Estratto relazione Guglielmi

 di Valentina Stella Il Dubbio 8 luglio 2021

Domani a Firenze a Palazzo dei Congressi, prende il via la tre giorni del XXIII Congresso Nazionale di Magistratura democratica, dal titolo "Magistrati e polis:  questione democratica, questione morale". I lavori si apriranno con una lectio magistralis  - La costruzione della democrazia e il ruolo dei giudici - del professore  Luigi Ferrajoli e si concluderanno domenica con l'elezione dei nuovi organi: la Segretaria Maria Rosaria Guglielmi e il Presidente Riccardo De Vito, essendo al secondo mandato, per statuto non potranno essere rieletti. L'assise sarà un momento di confronto importante che arriva a due anni dall'ultimo congresso del marzo 2019. Da allora sono successe molte cose: dalla pandemia alla crisi economica, dallo scandalo Palamara a quello del presunto corvo del Csm, passando per il duro scontro proprio tra Md e AreaDG a causa di opposti punti di vista sull'analisi e i rimedi alla grave crisi che sta attraversando la magistratura. «Dopo l'iniziale rivolta, e la richiesta di una forte reazione allo scandalo appena esploso - scrive la Segretaria  Guglielmi nella sua relazione a proposito della gestione correntizia delle nomine - venuta dalle assemblee autoconvocate, la magistratura appare immobile, percorsa da divisioni e contrapposizioni al suo interno, incapace di dare segnali riconoscibili di una svolta unitaria verso il necessario cambiamento. Fra tentativi di letture consolatorie, distinguo di breve respiro, e spinte antisistema, nel dibattito interno è mancata un’analisi condivisa e un'assunzione di responsabilità collettiva rispetto alla necessità di affrontare i tanti nodi venuti al pettine». E ha poi concluso sul tema: « Nel nostro dibattito e nella sua rappresentazione esterna, abbiamo visto prendere sempre più corpo un modello di magistratura fatta di singoli, indipendenti perché estranei alle esperienze collettive: una nuova dimensione di individualismo difensivo, e di protagonismo di quanti si propongono come la parte sana di un corpo malato, in grado di riscattarne l’immagine perché, da sempre, soli, estranei ad ogni esperienza di aggregazione e alle inevitabili contaminazioni che da queste derivano. La magistratura di questa stagione di crisi sembra aver smarrito la sua identità di soggetto collettivo». Al centro della riflessione della Guglielmi ci sono anche le riforme messe in campo dalla Ministra Cartabia: «alcuni interventi oggetto delle proposte potrebbero rappresentare un vero e proprio cambio di paradigma. Mi riferisco in particolare alle proposte della commissione Lattanzi sulla giustizia riparativa, sull’archiviazione meritata che coniuga effetti deflattivi con quelli riparativi, sull’estensione della non punibilità per fatti di lieve entità e dell’ambito della sospensione per la messa alla prova. Si intravede una netta inversione di tendenza rispetto alle continue torsioni e deformazioni che hanno prodotto una dilatazione irrazionale dello strumento repressivo, un uso demagogico del diritto penale e un allontanamento dai principi e dai valori alla base dell’architettura del diritto penale liberale». Per quanto concerne la riforma civile, non mancano critiche: «Il condizionamento del Recovery Plan non sembra aver consentito analisi approfondite e previsioni d’impatto delle modifiche proposte, basate su un ampio complesso di dati giudiziari, sia per quanto riguarda il processo di cognizione che per quello di esecuzione. Questo tuttavia dovrà avvenire nell’immediato seguito: e bene faranno i decisori politici a istituire canali di ascolto con la cultura giuridica, che si esprime nell’accademia e nell’avvocatura, e nella magistratura associata». In merito ai progetti di riforma della commissione Luciani, Guglielmi aggiunge: «da magistrati che difendono ad ogni costo la libertà di associarsi, il pluralismo e tutte le aggregazioni ideali e culturali in cui si esprime, siamo aperti a tutti i sistemi elettorali del CSM e dei Consigli giudiziari che promuovono il pluralismo, le candidature di valori e non di appartenenza, capaci di aggregare trasversalmente consensi, anche in piccoli uffici, e quindi a meccanismi elettorali che si prestano a questi obiettivi (dal panachage ad una applicazione del voto singolo trasferibile che favorisca risultati di rappresentanza proporzionale)». A proposito di Consigli giudiziari, la Segretaria di Md si oppone al diritto di voto per gli avvocati nel momento delle valutazioni professionali dei magistrati: «impedire che l’avvocato rediga il parere per la progressione del suo giudice, non è un atto di diffidenza per l’avvocatura ma una garanzia per l’esercizio della giurisdizione al riparo da ogni rischio, anche inconsapevole, di un possibile condizionamento, dovuto a ostilità o compiacenza». La contrarietà è espressa nei capitoli della relazione dedicati ai referendum promossi dalla Lega e dal Partito Radicale, il cui giudizio della Guglielmi è di assoluta stroncatura: «Si fa fatica ad individuare in queste proposte quella comune matrice che i promotori le hanno voluto imprimere con lo slogan per una “Giustiziagiusta”. [...]Tutta in salita la strada per chi vorrà partecipare al confronto per portare le ragioni della sua contrarierà a questa iniziativa o anche solo per segnalarne le incongruenze e i rischi. Una strada chiusa per la magistratura, che questa iniziativa vuole in realtà mettere nell’angolo e, a quanto pare, anche ridotta al silenzio».

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