FI: riformiamo le misure di prevenzione

 Valentina Stella Dubbio 2 novembre 2023

Appena alla Camera si chiuderà il capitolo sulla nuova prescrizione, in Commissione giustizia potrebbe iniziare la discussione, su pressing di Forza Italia, della proposta di legge di iniziativa dei deputati Pittalis, Mulè, Calderone, Patriarca per modificare la normativa sulle misure di prevenzione. Come spiega al Dubbio proprio il vice presidente della Commissione, Pietro Pittalis, «accantonata la legge sull’estinzione dei reati, avremmo da dibattere su due temi molto importanti: la questione intercettazioni e quella della modifica del codice antimafia. Questa pdl venne presentata già nella scorsa legislatura dall’attuale sottosegretario di FI Matilde Siracusano, che raccolse le istanze della battaglia portata avanti dalla famiglia di Pietro Cavallotti. Da lì tutto è partito ma adesso ricevo molte lettere di altri imprenditori nella sua stessa situazione». Il problema, però, ci spiega il parlamentare è che bisogna prima vedere i provvedimenti già in calendario e mettere in conto la fase di stallo del lavoro delle commissioni data dalla sessione sulla legge di Bilancio. Ma cosa prevede la pdl? Il presupposto da cui si parte, come leggiamo nel testo, è che « la peculiarità della disciplina delle misure di prevenzione, giustificata in chiave di politica criminale, dalla necessità di strumenti straordinari per contrastare il crimine organizzato, ha compromesso in maniera significativa il sistema delle garanzie e delle tutele delle persone. Nella pratica giudiziaria sono sempre più frequenti e numerosi i casi in cui le misure di prevenzione vengono applicate nei confronti di soggetti che, per gli stessi fatti, vengono assolti in sede penale».  I punti principali di riforma sono i seguenti: prevedere come presupposto per l’applicazione della misura di prevenzione non un mero sospetto ma la sussistenza di indizi gravi precisi e concordanti, e non semplicemente generici; non estromettere l’imprenditore dall’azienda ma farlo affiancare da un esperto, così da risolvere anche i problemi della tutela dei terzi creditori e della continuità aziendale con la importantissima conservazione dei posti di lavoro e della conservazione del patrimonio oggetto della misura; introdurre per tutti i destinatari di misure di prevenzione comunque riconosciute illegittime il diritto al risarcimento del danno, perché, dice Pittalis, «se lo Stato ha sbagliato deve prendersene la responsabilità e risarcire chi viene spesso letteralmente rovinato da questa normativa. Pertanto ipotizziamo la creazione di un fondo per le vittime». Infatti, come si legge nella relazione, «togliere ad una persona tutto il patrimonio, finanche la casa familiare, significa privare il soggetto interessato ed il suo nucleo familiare di ogni mezzo di sostentamento; significa travolgere il suo passato e distruggere il suo futuro». «Proprio per questo – sottolinea però Pittalis – è nostro interesse mettere questo provvedimento in agenda». Ancora non ci sono state interlocuzioni con le altre forze di maggioranza ma assicura il vice presidente della Commissione che «vorremmo sottoporlo in via preliminare alle altre forze di maggioranza e poi aprire anche ai contributi di tutte le opposizioni». A maggior ragione che proprio il Carroccio aveva presentato una proposta di legge che si occupava della professionalità degli amministratori giudiziari. «Per questo credo sia utile – ribadisce l’onorevole – un confronto con gli altri partiti di maggioranza, per trovare una convergenza in un unico provvedimento di tutte le esigenze, come abbiamo fatto fino ad ora a partire dall’ergastolo ostativo». Poi certo c’è una incognita e non da poco. Entro il 13 novembre il nostro Governo dovrà fornire delle risposte alla Cedu proprio in materia di misure di prevenzione, in seguito ad un ricorso, ritenuto ricevibile, proposto dalla prima generazione della famiglia Cavallotti. In particolare Vincenzo, Salvatore e Gaetano furono assolti dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nel 2010 dalla Corte di Appello di Palermo ma, nonostante questo, nell'ambito del procedimento per l'applicazione delle misure di prevenzione, la Corte di Cassazione ha ritenuta definitiva il 2 febbraio 2016 la confisca dei loro beni tra cui diverse società, di loro proprietà o di loro familiari. La Cedu, tra l’altro, chiede al nostro Paese: «Nel caso di una assoluzione in un processo penale, la confisca dei beni viola la presunzione di innocenza?». Sarebbe paradossale una risposta del Governo che difende l’assetto attuale della norma e una discussione parlamentare che si muove in chiave più garantista. Comunque Pittalis ci tiene a dirci che «questa nostra iniziativa non rappresenta affatto un indebolimento degli strumenti di lotta alla criminalità organizzata ma vuole essere una forma di tutela delle vittime di una legislazione che costituisce una scorciatoia attraverso la quale si perseguono, con elusione dei principi garantistici propri della materia penale, intenti punitivi e afflittivi». 


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