Ddl penale domani in Cdm

 di Valentina Stella Il Dubbio 7 luglio 2021

Si sblocca l'impasse sulla riforma del processo penale: oggi cabina di regia del Governo tra il premier Mario Draghi, la Ministra Cartabia e i capi delegazione delle forze di maggioranza sulla riforma della giustizia, giovedì gli emendamenti alla riforma del processo penale dovrebbero approdare in Consiglio dei ministri.  Dietro lo sblocco dello stallo, probabilmente anche una timida schiarita all'interno del Movimento Cinque Stelle che restituisce ai pentastellati una minima serenità per sedersi al tavolo di discussione. Dunque un doppio sigillo politico governativo alla riforma che rappresenta un obiettivo primario per la Guardasigilli la quale proprio due giorni fa a Catania aveva ammonito: «Per la democrazia non si può fare a meno di garantire i diritti dei cittadini, ma anche la vita economica» e per fare questo «bisogna anche intervenire sui tempi della giustizia» perché «una giustizia lenta e in affanno, incapace di risposte veloci, rappresenta un fardello per il rilancio anche economico del nostro Paese». La responsabile della Giustizia in queste settimane ha incontrato le forze di maggioranza per arrivare a una sintesi tra le varie posizioni dei partiti che sostengono l’esecutivo. Il metodo, come sempre, è quello del dialogo ma il nodo della prescrizione resta sul tavolo, con il Movimento 5 stelle che, seppur ferito, continua a combattere per difendere il testo Bonafede.  Intanto ieri, dopo settimane dalla sua presentazione, il testo base sul fine vita e l'eutanasia è stato approvato dalle commissioni  Giustizia e Affari Sociali della Camera. Il testo fa proprie le indicazioni della Consulta fornite nella sentenza del 2019. Contrari FdI, Lega e FI. Per Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretario e Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, impegnati proprio con il referendum per introdurre l'eutanasia attiva in Italia, «il Parlamento italiano finalmente batte un colpo sul tema dell'aiuto alla morte volontaria. È il primo segnale di vita a quasi tre anni dal primo richiamo della Corte costituzionale, ribadito poi un anno dopo in occasione della sentenza "Cappato-Dj Fabo"»Sempre a proposito di riforme, slitta di una settimana in commissione Giustizia del Senato l'esame di quella del processo civile, su cui l'avvocatura ha espresso diverse perplessità.  La Commissione ha infatti deciso ieri di riaprire il termine per presentare i subemendamenti agli emendamenti del governo, fissandolo a giovedì prossimo alle 12. L'esame del complesso di emendamenti e subemendamenti slitterà quindi a martedì della prossima settimana, 13 luglio. Su questa riforma si è espresso ieri anche il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso del suo intervento all'assemblea annuale dell'Abi: « la gestione dei crediti deteriorati, inclusa la scelta se cederli sul mercato o mantenerli in bilancio, sarà anche influenzata dalle riforme programmate sul fronte della giustizia civile». Continua a tenere banco anche  il tema dei referendum sulla giustizia promossi da Lega e Partito Radicale. Dopo i vari anatemi dell'ex pm di Mani Pulite, Piercamillo Davigo, sul Fatto Quotidiano, ieri è arrivata la bocciatura anche da parte di Alfonso Sabella, giudice del Tribunale del Riesame di Napoli, che a Radio Cusano ha partecipato la sua «perplessità» sul merito dei referendum con i quali addirittura «si rischia di fare danni anziché risolvere i problemi». In particolare Sabella si è soffermato sul quesito a favore del diritto di voto sulle valutazioni professionali dei magistrati per i non togati nei Consigli giudiziari: « sull’equa valutazione dei magistrati - ha spiegato - sono d’accordo sul fatto che il sistema vada cambiato, perché attualmente non c’è una valutazione equa dei magistrati che vengono valutati sempre positivamente, quando invece non sempre sono tutti belli e bravi. Nel referendum però si propone di dare diritto di voto ai professori universitari e agli avvocati; dovremmo impedire l’effetto opposto cioè che l’avvocato voti contro il magistrato che gli è andato contro». Ma alla fine Sabella ammette: « Noi magistrati ce lo siamo cercati questo referendum, perché abbiamo gestito malissimo il potere». Intanto però si registra l'adesione di Guido Crosetto che si affranca da Giorgia Meloni e si schiera con Matteo Salvini, appoggiando tutti e sei i quesiti, invece che solo 4 come deciso dalla leader di Fd'I. La posizione del cofondatore di Fd'I, pur essendo differente rispetto a quella ufficiale del partito, non sarebbe  isolata: altri dirigenti condividerebbero tutto il pacchetto ma farebbero fatica a uscire allo scoperto. Chissà se questo sì al referendum da parte di Crosetto, che qualche giorno fa aveva dato vita insieme a deputati bipartisan - Giachetti (IV), Bartolozzi (FI), Pittella (Pd) -  al sito presuntoinnocente.com, non spinga lo stesso deputato di Azione Enrico Costa, promotore dell'iniziativa, a sostenere le sei proposte referendarie. 

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