Intervista a Giorgio Spangher

 Valentina Stella Dubbio 21 giugno 2023

Prime riforme di Nordio e scontri con l’Anm. Ne parliamo con Giorgio Spangher, professore emerito di Diritto processuale penale alla Sapienza di Roma, già membro laico del Csm.

Professor Spangher che sta succedendo tra Anm e Nordio?

Prima di rispondere a questa domanda, occorre fare una premessa. Il processo penale italiano ha un marchio indelebile: il doppio binario applicato prima al terrorismo e poi alla criminalità organizzata. Questo modello processuale, che ha esercitato sempre una forte attrazione nelle emergenze, ha avuto la sua acme con la legge Spazzacorrotti, che ha attratto nel processo di criminalità organizzata anche quello economico, estendendo ad esempio l’uso del trojan insieme agli altri strumenti repressivi.

Quindi?

Con la riforma Cartabia si è deciso di fare una sorta di spostamento: scollegare la criminalità medio bassa dal processo di criminalità organizzata, rafforzando i poteri del gip e riducendo quelli del pm. La Cartabia ha cercato di creare una linea premiale (messa alla prova, lavoro di pubblica utilità, etc) per la fascia medio bassa della criminalità.

Come si collega questo alla riforma di Nordio?

In questo schema, il Ministro interviene prima su abuso di ufficio e traffico di influenze, come primo tentativo di ridisegnare un certo tipo di fattispecie criminose diverse sempre da quelle di criminalità organizzata. Poi si interviene sulla legittimazione del pm ad appellare. Ad essere interessati sono i reati a citazione diretta a giudizio (ex art. 550 cpp), quelli che, come raccontano molti avvocati, non vengono già di norma appellati. Comunque ci si continua a muovere sulla stessa scia della Cartabia, lasciando l’appellabilità ai reati più gravi.

Ma quindi è un pezzetto di riforma inutile se già non vengono appellati?

Non direi così, rappresenta una breccia per poi ampliare la forbice dei reati.

Ma qualcuno sostiene che la Corte Costituzionale sarà costretta ad intervenire nuovamente?

Non credo. Rileggendo la famosa decisione del 2006 sulla legge Pecorella, si capisce che la Corte lascia degli spazi, e questi potrebbero essere proprio quelli dei reati meno gravi.

 La Commissione Lattanzi prevedeva l’inappellabilità generalizzata.

Ma voleva controbilanciarla con la tassatività dei motivi di appello. Così non è stato e quindi non si è proseguito con la riforma, anche se poi è stata inserita la specificità dei motivi di impugnazione per la difesa. La cosa che oggi però lascia perplessi è che si è rotto l’equilibrio tra l’inappellabilità delle sentenze dibattimentali e quella delle sentenze di non luogo a procedere. Manca altresì sempre su questo tema una disciplina del rito abbreviato.

Qual è il problema sull'abbreviato?

Il pm ha raccolto materiale, ha esercitato l'azione penale. In udienza preliminare io imputato chiedo il rito abbreviato sulle carte dell'accusa, sanando anche le sue nullità. Vengo assolto ma il pm impugna. E io sono costretto a subire un appello, nonostante abbia chiesto un abbreviato secco sulle sole carte dell'accusa, con il rischio di essere condannato. Quindi nella riforma ci sono delle lacune.

Altre perplessità?

Sempre su questo tema, se nella relazione introduttiva si parla di assoluzione, l’articolato parla di proscioglimento. I due termini non combaciano perfettamente, quindi bisognerà capire meglio questo passaggio.

Sulle misure cautelari e contraddittorio preventivo cosa ha da dire?

Le situazioni in cui non è possibile una previsione di contraddittorio sono nel caso di pericolo di fuga o di inquinamento delle prove o quando, per tipologia di reati molto gravi, non è possibile rinviare la misura cautelare. In pratica, in qualche modo, si è voluto riproporre quanto previsto dal quesito referendario, poi bocciato e del cui comitato promotore Nordio era presidente, che eliminava la possibilità di procedere con la custodia cautelare per il rischio di “reiterazione del medesimo reato”. Si tratta della fattispecie più discutibile, perché si ipotizza che tu abbia commesso un reato e si ipotizza di conseguenza che tu potresti commetterlo nuovamente.

Comunque il presidente dell’Anm Santalucia ci ha detto: “Si tratta di un piccolo disegno di legge che tocca poco istituti ma le modifiche sono peggiorative”. Concorda?

Questo moltiplicarsi di interventi parcellizzati, che intervengono su particolari settori del codice di rito, ci porta a vivere quotidianamente in una situazione di affanno: regimi provvisori, varie interpretazioni giurisprudenziali, atteggiamenti nei vari Uffici. Non esistono norme buone o cattive, dipende da come le interpreti e le applichi. Il processo penale è una macchina in continua evoluzione però bisogna stare attenti a fare rattoppi in modo non organico.

Come legge lo scontro tra il Guardasigilli e l’Anm?

L’Anm viene da una stagione molto difficile. Prima dettava la linea alla classe politica e confezionava le riforme. Poi si è fortemente indebolita a causa della vicenda Palamara, anche nei rapporti con la politica, benché al Ministero della Giustizia ci siano decine di magistrati al legislativo. Però ora rappresentano la parte più prudente della magistratura, mentre quelli che avevano comandato prima ora sono nella parte minoritaria. Santalucia cerca di tenere insieme tutte le anime. Non c’è grande sintonia tra l’Anm e Nordio di cui lui non ha mai fatto parte. Si tratta di una situazione che non conviene portare avanti ad entrambi i soggetti politici.

Il professor Cassese sempre ieri in una intervista al nostro giornale ha detto: una cosa è che l’Anm si esprima “durante un’udienza parlamentare, su richiesta di una commissione parlamentare, altro è assumere un atteggiamento battagliero, fare dichiarazioni, essere presente tutti i giorni sui media”. Che ne pensa?

Io, da liberale, non sono contrario a che la magistratura  - sia associata che come singoli -  entro certi limiti come quello di non denigrare l’interlocutore esprima le sue opinioni. Dico questo forse perché quando ero al Csm io ho visto di peggio. Poi non è detto che le voci della magistratura siano omogenee, basti ascoltare quando riuniscono il loro Comitato direttivo centrale.

Si farà la separazione delle carriere?

Non credo.

Perché l’Anm l’avrà vinta?

Non penso solo per questo. Penso che il progetto di riforma verrà incardinato ma poi bisognerà vedere se reggeranno gli equilibri politici per una riforma costituzionale che prevede determinate maggioranze. 


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