L’imbarazzato silenzio dell’Anm se ad attaccare un giudice è un pm

Valentina Stella Dubbio 1 novembre 2023

Silenzio da parte dell’Anm nazionale e locale intorno alla vicenda che ha coinvolto il gip milanese Tommaso Perna, che non ha accolto la richiesta di 143 arresti da parte della procura antimafia attirando su di sé pesanti critiche da parte dei media ma anche la contromossa della procura nel suo ricorso già depositato al Riesame, in cui lo accusa, impropriamente, di fare ‘copia e incolla’ da un blog di un avvocato.

In un clima avvelenato, ad intervenire a difendere il collega solo il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia: «Il controllo del gip - ha scritto in una nota - lungi dal dover essere classificato come una patologia evidenzia il fondamentale principio dell’autonomia della valutazione giurisdizionale in un sistema organizzativo e tabellare che impone il rispetto del principio del giudice naturale e che, quindi, è indicato secondo criteri oggettivo e predeterminati e non è scelto secondo criteri preferenziali».

Per il resto, tutti trincerati in un imbarazzante mutismo. Abbiamo chiesto una dichiarazione anche al dottor Leonardo Lesti, da non molto presidente della sezione locale dell’associazione nazionale magistrati, ma ci ha risposto in pratica con un ‘no comment’. Il sostituto procuratore Lesti è un indipendente, ritenuto una persona seria dai colleghi, mai appartenuto ad una corrente anche se nella elezione che lo ha portato al vertice dell’Anm milanese si è presentato nella lista della (fu) corrente Autonomia e indipendenza, della quale faceva parte pure Alessandra Dolci, a capo della Dda del capoluogo lombardo, nonché moglie di Piercamillo Davigo, la cui tesi investigativa è stata smontata da Perna.

Le due circostanze appena descritte, come ci riferiscono alcune fonti dell'Anm, potrebbero lasciar pensare che non sia in grado di gestire questa complessa situazione. Anche da Roma tutto tace, benché la prima mossa sarebbe dovuta venire probabilmente dall’Anm locale più a conoscenza diretta dei fatti. Abbiamo interpellato anche i singoli gruppi associativi ma l’unico a parlare con noi è stato il neo eletto Segretario di AreaDg, Giovanni Zaccaro, che ha preso il posto di Eugenio Albamonte da meno di una settimana: «Innanzitutto, la circostanza che un gip ha rigettato la richiesta di misura cautelare dimostra che i giudici non sono appiattiti sui pm. Per il resto, vale per tutti il principio che si può criticare – anche aspramente - la motivazione di una decisione ma non chi la prende perché così si delegittima la giurisdizione. Non so cosa farà l’ANM Milano, non conosco il suo presidente, le sue idee e le sue intenzioni. So che il gruppo di Area è molto sensibile al tema».

Tutto questo cosa ci porta a dire? Che forse l’Anm usa due pesi e due misure in certe circostanze: quando ad attaccare un magistrato è un partito politico o il Governo scatta quasi un riflesso pavloviano di difesa del collega e della sua autonomia e indipendenza, mentre quando i dissidi sono interni si preferisce soprassedere e dei principi costituzionali, spesso sbandierati anche eccessivamente, ci si dimentica. Basti ricordare il caos Artem Uss: il ministero della Giustizia Carlo Nordio ha avviato un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d'Appello di Milano, incolpandoli di «grave e inescusabile negligenza» per avergli concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, al posto del carcere. E per questo l’Anm convocò un'assemblea a giugno.

Poi spostandoci ai giorni nostri abbiamo assistito al duro scontro tra magistratura associata e governo dopo il video pubblicato da Salvini in cui si vedeva la giudice Iolanda Apostolico, che aveva bloccato l’ingresso di otto migranti nel Cpr di Pozzallo, ad una manifestazione per liberare cinque anni fa i migranti dalla nave Diciotti. Ed anche per questo a fine novembre è convocata un’altra assemblea. Invece nessuna parola spesa per Tommaso Perna, figuriamoci una richiesta di pratica a tutela da parte del Csm: sarebbe troppo impopolare dover chiedere di tutelarlo dagli attacchi subiti internamente dalla Dda milanese che, a quanto appreso, non ha trovato sostegno nella sua iniziativa neanche dalle altre Dda coinvolte.

Comunque quanto successo contro Perna avvenne due anni fa per la strage del Mottarone: la gip Donatella Banci Bonamici, contro il parere del procuratore Olimpia Bossi, scarcerò tre indagati. Immediatamente fu fuoco amico e gogna mediatica sulla gip ma nessuno la difese. Sappiamo che i tempi di risposta dell’Anm spesso solo lunghi ma ci auguriamo di veder smentita la nostra teoria entro la settimana e di poter leggere un comunicato nel quale il ‘sindacato’ delle toghe «denuncia i tentativi di delegittimazione subiti dal Giudice per le indagini preliminari di Milano e manifesta la propria approvazione per l’autonomia e imparzialità dimostrata nell’esercizio funzioni di controllo e verifica delle richieste cautelari del P.M.; sottolinea l’esistenza di un pericoloso attacco all’autonomia della giurisdizione, portato sia dall’interno, che dall’esterno alla magistratura».

Sapete a chi appartengono paradossalmente questi virgolettati che sarebbero dovuti essere pubblicati immediatamente dall’Anm? Alla giunta dell’Unione delle Camere Penali che si è espressa sul caso, ovviamente altresì per ribadire la necessità di una riforma ordinamentale che preveda due Csm separati. Ma questo è un altro capitolo.

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