Eutanasia: diritto o battaglia ideologica?

 di Valentina Stella ll Dubbio 5 luglio 2021

Non solo i referendum sulla giustizia promossi dal Partito Radicale e della Lega: questa estate gli italiani saranno chiamati a sottoscrivere anche un quesito sull'eutanasia, promosso dall'Associazione Luca Coscioni. «Il referendum  - scrivono i promotori - vuole abrogare parzialmente la norma penale che impedisce l’introduzione dell’eutanasia legale in Italia. L’omicidio del consenziente  non è altro che un reato speciale inserito nell’ordinamento per punire l’eutanasia. Con questo intervento referendario l’eutanasia attiva sarà consentita nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico, e in presenza dei requisiti introdotti dalla Sentenza della Consulta sul “Caso Cappato”, ma rimarrà punita se il fatto è commesso contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di diciotto anni». L’eutanasia attiva è vietata dal nostro ordinamento sia nella versione diretta, in cui è il medico a somministrare il farmaco eutanasico alla persona che ne faccia richiesta, sia nella versione indiretta, in cui il soggetto agente prepara il farmaco eutanasico che viene assunto in modo autonomo dalla persona, fatte salve le scriminanti procedurali introdotte dalla Consulta con la Sentenza Cappato. Forme di eutanasia  passiva, ovvero praticata astenendosi dall’intervenire per tenere in vita il paziente in preda alle sofferenze, sono già considerate lecite soprattutto quando l’interruzione delle cure ha come scopo di evitare il c.d. “accanimento teraputico”. Per Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Coscioni, «dopo aver contribuito all’entrata di vigore della legge sul “testamento biologico” e aver conquistato nei Tribunali precedenti cruciali per chi vive con terribili sofferenze, abbiamo deciso di promuovere un referendum per arrivare a legalizzare l’eutanasia. Si tratta di una parziale abrogazione dell’articolo 579 del codice penale che andrebbe a depenalizzare l’ “omicidio del consenziente”, l’unica fattispecie che nel nostro ordinamento assume un ruolo centrale nell’ambito delle scelte di fine vita, dal momento che non esiste una disciplina penale che proibisca in maniera espressa l’eutanasia. In assenza della menzione stessa del termine “eutanasia” nelle leggi italiane, la realizzazione di ciò che comunemente si intende per eutanasia attiva (sul modello olandese o belga) è impedito  dal nostro ordinamento. In caso di approvazione, passeremmo dal modello della “indisponibilità della vita”, previsto dal codice Rocco del 1930, a quello della “disponibilità della vita” e dell’autodeterminazione individuale previsti dalla Costituzione. Una modifica che andrebbe incontro anche a tutte quelle persone che vivono sofferenze insopportabili ma non sono dipendenti da trattamenti di sostegno vitale.  È arrivato il momento che siano i cittadini a decidere su un tema che la politica continua a rifiutarsi di affrontare. Sono passati quasi otto anni da quando è stata depositata la proposta di legge d’iniziativa popolare per l’eutanasia legale, il Parlamento non l’ha mai discussa nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte Costituzionale. Per questo abbiamo iniziato a raccogliere le 500.000 firme (da oggi possono autenticare anche gli avvocati) da depositare in Cassazione entro il 30 settembre. Se non si interviene ora con il referendum il problema rimarrà ignorato per molti anni. Per rispetto alle troppe persone costrette a subire condizioni di sofferenza insopportabile imposta dallo Stato italiano dobbiamo farlo adesso». Di parere opposto la Senatrice dell'Udc Paola Binetti «veniamo dall'esperienza difficile del Covid, durante la quale abbiamo visto tante persone morire da sole negli ospedali e nelle Rsa, con l'unico desiderio, grande e profondo, di voler vivere e di volerlo fare accanto alle persone a cui si vuole bene. Io non ho sentito alcuna notizia di qualcuno che in questo periodo abbia chiesto di morire. A me sembra che questa insistenza assoluta per la legalizzazione dell'eutanasia voluta da alcuni rappresenti una scelta ideologica per cui i bisogni veri delle persone sono lasciati in un angolo. La gente vuole vivere. Noi stiamo cercando di fare degli investimenti, anche con il PNRR, per migliorare la qualità della vita delle persone, per portare le cure a casa dei pazienti. Per chi si trova in gravi condizioni, noi come Governo, Parlamento, come Paese dobbiamo moltiplicare gli aiuti e le risorse di cui hanno bisogno».  Tuttavia nel caso di DJ Fabo, il ragazzo aveva intorno a sé tutto l'amore possibile e la migliore assistenza. Eppure non è bastato: « Se non ci fosse stata questa volontà ideologica  di insistere sulla possibilità di ricorrere all'eutanasia in Svizzera, forse  Dj Fabo sarebbe ancora vivo. Non possiamo dimenticare che questo caso è diventato la bandiera elettorale di Marco Cappato, diventato paladino della eutanasia, messaggio attraverso cui può richiamare su di sé i riflettori. Capisco che quando questi riflettori si girano da un'altra parte,  si sollevi nuovamente il problema per spostare l'attenzione sulla volontà di morte, come forma di presunta libertà radicale. Io mi sarei augurata un impegno ben diverso per venire incontro alle persone con gravi e gravissime difficoltà, per aiutarle a trovare un senso alla propria vita, nonostante le tante oggettive difficoltà. Pensate alla bellezza e alla grandezza delle prossime paralimpiadi di Tokyo, grazie alle quali tante persone con disabilità riescono a dare un senso alla loro vita. Il tema vero è: come possiamo aiutare queste persone a dare un senso alla loro vita? Come non farle sentire un peso, condizione che potrebbe spingerle a chiedere di morire?».  

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