Cospito evita l'ergastolo

 Valentina Stella Dubbio 27 giugno 2023

Ventitrè anni per Alfredo Cospito, diciassette anni e nove mesi a Anna Beniamino: questa la pena inflitta ai due anarchici dalla Corte di Assise di Appello di Torino dopo circa cinque ore di Camera di Consiglio. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo e isolamento diurno di dodici mesi per lui e 27 anni e un mese per lei. Dunque i giudici torinesi, chiamati solo a rideterminare la pena, si sono mossi nel solco della decisione della Corte Costituzionale. Ricordiamo infatti che il processo era stato sospeso a dicembre in quanto la Corte aveva chiesto, su input della difesa di Cospito, che la Consulta si pronunciasse sul quarto comma dell'articolo 69 cp “nella parte in cui vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva di cui all’art. 99, quarto comma, cod. pen., nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo”. La Corte Costituzionale aveva dichiarato incostituzionale questa parte, aprendo la via per uno sconto di pena a Alfredo Cospito. E così è stato. Gli imputati erano accusati di strage politica per l'attentato, nel 2006, all'ex scuola allievi carabinieri di Fossano. Nel processo d’appello entrambi erano stati accusati di strage “semplice”, e furono condannati rispettivamente a 20 e 16 anni di carcere. Poi la Cassazione, su richiesta della Procura generale di Torino, aveva riqualificato quel fatto in “strage politica”. Si era poi tornati in Appello per la ridefinizione della pena e da lì il passaggio in Consulta. Ieri entrambi gli imputati erano in video collegamento rispettivamente dalle carceri di Sassari e Rebibbia in cui sono reclusi. Riconosciuta a tutti e due pertanto l’attenuante della lieve entità: non ci furono morti e feriti. Nessuno si fece male. L'udienza si era aperta con le repliche della procura generale e Cospito aveva chiesto al termine di poter rendere dichiarazioni spontanee. Intanto, fuori dal Palagiustizia era presente un presidio di una decina di anarchici che avevano steso lo striscione 'Solidarietà con Anna e Alfredo'. Altrettanti erano presenti in aula. “In vent'anni di attentati di sigle anarchiche non c’è mai stato un morto. Chiaramente erano tutti attentati dimostrativi. Questo è solo un processo alle idee” aveva detto Cospito. “Gli anarchici  - aveva aggiunto - non fanno stragi indiscriminate, non siamo lo Stato. In questo processo sono evidenti accanimento e stranezze, quando è successo l'attentato nessuno gli ha dato importanza. Poi la Cassazione ha trasformato una strage semplice in strage politica”. E ancora: “Non c’è nessuna certezza che chi ha fatto quell'attentato voleva uccidere, non ci si può affidare a perizie fatte dopo. Non c’è nessuna prova che io e Anna abbiamo piazzato gli ordigni a Fossano”.  L’accusa aveva chiesto invece il fine pena mai per Cospito: “non merita sconti” aveva detto in particolare il pg Saluzzo, sottolineando che se l'attentato a Fossano non ebbe “l'effetto voluto, che era colpire un numero indeterminato di carabinieri, fu solo per un caso”. “La Corte costituzionale - aveva aggiunto - ha aperto la strada alla possibilità di bilanciare attenuanti e aggravanti anche per il reato di strage politica. Ma nessuno di noi è obbligato a praticare sconti che non siano dovuti. E Cospito non merita nulla”.  Questa decisione non avrà però conseguenze sul regime detentivo a cui è sottoposto attualmente Cospito, ossia il 41 bis. A caldo abbiamo raccolto il commento del suo avvocato Flavio Rossi Albertini: “ci sarebbero molte considerazioni da fare su questo processo e sul fatto ad esempio che potremmo dire che si è guardato più al profilo di chi ha commesso il reato che il reato stesso; siamo nel campo del "delitto d’autore"”. Tuttavia “siamo assolutamente soddisfatti, avevamo timore che potesse andare molto, molto peggio, anche se la pena resta sproporzionata. I giudici hanno ritenuto di attestarsi e sostanzialmente marcare l’alveo su cui si era già inserita la Corte d’Assise e d’Appello il 5 dicembre scorso allorché inviò la questione di legittimità costituzionale alla Corte Costituzionale, per cui siamo soddisfatti per il buon esito”. “Anche alla luce del tenore delle requisitorie che sono state compiute nelle ultime due udienze è senz’altro un buon risultato”, ha concluso Flavio Rossi Albertini. 


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