Crollo ponte Morandi: venti indagati con Autostrade

di Valentina Stella Il Meridione 7 settembre

La procura di Genova ha iscritto nel registro degli indagati venti persone e la società Autostrade per responsabilità dell'ente in merito al crollo del ponte Morandi a Genova lo scorso 14 agosto che ha provocato 43 morti. Le accuse sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Le due società rispondono di omicidio colposo plurimo aggravato dal mancato rispetto della normativa anti infortunistica. Tra i reati contestati agli indagati anche l'omicidio colposo stradale, come ha riferito il Procuratore capo di Genova Francesco Cozzi. Ora si procederà con la richiesta di incidente probatorio. I nomi degli indagati e le società e istituzioni di appartenenza saranno resi noti dopo la notifica alle parti degli avvisi di garanzia. Non è escluso che l'elenco degli indagati possa allungarsi. Il governatore della Liguria Giovanni Toti, nominato commissario per l'emergenza dopo il crollo del ponte, ha così commentato: “la Procura di Genova sta facendo seriamente il suo corso. Capisco la sete di giustizia, ma la giustizia va esercitata con i giusti tempi. Tutte le istituzioni devono fare la propria parte, mettendo da parte le polemiche politiche. La città ha già sofferto molto e non è giusto unire a questa sofferenza una prolungata agonia”. Intanto cresce la polemica politica: l'Aiscat  - associazione dei concessionari autostradali -  “smentisce categoricamente le affermazioni del ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli in merito alle presunte pressioni che, secondo il  ministro sarebbero state effettuate dall'associazione stessa a non pubblicare gli atti delle concessioni”. Ma subito da twitter Il Ministro Toninelli  produce i passaggi delle due lettere risalenti rispettivamente all'11 gennaio e al 7 marzo 2018, nelle quali l'Aiscat sosteneva  la propria contrarietà alla pubblicazione degli allegati delle concessioni. Per Aiscat non si tratta affatto di pressioni perché hanno precisato che dovevano essere pubblicati “unicamente i contratti di concessione e non anche i relativi allegati nel rispetto della normativa in materia di riservatezza, segreto commerciale e industriale”.  Sulla questione è intervenuto anche il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi: “le fantomatiche ''pressioni'' di cui ha parlato Toninelli in Aula alla Camera sarebbero, quindi, una lettera di Aiscat, la società dei concessionari autostradali per la quale lavorava il premier Conte, mandata quando era ministro Delrio, e che non ha comunque impedito che le concessioni fossero a disposizione del Parlamento, quindi pubbliche. Ma #Toninulla - prosegue Anzaldi su Facebook- non si vergogna neanche un po’? Ci sono volute ben 48 ore per partorire questa penosa e traballante linea difensiva, dopo la balla raccontata in una sede istituzionale: imbarazzante”. Da Ischia, invece, il premier Giuseppe Conte ha cercato di chiarire il tema della nazionalizzazione e della responsabilità di Autostrade: “non faremo sconti a un concessionario dopo una simile tragedia. Non posso dire oggi che si va verso la nazionalizzazione. A noi interessa tutelare a pieno il patrimonio dello Stato e avere massime garanzie di tutela di incolumità dei cittadini. Se questo avverrà attraverso la nazionalizzazione o una nuova gara con condizioni contrattuali diverse lo vedremo”.

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