Il Dap non ha saputo indagare al suo interno

 di Angela Stella Il Riformista 22 luglio 2021

«L’amministrazione penitenziaria deve essere capace di indagare al suo interno. Deve capire ed essere essa stessa in grado di portare alla luce eventuali violazioni. I fatti di Santa Maria Capua Vetere, emersi solo a seguito degli atti dell’autorità giudiziaria denotano che questa capacità di indagine interna è mancata almeno in questa occasione»: è questo uno dei passaggi più importanti del discorso della Ministra della Giustizia Marta Cartabia tenuto ieri prima alla Camera e poi in Senato per riferire su quanto accaduto nel carcere sammaritano il 6 aprile 2020. Si tratta di un punto cruciale su cui abbiamo puntato l'attenzione in questi ultimi mesi, quando ci siamo chiesti come sia stato possibile che l'Amministrazione Penitenziaria targata Bonafede non abbia messo in campo alcuna azione per capire cosa fosse successo, a prescindere dal lavoro dell'autorità giudiziaria. Indagare al proprio interno per la Guardasigilli significa «individuare le cause profonde di quello che evidentemente non ha funzionato. Perché se sono successi fatti come quelli di cui oggi (ieri, ndr) parliamo in quest'aula è perché tante, troppe cose non hanno funzionato. E questa è una sconfitta di tutti noi, per riprendere le parole del presidente Draghi. Al di là delle specifiche responsabilità penali, che sono sempre personali e che non possono e non devono mai ricadere su altri».  Per questo ha annunciato che «è stata costituita una commissione ispettiva interna. Chi è in un carcere è nelle mani dello Stato. E dai rappresentanti di quello Stato deve sapere di poter essere trattato nel rispetto di tutte le garanzie. La Commissione ispettiva visiterà tutti gli istituti penitenziari interessati dalle manifestazioni di protesta o da denunce o segnalazioni inerenti ai gravi eventi occorsi nel marzo del 2020. Il suo mandato consiste nell'approfondire la dinamica dei fatti, al fine di accertare la legittimità e la correttezza di ogni iniziativa adottata». Dunque una accelerazione nel percorso di verità, di fuoriuscita dal cono d'ombra e di colpevole indifferenza in cui era finite le carceri italiane, allo scopo di «intervenire con azioni di lungo periodo, perché non accada mai più» quanto successo a Santa Maria Capua Vetere dove, ci ha tenuto a sottolineare la Ministra, «non c'è acqua corrente, ma dei pozzi da cui viene prelevata e distribuita con delle taniche». Ma la Cartabia si è spinta oltre: «le responsabilità “politiche” dell’accaduto risiedono anche nella disattenzione con cui per anni si è lasciato che peggiorassero le condizioni di chi si trova in carcere e di chi in carcere ogni giorno lavora». La Ministra ha anche gettato le basi per la riforma del carcere, quando riuscirà a liberarsi del problema prescrizione: non ha parlato di misure alternative come ha fatto nella visita a Santa Maria Capua Vetere ma ha delineato  «una strategia che operi su più livelli ed in particolare agendo sulle strutture materiali, sul personale e sulla sua formazione», partendo dal presupposto che «il Governo ha visto i problemi del carcere e non vuole dimenticare».  Diverse le repliche all'informativa, prima tra tutte quelle dell'onorevole di +Europa Riccardo Magi, che circa un anno fa presentò la famosa interrogazione su quei fatti e a cui l'allora sottosegretario alla Giustizia Ferraresi rispose dicendo che si trattava di un 'ripristino della legalità': «mi chiedo - ha detto Magi - : esistevano nel governo e nell'amministrazione la capacità e la volontà di fare chiarezza? Oggi è chiaro di no. Non serviva un giudice per chiarire da chi, perché e con quale modalità fosse stata disposta quella 'perquisizione straordinaria'. Dalla ministra Cartabia abbiamo ascoltato parole chiare e inequivocabili ». Per il leader di Italia Viva Matteo Renzi se «i responsabili penali sono quelli che fisicamente hanno usato violenza nei confronti dei detenuti», «i responsabili politici della mattanza sono tre persone: il capo del Dap, giudice Basentini, evidentemente inadatto al ruolo; il ministro Bonafede, che ha nominato Basentini; il presidente Conte, che in Aula, rispondendo a me, disse di assumersi la responsabilità politica di ciò che stava facendo Bonafede». L'onorevoli grillino Vittorio Ferraresi ha invece difeso l'allora ministro della giustizia Alfonso Bonafede: «Respingiamo al mittente le falsità uscite solo per motivi politici», in quanto «il ministro Bonafede si mosse subito dopo le violenze», fermandosi dinanzi al segreto istruttorio. Plauso alla Cartabia dal Pd e da Forza Italia. Intanto l'associazione Antigone ha fatto sapere che «anche per gli episodi avvenuti nel carcere di Torino, a conclusione delle indagini, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per 25 tra agenti e operatori. Tra i vari reati contestati c'è anche quello di tortura».

 

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