Intervista a Maria Elena Boschi

 Valentina Stella Dubbio 24 novembre 2023

Riforme portate a termine e riforme promesse ma rimandate. Ne parliamo con l'onorevole di Italia Viva Maria Elena Boschi, membro della Commissione Affari Costituzionali.


Violenza di genere: in Senato voto unanime per la legge Roccella. Forte segnale della politica. Ma si può risolvere il fenomeno sempre con norme più severe?


Era importante dare un segnale di unitarietà della politica sul contrasto alla violenza sulle donne. Mi auguro che le norme che incidono sull’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare, l’uso del braccialetto elettronico, l’accelerazione dei procedimenti cautelari, la via preferenziale nel ruolo dei magistrati possano salvare delle donne. Ma le norme penali da sole non bastano. Le pene, poi, arrivano quando ormai è troppo tardi. L’unica vera prevenzione e’ cambiare mentalità, e’ una rivoluzione culturale ed educativa che parta da un concetto essenziale: la parità sostanziale tra uomini e donne.


I progetti nelle scuole sono sicuramente importanti, così come le linee guida sulla parità di genere e contro la violenza che abbiamo introdotto fin dalla legge cd “buona scuola”, ma non possiamo scaricare tutto sugli insegnanti. Servono nuovi modelli da offrire ai più giovani e questa è una responsabilità di famiglie e di tutta la comunità che ha un ruolo di educatore. La violenza spesso trova il proprio humus iniziale nell’idea che le donne valgano meno degli uomini e siano a loro disposizione. Uomini e donne, insieme, devono combattere questa visione profondamente sbagliata.


È passato da poco in Cdm il pacchetto sicurezza. Anche in quel caso nuovi reati e aumento delle pene. È solo un modo per accontentare la base elettorale?


E’ la risposta dei populisti: non si risolvono i problemi ma si riempiono i giornali con grandi titoli sul pugno duro del Governo. Il Governo Meloni non fa altro fin dall’inizio, dal decreto rave a quello sulle ong, dal decreto Caivano sino al pacchetto sicurezza. Il governo aumenta le pene perché e’ a costo zero e senza che ci sia alcun effetto di deterrenza rispetto ai reati o funzione preventiva. Chi ha responsabilità istituzionali deve trovare soluzioni e deve indicare una strada: la nostra è sempre stata “un euro in sicurezza, un euro in cultura”, invece questo governo la cultura la azzera. E anche sull’uso del decreto ormai costantemente per cambiare le norme penali ci sarebbe molto da ridire. Ormai, l’esecutivo scrive i dl sulla base della rassegna stampa della mattina. Si moltiplicano i reati ma i veri problemi della giustizia che riguardano soprattutto i tempi dei processi e il diritto di difesa non vengono affrontati.


Oggi l'idolo della pubblica opinione è diventata la sicurezza, non stiamo parlando della sicurezza misurabile con dati, indici e stime concrete, ma di qualcosa di molto più impalpabile che prende il nome di «sicurezza percepita». L'idolo della «sicurezza percepita» alimenta un eccesso di diritto penale simbolico che affonda le sue ragioni nel populismo giudiziario e prescinde totalmente dai dati criminologici. Concorda con questa chiave di lettura?


Sicuramente i dati oggettivi non ci consegnano un incremento significativo dei reati, tuttavia, non possiamo sottovalutare la percezione che i cittadini hanno della sicurezza. Penso che sia importante che i cittadini si sentano sicuri e questo è uno dei principali compiti dello Stato. Il problema però è che le soluzioni del Governo non funzionano. Da un lato, serve un investimento vero sulla presenza delle forze dell’ordine. Per esempio, avevamo proposto di istituire un commissariato di polizia a Caivano perché ci potesse essere una presenza forte sul territorio, ma il il governo ha bocciato la proposta.


Dall’altro lato, serve investire perché le nostre città, in centro come in periferia, siano vissute a pieno dai cittadini con progetti culturali, centri sportivi, luoghi di aggregazione. Generano un senso di insicurezza anche la chiusura delle attività commerciali o il degrado. Per questo con il governo Renzi abbiamo destinato oltre 4 miliardi per progetti di riqualificazione urbana e per sostenere attività in favore delle comunità locali.Se le strade, le piazze, sono vissute dalle famiglie, anche il senso di sicurezza cambia.


Separazione delle carriere: battaglia da sempre da voi sostenuta. Eppure Nordio l'ha stoppata. Rimasta delusa?


Non so se sia stato davvero Nordio o la presidente Meloni. So che il ministro da sempre e’ convinto della necessità della separazione delle carriere, ma continuando a rinviare diventa impossibile approvarla in questa legislatura. La delusione non è solo nostra, comunque, ma dei 7 milioni di cittadini che hanno votato al referendum chiedendo la separazione delle carriere. Ormai il governo Meloni e’ il governo dei dietrofront: dicono una cosa in campagna elettorale e poi fanno l’opposto. Vale per la separazione delle carriere, per l’immigrazione, l’aumento delle tasse, le trivelle, il no all’Europa. Il governo Meloni e’ il governo dell’incoerenza.


Emendamento di Iv a favore delle vittime di errori giudiziari. Qual è la ratio dietro questa iniziativa?


E’ una iniziativa che portiamo avanti da tempo insieme ai colleghi Costa e Scalfarotto. Ogni anno ci sono moltissime vittime di errori giudiziari. Dal 1991 al 2022 ci sono stati 30.778 casi tra ingiuste detenzioni ed errori giudiziari, 547 solo nel 2022. Nessuno può restituire loro la serenità perduta o, talvolta, la salute ma lo stato deve almeno risarcire a livello economico per i danni della malagiustizia. Per questo abbiamo proposto di finanziare in modo significativo e non simbolico un fondo ad hoc. Ma in legge di bilancio abbiamo presentato anche emendamenti per incrementare il fondo per le vittime dei reati, in modo particolare i reati violenti. Così come misure per l’edilizia carceraria, viste le condizioni delle nostre case circondariali.


Ad un anno e qualcosa di Governo Meloni Nordio Mantovano in tema di giustizia che bilancio generale fa?


Purtroppo un bilancio deludente. Speravamo che sui temi della giustizia potesse esserci un cambio di passo. Le linee di intervento prospettate dal ministro Nordio ci erano sembrate convincenti. Abbiamo anche dato la nostra disponibilità a lavorare su alcuni temi che ci stanno a cuore da sempre come ad esempio la limitazione della custodia cautelare, l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione, la valutazione dei magistrati, la valorizzazione delle misure alternative al carcere. Il governo, dopo molti annunci, non ha ancora presentato le vere riforme di sistema di cui ha bisogno il Paese ma insegue i sondaggi con continui dl per innalzare le pene in base a singoli fatti di cronaca.

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