Riforma Nordio spacca

 Angela Stella Unità 17 giugno 2023

Il primo pacchetto di riforma della giustizia targato Nordio ha superato due giorni fa senza problemi ovviamente il vaglio del Cdm. Ora si attende il dibattito parlamentare. Siano sicuri che filerà tutto liscio? Tralasciando la spaccatura all'interno del PD tra i sindaci che festeggiano per l'abolizione dell'abuso di ufficio e la Segretaria Schlein che auspicava solo un rimaneggiamento della norma, non sono da escludersi anche frizioni all'interno delle forze di maggioranza, le quali sul tema della giustizia non si sono mostrate sempre allineate. Altra incognita è rappresentata da quello che potrebbe uscire dalle possibili audizioni che dovrebbero tenersi in commissione giustizia. Da un lato la magistratura che sta criticando aspramente la riforma ma anche sta ingaggiando un duro scontro a distanza con il Guardasigilli sulla possibilità o meno di criticare la riforma, dall'altro lato l'avvocatura che con l'Unione Camere penali ha sì espresso un parere favorevole ma più che altro sui principi espressi non tanto sull'impatto effettivo che si avrà. Insomma i penalisti si aspettano passi più coraggiosi,  più incisivi dal responsabile di Via Arenula considerate le aspettative che aveva creato in questi mesi. Sulla sfondo c'è un dettaglio da non sottovalutare: questo primo step di riforma è stato presentato quasi come un omaggio a Silvio Berlusconi e alle sue battaglie garantiste, che però lui in quattro Governi non è riuscito a portare a termine. Tale accostamento potrebbe minare il dibattito già infuocato, perché le norme riformate potrebbero essere percepite come una rivalsa nei confronti della magistratura per i processi subiti dal Cavaliere. Insomma il puzzle è complicato. Ma rivediamo di cosa stiamo parlando effettivamente.
 Collegialità e misure cautelari Si propone di introdurre la competenza di un organo collegiale, formato da tre giudici, per l’adozione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Attualmente, è sempre disposta dal giudice monocratico.  La collegialità riguarda solo la più grave delle misure cautelari, quella in carcere; non è estesa ad un’ordinanza per arresti domiciliari, per valorizzare il carattere di extrema ratio della misura restrittiva in carcere.  Dato l’impatto sull’organizzazione dei Tribunali, soprattutto per le incompatibilità dei tre giudici rispetto alle successive fasi del processo, si prevede un aumento dell’organico con 250 nuovi magistrati, da destinare alle funzioni giudicanti. Per consentire le necessarie assunzioni, l’entrata in vigore è differita di due anni. Contraddittorio e misure cautelari Si introduce il principio del contraddittorio preventivo. Nel ddl, si prevede che il giudice proceda all’interrogatorio dell’indagato prima di disporre la misura. Le situazioni in cui non sarà possibile una previsione di contraddittorio sono quelle in cui esiste il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove o quando, per tipologia di reati, non è possibile rinviare la misura cautelare (quando, ad esempio, vi sia il rischio di reiterazione di gravi delitti con uso di mezzi di violenza personale o in tutti i casi in cui si è in presenza di delitti gravi).Inappellabilità delle sentenze di assoluzione Il ddl propone di ridisegnare il potere del pubblico ministero di proporre appello contro le sentenze di assoluzione di primo grado, rispettando però le indicazioni della Corte costituzionale. La limitazione alla possibilità per il pm di proporre appello non riguarda i reati più gravi (compresi quelli contro la persona che determinano particolare allarme sociale), non è né “generalizzata” né “unilaterale”, come stabilito dalla Corte (sentenza n.26 del 6 febbraio 2007). Limiti all’appello, di fatto, solo per i reati a citazione diretta a giudizio (ex art. 550 cpp). Di fatto, come fanno notare diversi avvocati, già adesso in caso di assoluzione per quei tipi di reati il pm non propone appello. Quindi questa proposta ha più un significato simbolico che effettivo, potrebbe essere la breccia per estendere in futuro l'inappellabilità anche ad altri reati. La proposta infatti era stata inserita già dall'ex presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi nella riforma Cartabia. Abuso di ufficio “L’articolo 323 è abrogato”. L'abolizione è motivata “dalla applicazione minimale da parte delle corti italiane” e dallo “squilibrio tra iscrizioni della notizia di reato e decisioni di merito, rimasto costante anche dopo le modifiche volte a ricondurre la fattispecie entro più rigorosi criteri descrittivi” che “è indicativo di una anomalia”, spiega la relazione illustrativa alla bozza del ddl. 
Traffico di influenze Viene modificato anche l’articolo 346-bis, che viene meglio definito e tipizzato e “limitato a condotte particolarmente gravi”.
Intercettazioni. Verrà escluso il rilascio di “copia delle intercettazioni di cui è vietata la pubblicazione”, quando “la richiesta è presentata da un soggetto diverso dalle parti e dai loro difensori”;  si modifica l'articolo che attualmente vieta la pubblicazione del contenuto delle intercettazioni sino a quando esse non siano state “acquisite ai sensi degli articoli 268, 415-bis o 454”; tale limitazione viene ora resa più stringente prevedendo che il divieto di pubblicazione cada solo allorquando il contenuto intercettato sia “riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”. Lo scopo - si legge nella bozza - è “rafforzare la tutela del terzo estraneo al procedimento rispetto alla circolazione delle comunicazioni intercettate”.

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