Md: dibattito sul premierato

 Valentina Stella Dubbio online 11 novembre 2023

“Riscrivere gli equilibri tra poteri? Premierato e nuovo assetto del giudiziario: i disegni di legge costituzionale presentati in Parlamento” è il titolo del dibattito a più voci – Alfonso Celotto, Rinaldo Romanelli, Nello Rossi, Gaetano Azzariti – che si è svolto stamattina nel secondo giorno del Congresso di Magistratura democratica in corso a Napoli. La tavola rotonda è stata moderata dalla giornalista Donatella Stasio che ha chiesto una riflessione ai relatori su tre questioni in particolare: le ricadute del premierato sugli altri organi di garanzia, come il Csm e la Corte Costituzionale; la separazione delle carriere; il rapporto tra poteri ad un anno di Governo Meloni.

Per il costituzionalista Alfonso Celotto, che è stato per cinque mesi capo di gabinetto della Ministra Casellati,  la riforma annunciata in questi giorni dall’Esecutivo “non è un attentato alla Costituzione”. Di diversa opinione il suo collega Gaetano Azzariti: “in questo momento il soggetto sacrificato è il Parlamento, servente al Governo, dai decreti legge al fatto che l’Esecutivo detta l’andatura in Parlamento? E noi vogliamo peggiorare la situazione? Negli Usa quel tipo di sistema regge perché c’è il forte contrappeso del Governo”. Anche l’ex magistrato e direttore di Questione Giustizia Nello Rossi ha replicato a Celotto: “rispetto al fatto che non sia un attentato alla Costituzione, ritengo che sia più di una semplice risposta alla instabilità dei Governi. Qui ed ora vedo una voglia di democrazia plebiscitaria. La Meloni è già in campagna elettorale anche se mancano due anni al referendum. Manca invece la volontà di vedere i problemi irrisolti della democrazia italiana, a partire dal fatto che i cittadini non possono scegliere i loro rappresentanti in Parlamento. Esiste un difetto di rappresentanza che nessuno pone”. Per Rossi “ci saranno ricadute anche sulla Consulta e sul Csm in una situazione già particolare dove il pluralismo della componente laica è quasi inesistente”.

Sul tema della separazione delle carriere il Segretario delle Camere Penali, Rinaldo Romanelli, ha subito replicato al Segretario di Md che aveva parlato nella sua relazione di ‘truffa delle etichette’ (“L’iniziativa è nota come relativa alla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, ma si tratta di una truffa delle etichette, giacché l’esito dei proponenti è quello di sconvolgere l’equilibrio tra i poteri dello Stato, riducendo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura tutta”): “non potevano mettere nel titolo l’elenco di tutte le modifiche ma è chiaro che c’è la volontà di cambiare l’assetto, a partire da due Csm separati, uno per i giudici, l’altro per i pubblici ministeri”. Ha poi precisato: “non vogliamo ostacolare la circolazione delle professionalità ma saremmo degli sciocchi a chiedere quello che già esiste, ossia l’inesistenza del passaggio tra le funzioni”. Per l’esponente dell’Ucpi “quello che noi vogliamo è l’autonomia interna del giudice ma allo stesso tempo ci opporremo fermamente a chi vorrà porre il pubblico ministero sotto il controllo dell’Esecutivo”. Gli ha replicato Nello Rossi: “alla Camera ci sono tre pdl che sono la copia della proposta di legge di iniziativa popolare dell’Ucpi. Si tratta di un fatto inquietante. Mi chiedo cosa sarebbe accaduto se in Parlamento ci fossero state altrettante pdl proposte dell’Anm. Quando gli avvocati sentiranno in aula ‘ Lo Stato contro X’ si renderanno conto dell’errore che hanno commesso nel modificare l’assetto del pubblico ministero”. Mentre Azzariti si chiesto: “siamo sicuri che con questa riforma non si favorirà la corporativizzazione dei magistrati?” Invece per Celotto sono altre le priorità “coma la velocizzazione del processo”.

Sull’ultima questione ha esordito la preoccupazione di Nello Rossi: “insieme ad una stampa di destra che scredita chi non ha posizioni gradite al Governo assistiamo ad un atteggiamento di intolleranza verso i giudici sgraditi sia rispetto alla interpretazione della legge che alla loro partecipazione alla vita collettiva”. A suo parere “l’aspetto più grave è l’aver intrapreso l’iniziativa disciplinare verso i giudici del caso Uss. Cosa possono fare i magistrati? Andare, o meglio tornare, nella società e spiegare con il linguaggio della ragionevolezza quello che fanno”. 

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