Intervista a Enza Bruno Bossio

 Angela Stella Unità 29 giugno 2023

Il blitz della DDA di Catanzaro di due giorni fa solleva diverse questioni: giuridiche, politiche, dell’informazione. Ne parliamo con Enza Bruno Bossio, della direzione nazionale del Partito Democratico.

“Stessi blitz, stesso copione, stessa stucchevole conferenza stampa” ha scritto Tiziana Maiolo. Che ne pensa?

Ha descritto la realtà. Non quella soggettiva, di parte, pregiudiziale.  Ma quella suffragata dai fatti che Tiziana Maiolo descrive con esemplare maestria. Le diverse indagini lanciate dal 2018 in poi, dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, come anatemi contro gli esponenti più rappresentativi del Partito Democratico calabrese, in particolare il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, sono state smentite da sentenze di proscioglimento e di assoluzione. Ed è ormai nota a tutti, la sentenza della Cassazione che parla di “chiaro pregiudizio accusatorio”.   Nonostante ciò, si insiste con lo stesso impianto visto che, al di là delle roboanti dichiarazioni di intrecci tra politica, mafia, affari, l’ordinanza, a proposito dei mostri sbattuti in prima pagina, non tratta null’altro se non criminalizzare riunioni politiche.  Non esagera dunque Tiziana Maiolo nello scrivere che “il procuratore non prova vergogna” nel reiterare accuse infondate.  La cosa ancora più grave è quando poi si innesta uno strumentale utilizzo politico-mediatico.

L’improvvida dichiarazione dell’attuale presidente della Regione Calabria (Occhiuto: “grazie Gratteri, noi in discontinuità col malaffare”, ndr) ne è un esempio luminoso.  Egli pensa che assoggettandosi incassi il bottino che la spettacolarizzazione della pubblica accusa gli offre.

 

Sempre Maiolo scrive: “Il capo della Dda calabrese copre la fragilità delle sue inchieste con il cappello politico”. Concorda?

Non si prendono i titoli del TG nazionali se non metti in mezzo uno o più politici importanti. Badando ovviamente di evitare quelli che possono aiutarti nella carriera.

Si può parlare in Calabria anche di stampa molto allineata con le procure a cui danno voce in maniera esclusiva e acritica?

Il fenomeno c’è ed è abbastanza evidente. In alcuni momenti mi sembra di assistere addirittura ad una competizione, tra alcune testate giornalistiche, a rappresentarsi in termini di fidelizzazione e subalternità nella esaltazione acritica delle tesi pubblica accusa. Il tema però non è solo calabrese. Anche nel panorama nazionale, a parte qualche lodevole eccezione, a partire dall’Unità, non vedo una capacità di critica e di approfondimento che vada oltre la pubblicazione delle veline delle procure.

Il Procuratore di Catanzaro ha esordito in conferenza stampa: "abbiamo arrestato 41 presunti innocenti".  Catarsi o sfottò nei confronti della legge sulla presunzione di innocenza voluta dalla Cartabia?

Non è la prima volta che Gratteri fa questi show nelle sue conferenze stampa di attacco al parlamento e all’autonomia del potere legislativo. Ma se lo fa, è perché la politica in questi anni lo ha consentito. Del resto è da tempo che non solo Gratteri ma settori e rappresentanze della magistratura non si limitano ad applicare le leggi ma pretendono di interferire nel procedimento legislativo, gridando poi però alla lesa maestà se si commenta o si critica un loro atto. Ma il fatto più grave è che in questo coro spesso si associno anche i politici, tra cui alcuni del PD. Potremmo definirla Sindrome di Stoccolma.

Il Pd calabrese in una nota scrive: "ci auguriamo che i soggetti coinvolti possano dimostrare la loro innocenza". Non dovrebbe essere l’accusa a dimostrare la colpevolezza?

Ho colto una piccola positiva novità nella nota del Pd calabrese, che non ripropone il solito refrain della fiducia nella magistratura e fa anche un riferimento alle garanzie costituzionali dell’indagato. Certamente sarebbe stato meglio specificare che l’onere della prova sta in capo all’accusa, anche perché con questa indagine non si tratta più di ragionevole dubbio, ma di azione persecutoria. Per quel che riguarda il Partito Democratico sono anni che mi batto perché il giustizialismo sia estraneo alla nostra linea politica, per come ha riproposto Giorgio Gori nel suo intervento in Direzione Nazionale, invocando un cambio di passo affinché, anche dopo l’uscita di scena di Berlusconi, il Pd possa essere il protagonista della difesa dello Stato di diritto basato sull’equilibrio dei e tra i poteri, e sulla piena attuazione dell’art.27 della Costituzione: “L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.  E in ogni caso il Pd dovrebbe imparare a difendere la sua comunità. Non lo ha fatto Zingaretti con Oliverio, non lo ha fatto Letta con Cozzolino. Oggi mi auguro che la Schlein, anche alla luce delle sue conclusioni in Direzione nazionale, dove a tutti noi ha ricordato il nonno radicale, amico di Marco Pannella, faccia della battaglia per la giustizia giusta un punto centrale alla pari di tutti gli altri diritti civili, sociali, umani.

Che ne pensa dell’articolo di Giovanni Tizian ieri sul Domani, il quale scrive che la Segretaria del Pd deve “risolvere il caso Partito democratico in Calabria che, non da ora, ha molte analogie con l’impasto affaristico, politico e criminale emerso in Campania negli ultimi dieci anni”?

Mi dispiace che un giornalista che stimo proponga, oggi, una rappresentazione del partito democratico calabrese che non esiste. Innanzitutto, con la misoginia alla quale purtroppo non sfugge quasi nessun maschio, mi identifica come moglie di… Dispiace che Tizian abbia rimosso il profilo del mio personale impegno politico, che egli stesso ha avuto modo di apprezzare con inchieste e interviste sulle iniziative di protesta politiche e parlamentari sul Cara di Crotone e sul decreto Minniti, proprio nel 2017. Per non parlare dell’accusa ad Oliverio e Adamo di essere cacicchi come De luca, dimenticando che mentre per De luca ci auguriamo corra per il terzo mandato, ad  Oliverio il Pd di Zingaretti non ha concesso nemmeno le primarie per il secondo mandato, Nicola Adamo non ha più alcun incarico politico e istituzionale dal 2014. Sarebbe ora che certa stampa, ma anche alcuni settori dello stesso gruppo dirigente nazionale del PD, la smettessero di adagiarsi su una narrazione della Calabria che è molto condizionata da un pregiudizio reputazionale, incominciando a capire cosa sta succedendo davvero in questa terra e quali potenzialità straordinarie offre.

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