Pinelli: sì alle correnti no al correntismo

 Valentina Stella Dubbio 24 giugno

Recuperare il ruolo di orientamento culturale delle correnti, nella consapevolezza che la magistratura abbia bisogno di tutte, perché solo la loro sintesi consente al Consiglio Superiore di dare forma al migliore modello di magistrato, al servizio dei cittadini ma anche della politica giudiziaria, lasciandosi definitivamente alle spalle le degenerazioni correntizie «che hanno reso il Consiglio estraneo, poco intellegibile e per questo poco credibile»È forse questo il messaggio più importante lanciato ieri dal vice presidente del Csm, Fabio Pinelli, durante il convegno dal tema ‘Prime riflessioni sull'attività del CSM. Gli obiettivi a breve e medio termine’, organizzato a Firenze dalla Giunta Esecutiva Toscana dell'Associazione Nazionale Magistrati. Ha detto infatti il numero due di Palazzo dei Marescialli: «certamente possiamo dire che il Consiglio si è guadagnato un ruolo non limitato alla dimensione meramente funzionale amministrativa. Esso è stato riconosciuto quale depositario istituzionale delle prerogative costituzionali di tutela dei valori di autonomia ed indipendenza della magistratura, funzionali al perseguimento dello Stato di Diritto». Si pensi, precisa Pinelli, «ai pareri resi al Ministro sulle iniziative legislative, alle pratiche a tutela, ai conflitti di attribuzione sollevati avanti la Corte Costituzionale e molto altro». Allo stesso modo «il Consiglio si è fatto carico della dimensione “politica” del proprio operato anche in relazione ai temi di amministrazione della magistratura e dei magistrati». È evidente, infatti, che «con l’esercizio della discrezionalità amministrativa in materia di valutazioni di professionalità, di organizzazione degli uffici giudiziari, di conferimento di incarichi, ovvero con l’esercizio della giurisdizione disciplinare, l’azione del Consiglio dispiega legittimamente un immediato effetto conformativo, disegnando inevitabilmente un modello culturale di magistrato e di funzionamento degli uffici giudiziari preferibile rispetto ad altri possibili. Di questa responsabilità il Consiglio si è reso da tempo consapevole, e consapevolmente l’ha esercitata grazie al proficuo dibattito culturale reso possibile dal pluralismo ideale dei propri componenti». Però attenzione, ammonisce il vice presidente: «Non può la rappresentanza, il ruolo politico, divenire fine a sé stesso ed assurgere, come purtroppo abbiamo visto accadere in tempi recenti, ad arena di contesa e di prevalenza ideologica, riducendo le scelte di amministrazione a strumenti di esercizio di potere di parte e di costruzione del consenso». Insomma, dice sotto traccia Fabio Pinelli, siamo ancora convalescenti dalle ferite del passato – vedasi Palamara gate  - , ora pensiamo a guarire definitivamente. Come? Il Csm rivendichi un ruolo ‘politico’ ma grazie al patrimonio culturale dei gruppi associativi, non attraverso scontri e giochi di palazzo per accaparrarsi spazi di potere. In un momento di scontro tra Anm e il Ministro Nordio, questo messaggio appare agli occhi dei magistrati molto importante, considerato che erano stati accusati di indebite interferenze nel dibattito pubblico, relativo al primo step della riforma. Chiaro che il Csm dovrà esprimere un parere sul ddl Nordio, come da prassi, ma le parole di Pinelli vengono lette al di fuori dei confini propri di Piazza dell’Indipendenza. È vero pure che subito dopo ha sostenuto: «Per questo ritengo indispensabile ritornare alla centralità dell’esercizio delle funzioni di alta amministrazione scolpite nella Costituzione, rispetto alle quali il necessario confronto culturale deve mantenere un ruolo fondamentale, ma strumentale. Credo che oggi il Consiglio, per recuperare la fiducia dei magistrati e dei cittadini debba prima di tutto mostrarsi in grado di esercitare adeguatamente e tempestivamente la propria funzione di alta amministrazione, così come la Costituzione gli richiede». Così posta, la centralità per l’efficienza organizzativa diventa solo un presupposto storico e contingente dettato dalla necessità di recuperare fiducia e credibilità, anche a discapito della dimensione più prettamente politica del Consiglio. Tuttavia, è importante che il Vice-Presidente abbia chiara la natura contingente di questo passaggio, così come abbia chiara la necessaria funzione politica, quale crogiolo e sintesi delle varie sensibilità presenti nella magistratura, orientativa - ‘conformante’ è il termine da lui usato - del modello di magistrato che il Consiglio esercita anche quando sembra svolgere solo attività di alta amministrazione. Pinelli poi è passato a valorizzare il lavoro del Consiglio fino ad ora: «nei primi quattro mesi e venti giorni dall’insediamento questa consiliatura ha definito 10.260 pratiche contro le 6.971 nello stesso periodo della consiliatura precedente, con un incremento percentuale del 47%».

 

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