Si tratta sulla prescrizione

 di Angela Stella Il Riformista 8 luglio 2021

È slittata ieri la cabina di regia a Palazzo Chigi con il premier Draghi, la Ministra Cartabia e i capi delegazione per discutere della riforma del processo penale che dovrebbe arrivare oggi direttamente blindata in Consiglio dei Ministri. La giornata è stata dedicata ancora a trovare una sintesi politica.  Nel pomeriggio di ieri, tra l'altro, la Ministra della Giustizia Marta Cartabia è stata impegnata in una riunione, già fissata alle 15:30, con le organizzazioni sindacali dell'amministrazione penitenziaria dopo l'inchiesta su quanto avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. La domanda alla quale tutti attendono una risposta è: il Movimento Cinque Stelle è pronto a digerire la riforma della prescrizione? La soluzione a cui si sarebbe giunti sarebbe la proposta B della Commissione Lattanzi: la prescrizione del reato si blocca dopo il primo grado, come voluto da Bonafede, ma poi dall’appello sopraggiunge l'improcedibilità dell'azione penale. Due anni di tempo per il processo di secondo grado, uno per quello in Cassazione. Se anche solo uno di questi termini di fase viene sforato, il processo muore sia per l'assolto che per il condannato. Per l'onorevole di Leu, Federico Conte, padre del lodo Conte bis, «bene il meccanismo dell'improcedibilità in appello che riprende una mia proposta di legge del 2019 che ho riversato negli emendamenti di Leu, i quali come quelli del Pd vanno in questa direzione; si valuti però di prevedere una formula di maggiore gradualità per il caso della sentenza di condanna». Soddisfatto anche l'onorevole di Azione Enrico Costa: «Gli emendamenti del Governo alla riforma del processo, ne siamo certi, andranno nella direzione da noi auspicata del rispetto dei principi costituzionali, della presunzione di innocenza, del diritto alla difesa, della ragionevole durata del processo e della certezza della pena». Costa conclude: «andrà finalmente in soffitta la riforma della prescrizione targata Bonafede, approvata dal governo gialloverde, e fatta propria dal governo giallorosso, sulla quale hanno lasciato le proprie impronte digitali i M5S, la Lega (con la "Spazzacorrotti") e il Partito Democratico che non ha accettato di sospenderne l'applicazione». Ma ci sono altri nodi da sciogliere: sicuramente quello dell'appello che aveva messo in allarme sia la magistratura requirente che l'avvocatura, considerato che nella proposta originale della Commissione Lattanzi si voleva impedire al pubblico ministero di appellare le sentenze di assoluzione e si voleva trasformare il secondo grado in un giudizio a critica vincolata, svuotandolo della valutazione di merito. Adesso sembrerebbe invece che il pm potrà continuare a presentare appello, anche se con dei paletti, e altrettanto potrà fare il difensore per conto del suo assistito. Una scelta saggia per evitare il fuoco incrociato di magistratura e avvocatura.  Un'altra questione che aveva sollevato il dibattito era stata quella del temperamento dell'obbligatorietà dell'azione penale. Inizialmente era previsto che fosse il Parlamento a determinare periodicamente, anche sulla base di una relazione presentata dal Consiglio Superiore della Magistratura, i criteri generali dell’esercizio dell’azione penale. Adesso si va verso un Parlamento  che darà solo un’indicazione di massima, dei criteri generali molto generici, ma poi saranno le procure a fissare le vere priorità dell'esercizio dell’azione penale, dipendentemente delle esigenze del singolo territorio.  


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