I video? In quel carcere è accaduto di peggio

 di Angela Stella Il Riformista 6 luglio 2021

«Le condizioni delle carceri stanno suscitando in me grande apprensione. Sto seguendo personalmente l'evoluzione delle vicende che sono emerse negli ultimi giorni: vicende che debbono avere approfondimenti e per questo ho convocato a giorni delle riunioni»: così ieri la Ministra della Giustizia Marta Cartabia che domani incontrerà i sindacati della polizia penitenziaria e  otto giorni dopo i provveditori degli istituti.  «Uno scambio di informazioni per capire come sia stato possibile che succedessero fatti così gravi e di grande turbamento per tutti. Desidero rinnovare la mia vicinanza a tutto il personale delle carceri italiane. Il loro lavoro - ha concluso la Guardasigilli- è tanto prezioso quanto difficile, quanto sottovalutato. Molto spesso non guardiamo oltre le mura del carcere, ma dentro ci sono persone che svolgono un servizio essenziale per tutta la società e devono andare fieri sempre e portare con fierezza la divisa. Per questo la condanna deve essere ferma». Sulle violenze è intervenuta anche il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese: «Le immagini sul carcere di Santa Maria Capua Vetere non avrei mai voluto vederle».  Ma com'è ora la situazione nel carcere sammaritano? Circa 30 detenuti del Reparto Nilo sono stati trasferiti in altre carceri campane come Carinola (Caserta) e Ariano Irpino (Avellino) e in istituti di altre regioni, come quelli di Modena, Civitavecchia, Perugia. I trasferimenti sono stati disposti su richiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere d'intesa con il Dap per ragioni di giustizia, come si usa dire; si tratta di detenuti vittime delle violenze ma non tutti hanno però denunciato.  «Per un anno denuncianti e denunciati sono stati faccia a faccia - ha giustamente sottolineato la garante dei diritti dei detenuti di Caserta Emanuela Belcuore - e ora si prende questa decisione nel momento in cui gli agenti coinvolti nei pestaggi stanno quasi tutti al carcere, ai domiciliari o sono stati sospesi. Ora non ha più senso, anzi avrebbe avuto senso spostare gli agenti. Ho capito che questa cosa è stata fatta per tutelare i detenuti, ma è un danno oggettivo per i loro familiari, che non possono più incontrare i propri congiunti in carcere e devono sobbarcarsi spese enormi e lunghi viaggi». Il clima comunque nel carcere sammaritano sembra essere «un po' più sereno -  prosegue la Belcuore - . Sono arrivati degli agenti di polizia penitenziaria più giovani e i detenuti sembrano essere tranquilli». Ma i garanti territoriali e regionali della Campania, durante una conferenza stampa di ieri, hanno chiesto che si intervenga sulla situazione delle carceri, ad esempio anche percorrendo la strada dell'indulto e dell'amnistia, come ha spiegato il garante cittadino di Napoli Pietro Ioia: «Non sono una resa ma una soluzione. C'è sovraffollamento nelle carceri e, certo, ora c'è anche paura». Il garante regionale Samuele Ciambriello ha aggiunto: «Quello che abbiamo visto nei video e nelle foto che stanno girando è solo una parte delle violenze, le immagini più raccapriccianti sono nei video che ha solo la Procura».  Ieri è giunto anche il commento del Conams - Coordinamento nazionale dei Magistrati di sorveglianza - che esprime «un giudizio di incondizionata e severa riprovazione che non confligge con il rispetto della presunzione di non colpevolezza» e afferma la «necessità improrogabile di una riforma organica del sistema penale e penitenziario lungo le direttrici di un nuovo catalogo di pene alternative».  Il segretario Marcello Bortolato, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Firenze, aggiunge al Riformista: « È necessario uno sviluppo delle misure alternative ed una loro riqualificazione: intervenendo sugli strumenti del trattamento -  lavoro, studio, rapporti con la famiglia e carcere ‘aperto’, tutto ciò che renda la pena “utile” al reinserimento sociale -  si contrasterebbero anche le derive violente, frutto di una cultura della pena dura a morire. Vi è ancora purtroppo una risposta al reato esclusivamente carcero-centrica: in Italia ogni tre condannati, uno è in misura alternativa, due sono in carcere. In Francia il rapporto è rovesciato». Intanto nuovi particolari emergono dall'ordinanza di custodia cautelare;  con tutta probabilità la violenza nel carcere casertano non fu «un mero incidente di percorso», ma «una costante nel rapporto tra gli indagati e i detenuti». A sottolinearlo è il gip Sergio Enea, che  spiega che i provvedimenti cautelari erano necessari in quanto sussistenti «il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove». Il rapporto tra agenti e carcerati, fatto di violenza, è «inaccettabile» in uno Stato di Diritto, evidenzia Enea, rimasto particolarmente colpito dalla «assoluta naturalezza e mancanza di ogni forma di titubanza con cui gli indagati hanno sistematicamente malmenato le vittime».  

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