Intervista a Gaetano Pecorella

 Valentina Stella Dubbio 14 giugno 2023

Gaetano Pecorella è stato avvocato di Silvio Berlusconi, deputato di Forza Italia in diverse legislature e Presidente dell’Unione Camere Penali. Con lui facciamo un bilancio della storia e dell’attività di Berlusconi in merito alla giustizia.

Che ricordo ha di Berlusconi come persona?

Il ricordo è quello di una persona con la voglia di cambiare il mondo e innovare e con un grande amore per la libertà, come principio alla base della società. Questa è stata tra le ragioni per cui entrai nel partito.

Lei è stato anche avvocato del Cavaliere. Come lui ha vissuto tutti gli anni dei processi?

Un uomo dalla straordinaria memoria: pur senza leggere gli atti bastava una riunione affinché ricordasse tutto e per questo era un ottimo collaboratore per la linea di difesa. Non si è mai trovato in difficoltà nei processi: ha sempre combattuto come ha fatto in politica e per la sua salute.

Qualcuno sostiene che diverse leggi in materia di giustizia non le abbia portate a termine per non inimicarsi i magistrati.

Non mi ha mai detto ‘lasciamo perdere questa riforma perché non piace ai pubblici ministeri’. Tanto è vero che è stata approvata la legge con il mio nome, relativa all’inappellabilità delle sentenze di assoluzione, che certamente non piaceva ai pm. Ancora oggi, anche tra i magistrati, c’è chi rimpiange che sia stata ritenuta incostituzionale. Berlusconi non calcolava le reazioni che una legge avrebbe suscitato nei magistrati, bensì quelle dell’opinione pubblica.

L’Anm nei confronti di Berlusconi ha scritto negli anni comunicati durissimi.

C’è stata una lotta politica che non è accettabile in democrazia tra il Parlamento e la magistratura. Quest’ultima dovrebbe limitarsi ad applicare le leggi che fanno Camera e Senato. Si dice che Berlusconi sia stato il primo populista. Io, invece, credo che in quegli anni i veri populisti furono i magistrati che lo attaccavano.

Ma perché Berlusconi non è riuscito a portare a termine la sua ‘epocale riforma della giustizia’ nonostante sia stato premier in quattro Governi?

Credo che sulla giustizia avessero idee molto diverse Forza Italia, la Lega e Alleanza nazionale. Il problema era interno, non esterno. Fu probabilmente un mancato accordo con le altre forze di maggioranza a bloccare certe riforme. Sicuramente la separazione delle carriere rappresentava da sempre per lui un obiettivo da perseguire ma su questo lo stesso Fini era perplesso, guardando ai rapporti con i magistrati.

A proposito di separazione delle carriere, Berlusconi disse agli elettori ‘non andate a votare, la riforma la faccio io’, in occasione del referendum del Partito radicale e dell'Unione Camere Penali sulla separazione delle carriere del 2000. Non è in contraddizione con quanto da lei affermato poco fa?

Confermo che disse quelle parole. Vi erano però altri quesiti non condivisi da Forza Italia: diventava un po' difficile, come messaggio, dire sì ad un quesito e no ad un altro.  E poi presentò una riforma costituzionale che prevedeva la separazione delle carriere che però non fu portata avanti perché il governo cadde e arrivò Monti. E comunque in politica non si può fare tutto quello che si ritiene giusto fare, perché ci sono situazioni in cui mancano i numeri e rischi di far saltare la legislatura. 

Quindi tra gli alleati di Governo, Forza Italia era la più garantista?

Le radici della Lega e di Alleanza nazionale erano molto diverse dalle nostre.

Secondo molti la colpa principale di Berlusconi è stato quella di aver declinato il garantismo solo con riferimento alle regole processuali (e nemmeno sempre), mentre poi i suoi Governi praticavano il contrario nel campo del diritto sostanziale agitando lo spettro della "sicurezza percepita" (la Bossi-Fini sull'immigrazione, la legge ex Cirielli su recidiva e prescrizione e la Fini-Giovanardi sulle droghe, solo per citarne alcune). Tutto questo stona col garantismo.

Dobbiamo prima metterci d’accordo sul significato di garantismo. Per esempio negli Stati Uniti la legge sostanziale è molto severa al contrario di quella processuale molto garantista, secondo il principio di offrire all’imputato tutte le possibilità per difendersi, dopo di che se si dimostra la sua colpevolezza lì si arriva addirittura alla pena di morte. Non credo però che Berlusconi avesse in mente questo modello. Penso semplicemente che la legge processuale ti consente di essere garantista non creando contrasti forti nel Paese, mentre quella sostanziale è la legge con la quale si dovrebbe dare un senso di sicurezza e questo di certo non lo puoi garantire abbassando le pene. Poi le leggi che lei citava portano il nome di persone non di Forza Italia, tranne Giovanardi.

Però Berlusconi era a capo del Governo e poi non credo che lei, quale ex presidente dell’Unione Camere Penali, possa essere d’accordo con quel tipo di pensiero rispetto all’esecuzione penale.

Certo, non posso essere d’accordo. Io non sono mai stato a favore delle pene severe. Un conto però è lo studioso di diritto, l’avvocato che concepisce il diritto secondo le regole di giustizia, altro conto è il politico che deve dar conto delle sue scelte anche con gli alleati e il Paese. Se avesse parlato di amnistia o depenalizzazione avrebbe rischiato di perdere voti.

Berlusconi è ricordato anche per le leggi ad personam e ‘salva amici’.

Le leggi ad personam, è inutile negarlo, ci sono state. Il problema è se erano buone o cattive leggi. Ho visto una trasmissione in cui Travaglio ha sostenuto che ci sono state 60 leggi ad personam e che tuttavia non furono più cambiate neanche dai Governi di centro-sinistra. L’unica legge che fu dichiarata incostituzionale fu quella sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione perché toccava i poteri del pm. Ma le altre alla fine nessuno le modificò, quindi forse non erano così sbagliate come le dipingevano.

Negli anni alcune leggi in materia di giustizia non sono state fatte, motivando che sarebbero andate a favorire Berlusconi. Ora con la sua morte le cose cambiano?

Troveranno sempre una ragione per non approvarle.  Fino ad ora, poi, non ho visto il Governo presentare riforme garantiste, certo non lo sono quella sui rave party e l’immigrazione. Ma in fondo cosa ci si può aspettare da un Governo che affonda le sue radici storiche nel fascismo e nel sovranismo? Per quanto Forza Italia sia dell’idea di fare leggi garantiste, rappresenta comunque una minoranza che conta pochissimo.

Che fine farà ora Forza Italia?

Secondo me avrà un periodo di sviluppo, come è successo con la morte di Berlinguer e Togliatti. Poi, non essendoci soggetti all’interno del partito che possano essere dei leader, non rimarrà in piedi.

Qual è l’eredità che lascia Berlusconi al Paese?

La politica della tolleranza e della libertà della persona, della politica che distinguere le condotte immorali da quelle illegali, insomma il liberalismo storico.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue