello scorso agosto. Un provvedimento con cui il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha escluso il cuore della riforma del suo predecessore Andrea Orlando, eliminando, sulla base dei pareri negativi che erano giunti dalle Commissioni parlamentari competenti, l''ampliamento dell'accesso alle misure alternative e lo stop ad automatismi. Il decreto introduce disposizioni riguardanti l'assistenza sanitaria di detenuti e internati, estendendo, tra l’altro, la gamma dei trattamenti sanitari che i reclusi possono richiedere in carcere a proprie spese, in particolare includendo gli interventi chirurgici nei reparti clinici interni al carcere, previ accordi con la Asl competente. Il provvedimento detta misure volte ad integrare i reclusi stranieri, tra le quali la garanzia ad un’alimentazione rispettosa del loro credo religioso nonché l’inserimento, tra il personale dell’amministrazione degli istituti penitenziari, dei mediatori culturali e degli interpreti. Con un secondo decreto, anch'esso approvato in via definitiva, si interviene sul lavoro per i detenuti, incrementando le opportunità di lavoro retribuito -  adeguando la paga  che sia quindi pari a due terzi del trattamento economico previsto dai contratti collettivi -  di attività di volontariato e di reinserimento sociale dei condannati. Un terzo provvedimento riguarda poi l'esecuzione della pena nei confronti dei condannati minorenni e dei giovani adulti (al di sotto dei 25 anni), con particolare riferimento al percorso educativo e di reinserimento sociale e introduce elementi innovativi sulle misure penali di comunità e l'individualizzazione del trattamento. In particolare, il provvedimento introduce e disciplina le misure penali di comunità, quali misure alternative alla detenzione qualificate dall’essere destinate ai condannati minorenni e giovani adulti. Si tratta di affidamento in prova al servizio sociale, affidamento in prova con detenzione domiciliare, detenzione domiciliare, semilibertà e affidamento in prova terapeutico. L’associazione Antigone pur accogliendo dei lati positivi della riforma fa notare che “mancano però tutte quelle norme che avrebbero favorito una carcerazione più moderna e aperta. Non c’è ad esempio nulla che favorisca un ampliamento delle misure alternative, nulla sulla affettività dei detenuti, nulla sulla tutela delle persone afflitte da problemi psichici, nulla sulle pene accessorie. Su questo ci impegniamo a ripresentare in parlamento le nostre proposte”.

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