Tribunale sorveglianza Roma nel caos

 Valentina Stella Dubbio 22 giugno 2023

Due giorni fa il sindacato CISL FP Roma ha tenuto un sit in dinanzi al Tribunale di Sorveglianza di Roma per denunciare “carenza di organico drammatica, udienze e servizi verso la paralisi. Servono assunzioni subito” ma anche per chiedere “chiarimenti da parte della Camera Penale su dichiarazioni ingiuste e offensive per i lavoratori”. Subito la replica del direttivo dei penalisti romani, guidati da Gaetano Scalise: “non abbiamo mai ritenuto di addebitare ai lavoratori indiscriminatamente la 'colpa' delle condizioni di dissesto più volte rilevate, evidenziando piuttosto che l'oggettiva gravità della situazione attuale non può comunque legittimare alcun improprio comportamento di singoli volto ad inibire il doveroso esercizio della professione da parte dei legali che accedono quotidianamente presso gli uffici nell'esclusivo interesse dei loro assistiti”. "È arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e organizzare meglio il lavoro, del personale e dei magistrati. Noi - assicurano i penalisti romani - faremo la nostra parte ma solo tutti quanti insieme potremo risolvere i problemi del Tribunale di Sorveglianza, come emerso chiaramente nel corso dell'assemblea particolarmente partecipata nella quale sono intervenuti esponenti del Governo e dell'Opposizione.” A tal proposito Debora Serracchiani, responsabile Giustizia del Pd e Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera, hanno presentato dopo quella assemblea una interpellanza urgente a Nordio: “Il tribunale di sorveglianza di Roma  soffre da tempo di una seria carenza di organico e di risorse finanziarie: la carenza di magistrati di ruolo, soprattutto in relazione alla mole di lavoro, e di personale amministrativo comporta gravi conseguenze sia in termini organizzativi sia di risposta efficiente alla domanda di giustizia dei cittadini, con riflessi sull'attività giudicante e istruttoria delle pratiche”. Sostengono i parlamentari che “capita inoltre che, in occasione delle sedute pubbliche, gli avvocati abbiano l’obbligo di ridurre al massimo i loro interventi, a causa del numero eccessivo di cause da trattare nell’arco della stessa giornata; operare in tali condizioni di contingentamento dei tempi può condurre ad una limitazione dell’effettivo diritto di difesa, oltre a compromettere il funzionamento dell’ordinamento penitenziario e l’applicabilità delle misure alternative alla detenzione, dei permessi premio, a causare ritardi nelle decisioni sulla liberazione anticipata, violando, nei fatti, i diritti dei detenuti che avrebbero i requisiti e dunque il diritto di avere accesso alle pene alternative e ad espiare dunque la propria pena in modo alternativo al carcere”. Pertanto hanno chiesto a Nordio se non intenda prevedere “lo stanziamento di risorse finanziarie, volte a colmare con sollecitudine le carenze di organico e le difficoltà amministrative”.

 

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