«Sbagliato svilire il diritto di difesa». Le opposizioni raccolgono l’appello di Greco

 Valentina Stella Dubbio 10 giugno 2023

Diritto di difesa svilito, avvocatura imbavagliata, provvedimento grottesco e folle, tutela dei cittadini a rischio: sono questi, in sintesi, i giudizi che hanno espresso le opposizioni parlamentari rispetto alla proposta di decreto ministeriale di Via Arenula che vorrebbe limitare la lunghezza degli atti difensivi in materia civilistica. Per impegni assunti nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il decreto ministeriale deve acquistare efficacia entro il 30 giugno. Ma l’avvocatura è pronta a battersi fino all’ultimo. Proprio ieri il presidente del Cnf Francesco Greco, in una lunga intervista, ha criticato aspramente il progetto di riforma che sarà uno tra i principali temi che verranno affrontati il prossimo 14 giugno agli Stati generali dell’avvocatura, convocati dal Consiglio nazionale forense in accordo con Ocf, Cassa forense e tutti gli Ordini territoriali. Per Greco “I diritti non si toccano – ha detto al Dubbio – e un decreto del ministro della Giustizia non può sopprimere il diritto di difesa”. Contestualmente ha lanciato anche un appello: “Dopo gli Stati generali, credo che chiameremo a raccolta tutti i parlamentari-avvocati, i quali non potranno nascondersi dietro al vincolo di partito. Gli chiederemo di scendere in piazza con noi”. E noi abbiamo proprio sondato il terreno tra gli avvocati -  deputati e senatori dell’opposizione -  rispetto a questa questione. Il risultato, come detto in apertura, è stato quello di una bocciatura. In primis il Partito Democratico, tramite la vice presidente del Senato Anna Rossomando: “Purtroppo alla prima prova di attuazione delle norme previste dalle riforme Cartabia, il ministro Nordio fa flop. Infatti il Ministero dovrà fornire più di un chiarimento sulla sinteticità degli atti degli avvocati, perché il decreto non tiene conto delle varie tipologie di fasi e atti processuali e non rispetta la piena attuazione del diritto di difesa, che in particolare nel processo civile vede nelle deduzioni scritte una parte nevralgica. Dunque comprendiamo l’allarme lanciato dal Cnf e lavoreremo affinché le storture presenti nel provvedimento vengano eliminate”. Per Ada Lopreiato, capogruppo del Movimento Cinque Stelle in commissione Giustizia al Senato, “se questo è uno dei modi con i quali il ministro Nordio pensa di velocizzare la Giustizia, non ci siamo proprio. Innanzitutto perché è del tutto evidente che non otterrà alcun risultato apprezzabile. Trovo assurdo se non grottesco che il ministero intenda addirittura procedere con la massima urgenza su questo decreto ministeriale per dare attuazione agli impegni presi nell'ambito del Pnrr”. Per la senatrice “è lunare pensare che incatenare la redazione degli atti processuali possa avere un rilevanza nel velocizzare i tempi dei procedimenti e quindi rispettare gli impegni assunti in sede europea”. In secondo luogo “è profondamente sbagliato perseguire quell'obiettivo svilendo e limitando il lavoro delle parti, in questo caso degli avvocati. All'approccio ideologico di altri provvedimenti si aggiunge questo contabile, meramente quantitativo che lede la dignità dei professionisti. Se si intende fissare dei limiti al volume degli atti di parte bisogna quantomeno partire da una ponderazione, una differenziazione in base alla diversa complessità delle varie controversie. In materia di Giustizia questo governo palesa ancora una volta miopia e la supponenza di chi non ascolta le parti in causa, quelle che meglio di tutti conoscono criticità e possibili soluzioni”. Molto critico anche l’onorevole Enrico Costa, deputato di Azione-Italia Viva, e responsabile giustizia del partito di Calenda: “Chiederò che il ministro Nordio venga audito in commissione Giustizia per spiegare il folle regolamento sulla sinteticità degli atti destinato agli avvocati, ma redatto dai magistrati dell’ufficio legislativo di via Arenula. Per l’ennesima volta vediamo all’opera la mano dei magistrati al Ministero della Giustizia: Nordio invece di restringere il loro potere gli ha dato mano libera. Così si determina una pesantissima compressione dei diritti della difesa. Il Ministro ritiri il regolamento”. Infine, la proposta del Governo viene stigmatizzata anche dall’onorevole di Alleanza Verdi e Sinistra, Devis Dori: “È inaccettabile la volontà del Ministero di imbavagliare gli atti giudiziari. Si tratta forse dei primi tentativi per consegnare la Giustizia all'intelligenza artificiale? Parole chiave, numero massimo di parole, abstract di atti. In questo modo potrà essere un computer a smistare gli atti e, quindi, i diritti dei cittadini? Gli atti giudiziari non sono dei tweet”. “Penso che il Ministero – conclude il componente della commissione giustizia -  abbia in mente qualcosa di simile agli atti di sindacato ispettivo dei parlamentari: ma gli atti giudiziari non sono atti politici. Imbavagliando gli avvocati si rischia di soffocare i diritti. Ad ogni modo ogni azione in questa direzione deve prevedere il coinvolgimento diretto dell'avvocatura. Bene quindi la convocazione degli Stati generali dell'avvocatura, per rimettere al centro il ruolo sociale dell'avvocato, che non può essere svilito. Col prioritario scopo di tutelare i diritti dei cittadini”.

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